Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi VI.djvu sonetti letteratura Er ciurlo Intestazione 21 ottobre 2024 75% Da definire

Er zanto re Ddàvide Nun mormorà
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

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ER CIURLO.[1]

     Sbòzza[2] pissciona, che cco’ cquer scuffiotto
Me pari un mostacciolo de Subbiaco,[3]
Cosa te vai sciarlanno co’ Cciriàco
Ch’io stammatina sò ccotto[1] e stracotto?[1]

     Pe’ un po’ de bbrillo[1] e ttrillo[1] e dd’allegrotto[1]
Te la potrìa passà, mma nno ubbriaco.
Senti l’erre:[4] io de té mme ne stracaco,
E strafrego, e strabbuggero, e strafótto.

     Vòi ’n’antra prova tu cche nnun è vvero
Ch’io sii sporpato?[1] io sciò la provatura[5]
D’un bon cavicchio da slargatte er zero.[6]

     No, nno, cciumàca,[7] nun avé ppavura:
Pe’ tté ppuro un’armata è un monistero.
La tu’ schifenzarìa te fa ssicura.

Roma, 11 gennaio 1833.

Note

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 1,6 Tutti sinonimi di ubbriaco, ne’ vari gradi dell’ebrietà. Veggasi da questa abbondanza quanto debba essere in onore il vocabolo principale.
  2. Donna piccola e sconcia.
  3. Terra del distretto di Roma, all’est di Tivoli, sul confine di quel di Napoli, nota pel famoso speco di S. Benedetto. I mostaccioli che vi si fanno, assai graditi in Roma, sono di forma romboidale e intonacati di uno smalto bianco di zucchero, tagliato a zone parallele di foglia d’oro.
  4. Una delle prove dell’ebrietà è il non poter pronunciar netta la lettera r.
  5. Formaggio tenero di latte vaccino o bufalino. In Roma dicesi talvolta per via di scherzo in vece di prova.
  6. Son gagliardo fino a poterti, ecc.
  7. Bella mia, mia cara, ecc.