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206 | Sonetti del 1833 |
ER CIURLO.1
Sbòzza2 pissciona, che cco’ cquer scuffiotto
Me pari un mostacciolo de Subbiaco,3
Cosa te vai sciarlanno co’ Cciriàco
Ch’io stammatina sò ccotto1 e stracotto?1
Pe’ un po’ de bbrillo1 e ttrillo1 e dd’allegrotto1
Te la potrìa passà, mma nno ubbriaco.
Senti l’erre:4 io de té mme ne stracaco,
E strafrego, e strabbuggero, e strafótto.
Vòi ’n’antra prova tu cche nnun è vvero
Ch’io sii sporpato?1 io sciò la provatura5
D’un bon cavicchio da slargatte er zero.6
No, nno, cciumàca,7 nun avé ppavura:
Pe’ tté ppuro un’armata è un monistero.
La tu’ schifenzarìa te fa ssicura.
Roma, 11 gennaio 1833.
- ↑ 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 1,5 1,6 Tutti sinonimi di ubbriaco, ne’ vari gradi dell’ebrietà. Veggasi da questa abbondanza quanto debba essere in onore il vocabolo principale.
- ↑ Donna piccola e sconcia.
- ↑ Terra del distretto di Roma, all’est di Tivoli, sul confine di quel di Napoli, nota pel famoso speco di S. Benedetto. I mostaccioli che vi si fanno, assai graditi in Roma, sono di forma romboidale e intonacati di uno smalto bianco di zucchero, tagliato a zone parallele di foglia d’oro.
- ↑ Una delle prove dell’ebrietà è il non poter pronunciar netta la lettera r.
- ↑ Formaggio tenero di latte vaccino o bufalino. In Roma dicesi talvolta per via di scherzo in vece di prova.
- ↑ Son gagliardo fino a poterti, ecc.
- ↑ Bella mia, mia cara, ecc.