Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti caudati letteratura Er Monno Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Le quattro tempora Ciamancherebbe quest'antra
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

[p. 74 modifica]

ER MONNO1

     Vedi mai nove o ddiesci2 cór palosso
Attorno a un ber3 cocommero de tasta,
Che inzinamente4 che cce sii rimasta
’na fetta da spartì, ttajja ch’è rrosso?5

     Accusì er Monno: è ttanto granne e ggrosso,
E a nnove o ddièsci Ré mmanco j’abbasta.
Oggnuno vò er zu’ spicchio, e ppoi contrasta
Lo spicchio der compaggno e jje dà addosso.

     E llèvete6 li scrupoli dar naso
Che nnoi c’entramo per un cazzo:7 noi
Semo monnezza8 che nnasscémo a ccaso.

     Ar piuppiù ciacconcedeno9 er ristoro
De quarche sseme che jje casca, eppoi
N’arivonno10 la mmànnola11 pe’ llòro.

10 settembre 1833

Note

  1. Il mondo.
  2. Nove o ddieci: sottintendi “persone.„
  3. Bel.
  4. Insino.
  5. Taglia, ch’è rosso: dicesi anche nelle circostanze di una determinazione ferma di spacciare alcun chè.
  6. Levati.
  7. Che noi mai ci entrassimo per nulla.
  8. Siamo immondezza.
  9. Ci concedono.
  10. Ne rivogliono.
  11. Mandorla.