Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 62

Lettera 61 Lettera 63

[p. 130 modifica]A FRATE FRANCESCO TERALDI DI FIORENZA NELL* isola DI GORGONA MONACO CERTOSINO (J).

I. Della virtù della perseveranzia, dimostrando come ad essa latte l’altre son fedeli, e nou si muove per nessuna prosperila ed avversità.

II. Degli ÌDganni della perseveranzia, e dell’altre virtù.

III. Della virtù dell’umiltà cou cui si vincono questi inganni, e d’ un altro modo di resistergli.

IV. Lo’conforta a camminare per la via della perfezione coll’e* sercizio della santa ed umile orazione, e delle virtù.

V. Si consola per li favori cbe sentiva da una stia lettera essergli stati fatti da Dio. .

Al nome di Jesù Cinto crocifisso

di Maria dolce.


I. Ìlarissimo e dolcissimo figliuolo in Cristo dolce Jesu. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi costante o perseverante nella virtù infino alla morte: perocché la perseveranzia è quella virtù che è coronata; ella porla il fiore e la gloria della vita dell’uomo: ella è compimento d’ogni virtù; tutte le altre le sono fedeli: ella non esce mai della navicella della religione, ma sempre vi naviga dentro [p. 131 modifica]131 infi no che giunge a porto di salute. Ella non è sola * ma accompagnata; tutte le virtù le sono compagne, ma singularmente due: cioè la fortezza e la pazienzia!

cd ella è longa e perseverante. Perchè è detta longa questa perseveranzia? perchè tiene dal principio, che l’anima comincia a volere Dio infino all* ultimo, che inai non si lassa scortare per veruno inconveniente che venga: non la scorta la prosperità per disordinata allegrezza, nè leggerezza di cuore, nè consolazione spirituale, nè veruna altra cosa che a Consolazione s’appartenga, e non la scorta, la tribulazione, nò in» giuria, scherno, villania che le fusse fatta o detta!

non per peso, nè gravezza dell’Ordine, nè per grave obedienzia che gli fusse imposta. Tutte queste cose non la scortano per impazienzia, ma con pazienzia persevera nelle fatiche sue: non per battaglie o molestie dr dimonio con false e varie cogitazioni, e con disordi* nato timore o infidelità che gli mettesse verso il suo prelato, non la scortano, perocché non è senza il lume, ma il lume della fede sempre leva innanzi; linde la perseveranzia risponde al disordinato timore, dicendo; io spero per Cristo crocifisso ogni cosa potere e perseverare infino alla fine con fidelità; risponde la perseveranzia aU’affelto dell’anima con fede di perseverare, dicendo: per veruno tuo volere, nè parere non voglio diminuire la reverenzia debita nella subiezione, la quale io debbo avere e portare al prelato mio.

Ella piglia uno giudicio santo nella dolce volontà di Dio, acciocché non li venga giudicato la volontà della creatura, perocché il lume Yha mostrato, che facendo altrementi esso fatto, sarebbe scortata, e non sarebbe longa la reverenzia nell obedienzia, nè 1’ amore; e però il lume le mostra, acciocché l’amore non allenti nel tempo, che 1 dimonio, sotto colore di far meglio,’ e più pace sua, sliade, che si ritragga dalla conversazione del prelato suo e della presenzia d esso, o di chiunque avesse dispiacere, ma che egli pia t accòsti e più conversi, sforzando sè medesimo, ricalcitrando al suor [p. 132 modifica]falso parere, acciocché la in fidelità non se gli notrichi nell’anima, e non sia scortala dallo sdegno.

II. O dolcissimo, dilettissimo e carissimo figliuolo: caro mi sete quanto; anima mia: la lingua non potrebbe narrare quanti sono gli occulti inganni clne’1 dimonio dà sotto colore di bene, per scortare la via della longa perseveranzia, e massimamente sopra questa ultima, della quale io ora v’ ho detto, perchè da questo, se egli yel fa cadere, il,potrà poi pigliare in ogni altra cosa. Se’l suddito, a qualunque obedienzia si sia, perde la fede.di chi l’ha a guidare, cioè che egli seguiti quello che gli detta la in fidelità, il dimonio ha il fondamento dove.si debba ponere Io edificio delle virtù, e però si pone egli ine, perocché colui che per sua ignoranzia in non resistere, si lassa tollere questo principio, non è pronto all obedienzia: egli è alto a giudicare li alti e l’operazioni secondo la sua infirmila, e non secondo la sua verità; egli è impaziente e molle volte cade nell’ira; generali tedio e rincrescimento in ogni sua operazione: veramente questa infidelità è uno veleno che ci attosca tanto il gusto dell’anima, che la cosa buona gli pare cattiva e l’amara dolce: il lume gli pare tenebre, e quello che già vide in bene, gli pare vedere in male; sicché drittamente ella è veleno.

III. Ma voi direte a me, figliuolo mio: chi camparà l’anima di questo? o perchè modo che io non vorrei cadere in questo, scio potesse? dicovelo. La virtù piccola della vera tinnlità è quella che tulli questi lacci rompe e fracassa, e Irane l’anima non diminuita, ma cresciuta, perocché ’l lume li mostra, che elle erano permesse dalla divina bontà per farla umiliare, o per crescerla in essa virtù; mule con alletto d’amore l’ha presa, umiliandosi e conculcando il suo parere continuamente sotto a pici dell’affetto, per questo modo resiste continuamente.jÈ vero che un altro modo ci è a resistere, il quale,11011 escie peròr di qneslo, cioè cli

già mai 11011. fugga il luogo della presenzia, perocché egli non fuggirebbe il sentimento dentro,

[p. 133 modifica]- 133 anco il troverebbe sempre vivo, perche a fuggire nosi si stirpa, ma con la impugnazione; e però la perseveranzia cbe 1 ba veduto col lume, sta ferma, e perseverante nel campo della battaglia; non schifando colpo di veruna tentazione, piglia bene I* arme dell’umile, continua e fedele orazione, la quale orazione è una madre vestita di fuoco, ed inebriata di sangue, che notrica al petto suo i figliuoli delle virtù; unde è di bisogno, che l’anima virtuosa participi e vestasi di questo medesimo fuoco, e !’afletto sia inebriato del sangue; quale sarà quello dimonio o quale creatura a noi medesimi dimonj, cioè la propria sensualità nostra, che possino resistere a così falle arme? Quale sarà quello lacciuolo che possa legare l’umiltà? neuno ne sarà che resistere ci possa, perchè la perseveranzia per Io modo che detto abbiamo, non basti infino all’ultimo, quando la carità metterà in possessione l’anima nella vita durabile, dove è ogni bene senza veruno male: ine riceverà d fruito d’ ogni sua fatica.

Questa fa 1 anima forte che mai non indebilisce, fa il cuore largo e non stretto, che vi cape ogni creatura per Dio, intantoch

tutte reputa che sitino l’anima sua.


IV. Adunque levatevi su, figlinolo, attaccatevi al petto di questa madre orazione, se voi volete essere perseverante còli vera umiltà, e non lassate mai, sicché compiale la volontà di Dio in voi, il quale vi creò per darvi vita eterna, ed havvi tratto dal loto del secolo, perchè corriate morto per la via della perfezione.

0 quanto saia beata l’anima mia. quando sentirò d’avere uno figliuolo che viva morto, e nella morte ilei la propria volontà e parere, perseveri infino alla morte corporale: se questo non fusse, non mi reputarci beata, ma molto dolorosa, e però fuggo questo dolore con grande sollicitudine nel cospetto di Dio, dove io vi leugo per continua orazione, e però dico con desiderio, io desidero di vedervi costante e perseverante nella virtù infino alla morte, e così vi prego [p. 134 modifica]134 ’ e siringo da parto, di Cristo crocifisso, che giammai non perdiate tempo, ma sempre v’annegate nel sani, gue dell’umile Agnello: l’amaritudine vi paja uno lat« te (B), ed il latte delle proprie consolazioni per odio santo di voi vi paja amaro, fuggite 1 ozio (juanlo la morte; la memoria s’empia de venefici di Dio e della brevità del tempo; l’intelletto si specoli nella dottrina di Cristo crocifisso; e la volontà 1’ ami con tutto il cuore, e con tutto l’affetto, e con tutte le forze vostre, acciocché 1’ affetto e tutte le vostre operazioni siano ordinate e dirizzate ad onore e gloria del nome di Dio, ed in salute dell’anime. Spero nella sua inti* nita misericordia, che a voi ed a me darà grazia elio voi il farete, Y. Ho ricevuta grande consolazione dalle lettere che ci avete mandate io e gli altri, perchè grande desiderio aviamo di sapere novelle di voi; parmi che ’l dimonio non ahbi dormito, nè dorma sopra di voi, della quale cosa ho grande allegrezza, perchè veggo che per la bontà di Dio la battaglia non è slata a morte, ma a vita; grazia, grazia al dolce Dio eterno, che tanta grazia ci ha fatta. Ora si vuole cominciare a cognoscere voi non essere, ina l’essere, ed ogni grazia posta sopra l’essere ricognoscere da Colui che è; a Un si renda grazia e loda, perchè cosi vuole egli, che a lui.diamo il fiore o nostro sia il frullo. Per* maiìcte nella santa e dolco dilezione d» Dio. Jesù dolco, Jesu amore -.

i [p. 135 modifica]Annotazioni tillti Lcttcru 62, (.4) Questi fu nobile fiorentino carissimo alla santa, come beu vcdesi da queste due lettere ch’ella gli scrìsse, ed nomo di segnalata virtù per coi meritò essere da’snoi religiosi onoralo del titolo di beato. È detto Fra Francesco in luogo di D. Francesco, per essersi la sauta accomodata all’ uso che tiene questo Ordine, d’ appellare fratelli, onde togliesi il titolo di frati, i novelli professi e non sacerdoti, come lo era il Sedaldi, vestito di fresco del santo abito della religione di Certosa.

(B) 1j amaritudine vi pttja tino latte. Dà la santa a questo suo discepolo l’arvertimeato eli’ ella stessa area già ricevuto da Cristo suo maestro, cioè cli

volesse aversi care le amarezze come se dolce gli sapessero e le dolcezze abborrire, come se amare le trovasse.