Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 44

Lettera 43 Lettera 45

[p. 22 modifica]’ A B1KINGH1EHI DEGLI ARZOCCUI PIEVANO D’ASCIANO (A).

t ’ . t r r ». J t l * ’ » !.. ’..1 I. L’esorta ad essere qual fiore odorifero con farsi vero ministro del figliuolo di Dio, dimostrando la confusione che proseranno in morte i ministri via -ozi e scandalosi. .

II. Lo prega ad avere l’occhio sopra i suoi’sudditi, e governarli con amore, con la considerazione dell’amore di Gesù Cristo 11 dar la vita per li snoi nemici.

JII. Della consolazione e felicità che proveranno in morte e dopo i morte i veri ministri di Gesù Cristo.

IV. L’anima àll’acquisto dell’umiltà e dall’altre virtù, esprimendogli il zelo che ella ha della propria e della di lui salute.

t a. „ " * *. r l, v ■ ’., ’ 44.

1 4 . . , Al nome di Jesù Cristo’ crocifìsso e di Maria dolce.

I- «A voi, reverendissimo e, carissimo padre niio in Cristo Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi, e raccomandomivi.nel prezioso sangue d’esso figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi vero ministro suo, e che seguitiate sempre le vestigie sue. Siate, siate quel fior odorifero che dovete essere, e che gittiate odore nel cospetto dolce di Dio. Sapete bene che ’l fiore quando è stato molto nell’acqua, non gitta odore, ma puzza;, così pare a me veramente, padre, che voi egli altri ministri debbiate essere. Ma questo fiore quando è messo nell’aeque delle iniquitadi ed immondizie de’peccalt e miserie del [p. 23 modifica]monJo, non rende odore ma puzza: oh quanto è misero e miserabile colui che è posto come fiore nella Chiesa santa a rendere ragione de’ sudditi suoi, che sapete che Dio richiede nettezza e purità in loro. Oimè, oimè, venerabile padre, elli si truova tutto il contrario, sì e per sì fatto modo, che non tanto che siano eglino e puzzolenti, ma ancora sono guastatori di tutti coloro che s’accostano a loro. Levatevi dunque su, e non più dormite; assai tempo abbiamo doimito, e morti stati allo stalo della grazia: non ci è più tempo perocché egli è sonato a condennagione, e siamo condannati alla morte. O dolcissimo padre, raguardate un poco il pericoloso stato nostro in quanto pericolo è annegato in questo mare amaro de’peccati mortali. Or non crediamo avere noi a giungere a questo punto della morte? non dubitiamo che non è creatura che per ricchezza, nè per gentilezza la possa schifare. O quanto sarà misera e miserabile allora quella anima, la quale s’ha posto per specchio le ddezioni carnali, nelle quali s’è involta come porco nel loto, onde di creatura razionale diventa animale bruto, involto ancora in quella putrida avarizia sua, tanto che, spesse volte per.avarizia e cupidità, vende le grazie spirituali ed i doni enfiati per superbia, e tutta la vita loro si spende in onori ed in conviti, ed in molti servitori * ed in cavalli grossi, quello che si de’ ministrare a’poveri. Queste sono quelle operazioni, le quali al punto della morte sì presentano per giudizio e per giustizia, dinanzi all’anima tapinella. Credeva l’anima misera avere fatto contra Dio, ed ella ha fatto contra a sè «medesima; ed è stata giudice che ha condannato sè medesima, éd èssi fatta degna della morte eternale. Or non siamo più semplici; perocché grande stultizia è, che 1’ uomo si faccia degno della morte, colà onde egli può avere la vita. t ’ * *..

II. Poi dunque che sta a noi d’eleggere, o la vita, o la nio-ìte, per lo libero arbitrio che Dio ha dato a noi, pregow carissima mefite

dolcissimamente, quanto

[p. 24 modifica]24 so e posso, che voi siate quel dolce fiore, che giltiale odore dinanzi a Dio e nelli sudditi vostri; e siccome pastore vero, ponere la vita per le pecorelle vostre, se bisogna,, commendo il vizio, e confermando le virtù nelli virtuosi: il non correggere infracida, sì come fa il-membro corrutto nel corpo corrutto dell’uomo.

Abbiale dunque 1’ occhio sopra voi e sopra li sudditi vostri, e non vi pa j duro a divellere queste barbe, perocché molto vi sarà più dolce il frutto che la fatica amara. 0 padre carissimo, raguardate allo ineffabile amore che Dio ha alla salute nostra. Aprite l’occhio a vedere gli smisurati beneficj e doni suoi. Or egli è maggiore amore, che ponere la vita per l’amico suo? molto dunque maggiormente è da commendare colui che ha posta la vita per li nemici suoi. Or non si difendano più i cuori nostri, ma tragansi la durizia, e non sieno sempre pietra a uno modo. Rompasi questo legame e -catena, col quale il dimonio spesse volte ci tiene legati; ma la forza del santo desiderio, ed il dispregiamento de’vizj e l’amore delle virtù romperà tutti questi legami. Innamoratevi dunque delle virtù, vere, le quali il contrario fanno de’viz^, perocché come il peccato dà amaritudine, così la virtù dà dolcezza, ed in questa vita si gusta vita reterna.

III. Oh quando verrà il dolce tempo della morte, la virtù adopererà; risponde per lui, e, difendelo dal giudizio di Dio, e dàgli sicurtà, e tollegli confusione, ed educelo nella vita durabile, dove ha vita senza morie, sanità senza infermità, ricchezze senza povertà, onore senza vituperio, signoria senza servitude; perocché tutti vi sono signori, e tanto quanto 1’ uomo è stato minore in questa vita, tanto è maggiore di là; e quanto maggiore vorrà essere in questa vita, tanto sarà minore nell’altra.

IV. Siate dunque piccolo per vera, e profonda umiltà, e raguardate Dio che è umiliato a voi uomo, e non vi fate indegno di quello che Dio v’ha fatto degno, cioè del prezioso sangue, del Figliuolo suo, del f [p. 25 modifica]25 quale con tanto ardentissimo amore sete ricomperato.

Noi siamo servi ricomperati, e non ci possiamo più vendere; ma quando noi siamo nelli peccati mortali, noi ciechi ci vendiamo al dimonio. Pregovi dunque per amore di Cristo crocifisso, che noi esciamo di tanta servitude. ÌS Dn dico più, ma tanto vi dico che li miei difetti sono infiniti, e promettovi così di pigliare li miei e vostri, e faronne uno fascio di mirra, e porromelo nel petto per continuo pianto ed amaritudine, la quale amaritudine fondata in vera carità, ci fa pervenire alla vera dolcezza e consolazione della vita durabile.

Perdonate alla mia presunzione e superbia. Raccomandatemi e benedicetemi tutta la famiglia in Cristo Jesù: prego lui che vi doni quella sua dolce ed eterna benedizione, e sia di tanta fortezza, che rompi e spezzi tulli li legami che vi tolessero lui. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 26 modifica]26 .,,«*;’■?;, ’.-.:.

j ’ ’ ‘ » ’ n ! * r i Annotazione alia Lettera Al, . .,. b* *. t .

\.

t i « i (//) La famiglia delli Arsocchi, che si disse pure de)Guiuisi fu già delle illustr di Siena, essendo tra quelle che per gli antoii sanesi diconsi de’grandi, sovrastando* a’tempi più antichi all’altrtì in splendore

potenza. Al presente questa famiglia è spenta, come altre molte lo, sono di questa fiorita noiiltà. I signori d’ essa ebbero in molta venerazione la- nostra santa, come vedesi dalla lettera ajo e da altre. Questo lìeringhieri era Piovano della terra d’AscianOj ch’è delle buone dello stato sauese, ìa miglia da Siena, e’che già tl’ oltre a cinquecènto anni è di questo dominio, avvegnaché uello spirituale s’ attenga alla diocesi d’Areszo.


t » 4 li ..!

i ’