Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 167

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[p. 122 modifica]1 22 A monna Lapa sua madre ed a monna Cocca nel monastcrio 11 santa Agnesa di ITIonte A» ni ciano, quando essa era alla rócca pre; de«a (./). ■ I. Le esorta a vestirsi del fuoco della divina carili), cercando sempre in ogni cosa l’onore di Dio, e la salute dell’anime; annegando perciò la propria volontà con disprezzo delle proprie consolazioni per andare incontro «ai patimenti ed alli strazi), imparando dagli apostoli e dalla Beatissima Vergine.

Al nome di Jcsà Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. Ìlarissima madre e figliuola in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo ;i voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi vestile del fuoco della divina carità sì, e per sì fatto modo, che ogni pena e tormento, faine e sete, persecuzioni ed ingiurie, scherni, slrazii e villanie, ed ogni cosa portiate con vera pazienzia, imparando dallo svenalo e consumalo Agnello, il quale con tanto fuoco d’amore corse all’obbrobriosa morte della croce. Accompagnatevi adunque con la dolcissima madre Maria, la quale, acciocché i discepoli santi cercassero l’onore di Dio e la salute dell’anime, seguitando le vestigie del dolce Figliuolo suo, consente che i discepoli si parlino dalla presenzia sua, avvenga che sommamente gli amasse ed ella rimane come sola ospita e pere[p. 123 modifica]grina; ed i discepoli, che l’amavano smisuratamente, anco con allegrezza si partono sostenendone ogni pena per onore di Dio, e vanno fra i tiranni, sostenendo le molte persecuzioni; e se voi gli dimandaste: perchè portate \oi com allegramente, e partitevi da Maria ?

Risponderebbero, perchè abbiamo perduti noi e siamo innamorati dell’onore di Dio e della salute dell’anime; così voglio dunque, carissima madre, e figliuola, che facciate voi; e se per infino ad ora non fuste state, voglio che siate arse nel fuoco della divina carità, cercando sempre l’onore di Dio e la salute dell’anime, altrementi stareste in grandissima pena e tribolazione, terrestevi me. Sappiate, carissima madre, che io, miserabile figliuola, non so’ posta in terra per altro (2?); a questo m’ha eletta il mio Creatore; so che sete contenta che io 1’ obbedisca. Pregovi, che se vi paresse che io stesse più che piacesse alla vostra volontà, voi stiate contenta, perocché io non posso fare altro, credo, che se voi sapeste il caso, voi stessa mi ci mandareste. Io sto per ponare rimedio a uno grande scandalo, se io potrò; non è però difetto della contessa (C), e però ne preghiate tutti Dio e cotesla vergine gloriosa, che ci mandi effetto che sia buono; e tu, Cecca e Giustina (Z), v’annegate nel sangue di Cristo crocifisso-, perocché ora è il tempo di provare la virtù nell’anima. Dio vi doni la sua dolce ed eterna benedizione a tutte. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 124 modifica]1 24 Annotti zio ni aliti Lettera 167.

(/) Aveva Lapa due nipoti nel monistero di sanla Agnesa di Montepulciano, eh’erano figlinole a Bartolo sno figliuolo, come fu detto: con essa era Francesca di Clemente Gori, detta all’nso toscano di que’tempi Cecca e nobile sanese, la quale aveva pure in quel monistero una figliuola detta suor Giustina, ed era ancoressa mnntellata, ed una delle compagne della santa. Essa era alla rócca de’Salimbeni, di cui % è favellato di sopra.

(fi) Sappiate, carissima madre, che io, miserabilefigliuola, non so’ posta in terra per altro. D’espresso ordine del Signore si die* la santa a trattare co’ prossimi, abbandonando il suo santo ritiramento, come si narra nella leggenda d’essa.

(C) Non è però difetto della contessa. La contessa Bandeca figliuola di Giovanni d’Agnolino Salimbeni signore di quel castello, o pure la madre d’ essa -, che fu la contessa Bianchina.

(D) E Giustina. Figliuola di questa Francesca, e monaca in Montepulciano, come s’ha dall’archivio di s. Domenico, in cui truovasi avere questa suor Giuslina data facoltà in pubblico capitola delle religiose di’ quel monistero, acciocché si vendesse quella parte dell’eredità materna, lasciatale dalla madre pel ano testamento del 1383’: questa concessione

del 1387-’ ) * v.


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