Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 131

Lettera 130 Lettera 132

[p. 215 modifica]\ AL VENERABILE RELIGIOSO FIUTO ANTONIO DA NIZZA dell’ordine DE FRATI EREMITANI DI SANTO AGOSTINO A SELVA DI LAGO (A).

I. L’esorta ed annegare la propria volontà nella divina carila, e dimostra come vi sono due proprio volontà, nna circa le cose sensibili, l’altra circa le cose spirituali, u come questa se* conda sia ingannata sotto colore di virtù, cercando * luoghi ed i temp a sno modo e secondo le consolazioni che prova.

II. Del frutto dell’ ariina illuminata che sta conformata al divino volere; cioè dell’odio e dell’amore,

del conoscimento di sè medesimo.


III. Del modo con cni ella resiste acl’insanni 1^1 demonio e della O D pace’ che prova conoscendo che Iddio gli conferva la buona volontà.

tCXK 13t.

Al nome di Jesù Cristo croci/isso e di Maria dolce.

I. voi, dilettissimo e carissimo padre e fratello in Cristo Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Jesù Cristo, scrivo e raccorciandovi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio, con desiderio di vedervi annegato ed affocato nella fornace della divina carità, ed in essa arsa ed annegata la vostra propria volontà, [p. 216 modifica]2 iG la quale volontà ci tolle la vita e dacci la morte.

Apriamo gli.occhi, carissimo fratello, perocché noi abbiamo due Volontà, l’una sensitiva, che cerca le cose sensibili, e l’altra è la.volontà spirituale, cli

con specie e colore di virtù tiene ferma la volontà sua, ed ili questa lo dimostra quando vorrà eleggiare i luoghi ed i tempi e le consolazioni a suo modo, e dice!


Io vorrei questo per più avere Dio; e questo è grande inganno ed illusione di dimonio, cli

non potendo il dimoniò ingannare i servi di Dio colla prima volontà, che già i servi di Dio l’hanno mortificata alle cose sensitive di furore, pigliali la seconda volontà colle cose spirituali; onde spesse volte 1’ anima riceve consolazioni, e da Dio poi si sente privato di quella, ed haranne un’altra, la quale sarà di meno consolazione e di più frutto. - Allora 1’ anima che è inanimata a quella che dà dolcezza, essendone privata ha pena e riceve tedio: e perchè ha tedio? perchè ella non ne vorrebbe essere privata, dicendo: e mi pare amare più Dio in questo modo che in quello, dicendo: sento qualche frutto, e di questo non sento frutto nessuno,altro che pena e spesse volte molte battaglie e pàrmene offenda re Dio. Dico figliuolo e fratello in Cristo Jesù, che questa anima s’inganna colla propria volontà che non vorrebbe essere privata di quella dolcezza, con questa esca la piglia il dimonio, e spesse volte perdono il tempo, vollendo il tempo a loro modo, perocché non esercitano quello che essi hanno, altro che in pena ed in tenebre. Disse una volta (fi) il nostro dolce Salvatore a una sua dilettissima figliuola!


Sai tu come fartno questi che vogliono adempire la mia volontà in consolazione ed in dolcezza, ed in diletto?

come ne sono privati olii vogliono escire dalla.mia volontà, parendo loro ben fare, e per non offenda re, ma gli è nascosta la falsa sensualità, e per fuggire pene cade nell’offesa e non se ne avvede. Ma se l’anima fusse savia ed avesse d lume dentro della volontà mia, ragguardarebbe al frutto e non alla dolcezza. [p. 217 modifica]II. Qualé è il frutto deli’ anima ? 1‘ odio di sé ed.

amore di me, il quale odio cd amore sono esciti dal cognoscimento di sè medesimo, ed allora cognosce sè difettuoso non essare niente, e vede in sè la bontà mifi, che gli conserva la buona volontà e vede la persona che io T ho fatto, perché mi serva in maggiore perfezione, e pudica che io 1’ ho fatto per lo meglio e per più suo bene. Questo tale, carissima figliuola, non vuole il tempo a suo modo, perchè è umiliato, e cognoscendo la sua infirmità, non si fida del suo volere; ma è fedele a me: vestesi della somma ed eterna volontà mia, perocché vede che io non do ne toglio, se non per vostra santificazione: e vede che solo l’amore mi muove a tiare a voi la dolcezza e torvela; e per questo non si può dolere di veruna consolazione che gli fnsse tolta, o dentro, o di fuore, o dal dimonio, o dalle creature, perchè vede, che se non fusse suo bene io noi permetterei.

III. Unde costui si gode, perocché egli ha il lume dentro e di fuore, ed è sì illuminato, che giognendo il dimonio colle tenebre nella mente sua per confusione, dicendo: questo è per li tuoi peccati, ed egli risponde come persona che, non schifa pena, dicendo!

grazia, sia al mio Creatore che s’è ricordato di me nel tempo delle tenebre, punendomi per pena nel tempo finito: grande amore è questo, che non mi vuole punire nel tempo infinito. O quanta tranquillità di mente ha quest’anima, perchè s’ha tolta la volontà che dà tempesta; ma non fa così colui che ha la volontà dentro viva, cercando le cose a suo modo, che par che egli creda saper meglio quello che gli bisogna, che io e spesse volte dice: mi ci pare offendare Dio; tollami via TolTesa e faccia ciò che vuole. Questo è segno che v’è tolta l’offesa, quando vedete in voi buona volontà di non volere offendare Dio ed il dispiacimento del peccalo; unde dovete pigliare speranza; "però che, se tutte 1’ operazioni di fuore e consolazioni dentro venissero meno, stia sempre ferma la buona volontà per [p. 218 modifica]2 18.

piacerò a Dio, e sopra questa pietra e fondata la grazia.

Se dici: non me le pare avere, dico che egli è falso, perocché se non l’avessi non temeresti d’offendere Dio, ma egli è il dimonio che fa vedere questo, perchè l’anima venga a confusione ed a tristizia disordinata, e perchè tenga ferma la sua volontà in volere le consolazioni, i tempi e li luoghi a suo modo; non gli credete, figliola carissima, ma sempre si disponga l’anima a sostenere pene per qualunque modo Dio le dia: altrementi faresti come colui che sta in sull’uscio col lume in mano, che distende la mano di fuore e fa lume fuore, e dentro è tenebroso, cioè, colui che già è accordato nelle cose di fuore colla volontà di Dio, disprezzando il mondo, ma dentro gli rimane la volontà spirituale viva, velata con colore di virtù!

così disse Dio a quella sua serva detta di sopra: però dissi io, che volevo e desideravo che la vostra volontà fusse annegata e trasformata in lui, disponendoci sempre a portare pene’e fadighe per qualunque modo Dio ce le vuole dare. Così saremo privati della tenebre ed averemo la luce. Àmen. Laudato sia Jcsù Cristo crocifisso e Maria dolce. [p. 219 modifica]2IQ Aiuiotazioiù aliti Lettera 131, (A) Questa lettera scrìtta n frate Antonio ria ^zza nell’antiche impressioni era posta due volte, cioè al numero i3o ed al umnero 142 di quelle d’Aldo, ma con differente titolo, poiché ove uell’una ieggesi dirizzata a questo religioso, l’altra a’avea quest’altro. Ad un suo il’moto padre spirituale scritta, della tentazione del dimonio circa la nostra propria volontà, e come spesso la volontà s’inganna.

Ancora nel testo a penna di s. Domenico era questa lettera con titolo differente, cioè: Ad uno che desiderava ben vivere secondo l)io. Ma non è di verità, che una lettera, e probabilmente indirizzata solamente a frate Antonio. ?»oo è però riuscito a male l’averla replicai.» nelle stampe antiche, poiché essendo al numero i3o impressa con mollissimi errori sull’esemplare dell’altra’ assai più corretto, ci è riuscito di darla senza que’ falli, de’quali era per toruare assai diQiciìe il purgarla.

(B) Disse una volta ec. Alla santa medesima, come più Tolte fu osservato.

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