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5. A Monaldo Leopardi.
[Recanati, Di casa ai 24 Decembre 1810]


Car̃mo e Stim̃o Sig.r Padre

Il ritrovarmi in quest’anno colle mani vuote non m’impedisce di venire a testificarle la mia gratitudine augurandogli ogni bene dal Cielo nelle prossime festive ricorrenze. Certo che ella saprà compatirmi per la mia sventura lo faccio colla stessa ani[p. 7 modifica] mosità, colla quale solea farlo negli anni trascorsi. Crescendo la età crebbe l’audacia, ma non crebbe il tempo dell’applicazione. Ardii intraprendere opere più vaste, ma il breve spazio, che mi è dato di occupare nello studio fece, che laddove altra volta compiva i miei libercoli nella estensione di un mese, ora per condurli a termine ho d’uopo di anni. Quindi è che malgrado le mie speranze, e ad onta del mio desiderio, non mi fu possibile di terminare veruno di quelli, che mi ritrovo avere cominciati. Tuttoché però mi vedessi inabile ad adempire all’atto di dovere, che la costumanza fra noi da qualche tempo addottata ha congiunto alla Sacra vicina festività; fece nondimeno la viva gratitudine ai di lei beneficj da me gelosamente serbata nell’animo, che osassi anche in quest’anno di presentarmi a lei per augurarle a viva voce quella prosperità che di continuo le auguro nel mio cuore. I vantaggi da lei proccuratimi in ogni genere, ma specialmente in riguardo a quella occupazione, che forma l’oggetto del mio trastullo mi ha riempito l’animo di una giusta gratitudine, che non posso non affrettarmi a testimoniarle. Conosco la cura grande, che ella compiacesi di avere pei miei vantaggi, e dietro alla chiara cognizione, viene come indivisibile compagna la riconoscenza. Se ella non conobbe fin qui questo reale sentimento del mio cuore, a me certo se ne deve il rimprovero, sì come a quello, che non seppe verso la sua persona mostrarsi così ossequioso come ad un figlio sì beneficato era convenevole di fare con un Padre sì benefico. Amerei, che ella illustrato da un lume negato dalla natura a tutti gli uomini potesse nel mio cuore leggere a chiare note quei sentimenti, che cerco di esprimerle colle parole. Non v’ha in esse nè esagerazione; nè menzogna. Non potendo ella penetrare nel mio interno può sicuramente riposare sulla testimonianza della mia penna.

Rinnuovati i voti sinceri per la sua perpetua felicità mi dichiaro col più vivo sentimento

Suo
Um̃o Obbm̃o Figlio
Giacomo

Di casa ai 24 Decembre 1810