Elettra (D'Annunzio)/Per la morte di Giovanni Segantini
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PER LA MORTE DI GIOVANNI
SEGANTINI.
dolor selvaggio dei vènti combattuti, profondo pianto
delle sorgenti pure,
quando l’ombra discesa da un più alto regno benda
la rupe e il ghiacciaio albeggia solo come un cammino che attenda
6grandi orme venture!
Salutazione dei monti, coro delle gioie prime,
laude impetuosa dei torrenti, fremito delle cime
percosse dalla meraviglia,
quando si fa la luce nelle vene della pietra
come nelle fibre del fiore perché Demetra
12rivede la sua figlia!
Dominazione dei monti, purità delle cose intatte,
forza generatrice delle fiumane pròvvide e delle schiatte
armate per l’eterna guerra,
mistero delle più remote origini quando un pensiero
divino abitava le fronti emerse dai mari! O mistero,
18purità, forza sopra la Terra!
Spenti sono gli occhi umili e degni ove s’accolse l’infinita
bellezza, partita è l’anima ove l’ombra e la luce la vita
e la morte furon come una sola
preghiera, e la melodìa del ruscello e il mugghio dell’armento e il tuono
della tempesta e il grido dell’aquila e il gemito dell’uomo
24furon come una sola parola,
e tutte le cose furono come una sola cosa
abbracciata per sempre dalla sua silenziosa
potenza come dall’aria.
Partita è su i vènti ebra di libertà l’anima dolce e rude
di colui che cercava una patria nelle altezze più nude
30sempre più solitaria.
O monti, purità delle cose intatte, forza, mistero
sopra la Terra, ella va e ritorna come un pensiero
immortale sopra la Terra.
O monti, o culmini, il suo dolore fu come la vostra ombra
sopra la Terra. La sua gioia sarà oltre la sua tomba
36un palpito della Terra.