Elena (Euripide - Romagnoli)/Terzo episodio

Terzo episodio

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Euripide - Elena (412 a.C.)
Traduzione di Ettore Romagnoli (1931)
Terzo episodio
Secondo stasimo Terzo stasimo
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Esce Elena.

Elena

Lieta in casa la sorte, o amiche, arride.
Interrogata, la figlia di Pròteo
con noi tramando, al fratel suo non disse
che il mio sposo era qui: disse, a soccorrermi,
che la luce del sole ei piú non vede.
E la fortuna il mio sposo afferrò
mirabilmente: poiché, strette in pugno
reca l’armi che in mar gettar dovrebbe,
come se onor con ciò rendesse al morto.
E con l’armi a prodezze acconciamente
dispose il corpo, come s’egli intenda
mille e mille innalzar trofei sui barbari,
quando i remi volar faranno il legno;
e pepli assunse, ch’io gli cinsi, invece
dei suoi cenci di naufrago, e le membra
d’acqua fiumana gl’irrorai, lavacro
da gran tempo obliato. — Ahi, dalla reggia
esce colui che le mie nozze in pugno
aver presume. Io tacer devo.

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Alla corifea.

                                             E tu,
benigna taci, ti scongiuro; e, forse,
te, me salvando, anche salvar potrò.

teoclimeno
Entra, accompagnato da schiavi.

Come ordinò lo straniero, in fila
movete, o servi, con gli arredi funebri
dell’esequie marine. Elena, e tu,
se non ti par ch’io dica male, ascoltami,
rimani qui: gli stessi onori puoi
render, presso o lontano, al tuo consorte.
Ch’io temo che una gran brama t’invada,
e a gittarti nei flutti il cuor t'induca,
piena d’amore per l’antico sposo.
Ché troppo, ancor lungi da lui, lo gemi.

elena

M’è d’uopo, o nuovo sposo mio, che onori
il mio primo connubio, e la mia prima
vita di sposa. Io per l’amore ch’ebbi
al mio sposo, vorrei seco morire;
ma qual per lui grazia sarebbe, morte
con lui già morto avere? I doni funebri
lascia dunque ch’io rechi al suo cadavere;
e i Numi a te quello ch’io bramo accordino,
e a questo stranïer, che meco all’opera
si accinge. E in me la sposa che tu meriti
d’avere, in casa avrai: ché Menelao

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tu benefichi e me: ché tutto ornai
tende a buon fine. All’uomo imparti gli ordini
che deve il legno darci, ove le offerte
porremo; e il gaudio mio sarà perfetto.

teoclimeno
Ad uno dei servi.

Muovi, e un battello di cinquanta remi,
fenicio, e i remator’ procura ad essi.

elena

Non sarà duce quei che i riti appresta?

teoclimeno

Certo: ubbidirgli i marinai dovranno.

elena

L’ordin ripeti, ché da te ben l’odano.

teoclimeno

Due volte, se ti piace, e tre lo replico.

elena

Tornino a ben, per me, per te tali ordini.

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teoclimeno

Troppo il tuo viso non bagnar di lagrime.

elena

Oggi stesso vedrai quanto io son grata.

teoclimeno

Nulla è un morto: è per lui vana ogni briga.

elena

Son, quei ch’io penso, un po’ lí, un po' qui.

teoclimeno

Di Menelao piú tristo io non sarò.

elena

Non ti biasimo: sol fortuna io chiedo.

teoclimeno

L’avrai, se l’amor tuo concedi a me.

elena

I cari amar, non devo adesso apprenderlo.

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teoclimeno

Vuoi che il funebre stuolo io stesso guidi?

elena

No: non servir la serva tua, Signore.

teoclimeno

E sta bene. A voi, dunque, dei Pelòpidi
compiere i riti. La mia casa è pura,
ché non qui Menelao l’alma spirò.
Alcuno vada, e ai miei vassalli imponga
che i nuzïali doni alla mia casa
rechino. Tutta risuonar la terra
d’inni beati per le nozze deve
d’Elena e mie, ché invidïate siano.
A Menelao.

O stranïero, e tu, poi che del pelago
avrai nel sen gittati i doni funebri
pel primo sposo di costei, di nuovo
qui torna in fretta, e la mia sposa recami,
sí che tu possa al nuzïal banchetto
partecipare, e poscia alla tua patria
tornare, o qui fra noi restar felice.
Rientra nel palazzo.

menelao

O Giove, padre dei Celesti e saggio
tu sei chiamato. A noi volgi lo sguardo,

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e tregua poni alle sciagure. A noi
che trasciniam sull’erta i nostri mali,
unisciti benigno. Ove col sommo
pure ci tocchi di tua mano, al vertice
giungerem della sorte a cui miriamo.
Bastan le pene che di già soffrimmo.
V’invoco, o Numi: il ben ch’io feci udite,
gli obbrobrî ch’io soffersi. Iniqua sorte
patir sempre non debbo, anzi con franco
piede muovere anch’io. Sol questa grazia
fatemi, ed io felice ognor sarò.
Esce con Elena.