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ELENA 213

e tregua poni alle sciagure. A noi
che trasciniam sull’erta i nostri mali,
unisciti benigno. Ove col sommo
pure ci tocchi di tua mano, al vertice
giungerem della sorte a cui miriamo.
Bastan le pene che di già soffrimmo.
V’invoco, o Numi: il ben ch’io feci udite,
gli obbrobrî ch’io soffersi. Iniqua sorte
patir sempre non debbo, anzi con franco
piede muovere anch’io. Sol questa grazia
fatemi, ed io felice ognor sarò.
Esce con Elena.