Elementi di economia pubblica/Parte seconda/Capitolo VIII
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Cap. VIII — della metallurgia, pesca e caccia.
84. Poche cose restano a dire intorno a queste tre arti primitive per chi, sfuggendo la soverchia prolissità, non pretende d’essere stimato profondo coll’essere noioso. Noi scorreremo dunque rapidamente queste materie, nelle quali la politica ha poca presa e la fisica moltissima.
85. Primieramente ognuno di noi sa di quanta fortuna sia ad una nazione l’esser essa produttrice de’ metalli che furono sempre o i palesi o gli occulti conquistatori dell’universo. L’oro fu sempre l’oggetto de’ voti degli uomini ansanti al possedimento di questo metallo, pegno e rappresentatore dei piaceri e dei tormenti della terra; ma i veri politici hanno sempre veduto meglio essere l’acquistarlo che possederlo in natura: l’acquistarlo suppone moto, azione, fatica, che sono l’anima e la vita d’ogni corpo politico; il possederlo in natura, può dirsi di possedere una droga addormentatrice d’ogni industria e d’ogni travaglio.
Checchessia dell’oro e degli altri metalli preziosi, l’avere il ferro richiamato dalle mani della sanguigna discordia agli usi pacifici delle arti tutte, il vedere su i dorsi ruvidi e scabrosi delle nude montagne volversi flutti di candente metallo, ed illuminare di rosseggiante splendore le nere fucine, l’internarsi nei profondi andirivieni che le piccole mani dell’uomo seppero scavare nelle dure viscere dell’antica terra, forma uno spettacolo che ricordandoci in un momento il vortice degli usi e delle arti a cui tanta fatica ed ostinazione è destinata, ci riempie la mente d’un benefico entusiasmo, per il quale di lunga mano preferiremo all’oro ed all’argento il possedere ed il mettere in uso ed in valore questo metallo, metallo di difesa e di conquista, fabbricatore di tutti i nostri agi e perfezionatore di tutte le delizie della vita.
86. Meritano dunque, in proporzione delle fatiche, tutti gli incoraggimenti quelli che si condannano ad una tale manifattura, e le nazioni che posseggono le miniere di questo padre metallo, debbono con ogni diligenza investigarle e conoscerle. Quelle erte e nude cime di solilarj monti da cui si allontana l’attonito pastore, e che sono soltanto un ritiro inospitale del rapace avvoltoio o del timido daino, dagli enormi massi de’ quali appena trapela qualche pallido filo d’erba stanca e languente, non debbono essere soltanto il modello perenne della dominatrice fantasia del pittore e del poeta, ma l’oggetto della curiosa ricerca del naturalista e dietro lui del politico indagatore, che dal mezzo della morte e della sterilità sa trovare una sorgente inesausta di movimento animatore di tutte le opere degli uomini. Gli incoraggimenti saranno dunque maggiori, quanto è più grande la severa esigenza dell’uso e la dispendiosa difficoltà dell’opera stessa. Qui è dove sovente l’interesse lontano del particolare proprietario, e i presenti e voluminosi ostacoli che si oppongono, debbono essere suppliti dalla mano sovrana che riunisce le forze e rappresenta i diritti combinati della società riunita: dove i premj e le gratificazioni debbono essere con profusione adoperati: dove, per la brevità della vita e il pericolo ed i mali di chi vi travaglia, la scelleraggine a preferenza della innocenza debbe essere confinata.
87. La pesca poi antichissima occupazione degli uomini, principalmente delle nazioni marittime, merita tutta l’attenzione dell’economo politico. Nessun angolo dello Stato deve essere, per quanto è possibile, sottratto dalla instancabile industria degli uomini; tutta la massa di una provincia debb’essere tormentata e commossa dalle opere e dal travaglio. Quanto tributo paghiamo noi a nazioni forastiere per essere dall’acqua alimentati? La pesca è divenuta un oggetto di religiosa economia, e la cupidità degli uomini, che sempre si sottrae dai freni tutti che loro sono imposti, ha saputo trovare il modo di adempiere alle prescrizioni d’una disciplina, e nel medesimo tempo procurarsi un compenso e forse un incentivo alle privazioni che ci sono ordinate. Oggetto principale sarà dunque di sottrarre, coll’aumento della pesca interiore, un tributo che paghiamo ai mari estranei.
88. Finalmente la caccia, prima occupazione degli uomini erranti e selvaggi, debb’essere promossa e mantenuta dove siano animali feroci e dannosi all’agricoltura (all’estirpazione de’ quali il più pronto ed opportuno stimolo sarebbe il premio), e dove siano animali che pelli, peli ed altro ci forniscono per tante varie ed utili manifatture. Dove poi non manchino braccia all’agricoltura, potrebbe esser anche il risparmio di un lusso nocevole. I raffinamenti delle mense consumano l’alimento di molte famiglie, per risvegliare lo stanco palato di un annoiato ed inutile digeritore; il lusso del selvaggiume, sostituito a tali raffinamenti, sarebbe perciò utile col sottrarre dalla distruzione inesorabile d’un cuoco francese il vitto di venti persone.
89. Ma questa occupazione sarà ella riserbata soltanto alla delizia di pochi o permessa a molti? È forse giusto d’interdire a tanti intermedj proprielarj, in favore di qualche enorme occupatore di terra, un trattenimento che almeno dalla mollezza li ritrae, un’arte, immagine di guerra e scuola di costanza, di paziente ricerca e di fortezza, primogenita ed originale del genere umano? E sarà egli utile alla società, al ben pubblico sarà egli necessario (e perchè sian giuste debbono esserlo) il creare in favore di alcuni privati nuove pene e nuovi delitti, e rendere reo il pubblico con penali ordinazioni che non conducono direttamente al bene di quello? Con tutto ciò debbono essere rispettati i divertimenti del principe: eglino sono utili al ben pubblico, perchè conservano il ben essere di chi a tutti lo procura; innocente occupazione, che molti sovrani dalla pompa abbagliante del trono troppo lontano dalla bassa sfera della moltitudine, ha fatti discendere a conoscere l’umile asilo della povertà e della miseria. Che che si pensi delle cacce riservate, sarà sempre vero che l’indistinta permissione in tutti i tempi ed a tutte le persone della caccia degenererebbe in abuso, e che leggi universali su questo oggetto, le quali egualmente assoggettino ed egualmente incoraggiscano, saranno più utili che le leggi private, e sono nell’occasione un fondo lucroso di finanze, meno odioso e meno scoraggiante di molti altri. Dico finalmente in tutti i tempi, perchè se i sentimenti di compassione sono lontani dall’animo degli uomini in favore degli animali tanto a noi dissimili nell’organizzazione e nelle facoltà; se le leggi dell’universo ci dimostrano che la moltiplicazione di una specie sia a spese della distruzione di un’altra, non essendo permessa dalla natural forza e all’equilibrio delle cose che una quantità finita e limitata alla circolazione degli esseri; il nostro interesse però ci consiglia, che noi diamo una tregua agli animali nel tempo che la natura tutta risvegliasi e si risente, per rianimarsi e per rientrare nel vortice della vita e dell’azione.