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in chi li gode, dall’altra accendono e pungono l’animo di chi ne è privo. Il freno principale che meriti questo lusso sarebbe di non permetterne l’ingrandimento, in maniera che la terra, nutrice d’arti e d’uomini, non divenisse oziosa mantenitrice d’inutili cocchieri e d’infruttuosi cavalli. Quando questo lusso sia moderato, meglio è che sia nudrito dai forastieri che dai nazionali, perchè sia rimosso l’esempio d’una terra che a migliori colture potrebbe essere destinata. Vera, ma non universale è la massima, che ogni lusso deve essere nudrito dalle arti e prodotti interni; vera, quando non si escludono vicendevolmente; falsa, quando un tal lusso non possa essere tolto da un paese, e l’alimento di quello si opponga ad una migliore coltura: ma di queste considerazioni sarà più accuratamente detto, ove parleremo del lusso.


Cap. VII — della metallurgia, pesca e caccia.

84. Poche cose restano a dire intorno a queste tre arti primitive per chi, sfuggendo la soverchia prolissità, non pretende d’essere stimato profondo coll’essere noioso. Noi scorreremo dunque rapidamente queste materie, nelle quali la politica ha poca presa e la fisica moltissima.

85. Primieramente ognuno di noi sa di quanta fortuna sia ad una nazione l’esser essa produttrice de’ metalli che furono sempre o i palesi o gli occulti conquistatori dell’universo. L’oro fu sempre l’oggetto de’ voti degli uomini ansanti al possedimento di questo metallo, pegno e rappresentatore dei piaceri e dei tormenti della terra; ma i veri politici hanno sempre veduto meglio essere l’acquistarlo che possederlo in natura: l’acquistarlo suppone moto, azione, fatica, che sono l’anima e la vita d’ogni corpo politico; il possederlo in natura, può dirsi di possedere una droga addormentatrice d’ogni industria e d’ogni travaglio.

Checchessia dell’oro e degli altri metalli preziosi, l’avere il ferro richiamato dalle mani della sanguigna discordia agli usi pacifici delle arti tutte, il vedere su i dorsi ruvidi e scabrosi delle nude montagne volversi flutti di candente metallo, ed illuminare di rosseggiante splendore le nere fucine,