Egloghe (Chiabrera 1608)/VI
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VI.
Vranio.
Movendo per lo campo i passi tardi,
3Come alter capitan guidi l’armento;
Perche si bassi, e si pensosi i guardi
In terra volgi? e pur i piè ti miri?
6Et oltra modo il tuo camin ritardi?
Per aventura Tirsi oggi desiri?
E lui non rimirando hai disconforto?
9E cosi ci palesi i tuoi martiri?
Bizarro mio nostro bon Tirsi è morto;
Per lunga strada di campagne scure
12Lunge da noi nostro bon Tirsi è scorto;
Tù fra le balze de le rupi dure,
O ti dirocca mortalmente; o vero
15Apprestati à soffrir crude venture.
Io poi che più letitia unqua non spero,
Da queste piagge penso far partita,
18Et a più non tornar fermo il pensiero;
Foresta più deserta, e più romita
Sarà mia stanza; il cupo orror di Verna,
21O pur di Falterona havrà mia vita.
Strana cosa a pensar, che ci governa
Morte si ciecamente, e che nel mondo
24Nulla non sia, che le sue leggi scherna?
Tirsi sul fior degli anni ha messo in fondo;
Et alcun poscia lascierà canuto
27Ch'à lui non sarà terzo, ne secondo.
Hor che mi rechi, o farfallin venuto
A volo verso me senza ritegno?
30Oh, la seconda volta ecco starnuto.
Ciò di liete novelle hassi per segno;
Ma sciocco me; non cosi dice Alcasto,
33C'ha ne l'indivinar cotanto ingegno.
Ei mi suole affermar, che'n van contrasto
E che letitia non convien ch'aspetti;
36Io per si dura vita omai non basto;
Lasso, dove sono iti i miei diletti?