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Daf. Se lupo depredava il nostro ovile
          Tirsi dava ristoro alle sventure,
          42Che l’altrui pianto non haveva à vile;
Mel. Se tempesta offendea l’uve mature
          Sempre le nostre lagrime dogliose
          45Del soccorso di Tirsi eran sicure;
Daf. Qual fra la ruta mammole odorose
          Era Tirsi fra gli altri in questa riva,
          48Ma troppo tosto morte il ci nascose;
Mel. Qual fra stagni a mirar fontana viva
          Era Tirsi fra gl’altri in questa piaggia,
          51Ma troppo tosto n’è rimasta priva;
Mop. Limpido rivo, che da monte caggia
          Spruzzando in più zampilli il puro argento
          54Per solitaria via d’ombra selvaggia;
E tra rami di pin soffio di vento
          Quando il celeste can più coce l’erba
          57Non saprebbe adeguar vostro concento.
Su val di Tebro omai voce superba
          In van presume contrastar con voi;
          60A cantor di Firenze oggi riserba
Febo il più singolar de pregi suoi.

VI.
Vranio.



B
IZARRO mio, che sì barbuto il mento

     Movendo per lo campo i passi tardi,
               3Come alter capitan guidi l’armento;
     Perche si bassi, e si pensosi i guardi
               In terra volgi? e pur i piè ti miri?
               6Et oltra modo il tuo camin ritardi?