Edizione completa degli scritti di Agricoltura, Arti e Commercio/Lettera XV

Lettera XV

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LETTERA XV.



Ora che mi lusingo di avere, con tante prove di ragioni e di fatti, tolti dagli animi altrui i dubbj, che la soverchia moltiplicazione del prodotto della seta ne’ paesi stranieri potesse avvilire il prezzo delle nostre piantagioni, veggo molto bene, che alcuni talenti, nati solo per contraddire, tengono in riserbo altre proposizioni, per opporre alle mie. Diranno pertanto eglino, che quando ancora si voglia supporre, che non si possa facilmente raccorre la seta, fuorchè negli accennati climi, comprendono questi tuttavia tanta e così larga parte del mondo, ed una porzione di questa così ben popolata, e di gente fornita, e molto più di noi iudustriosa, che le nostre così belle e lusinghiere speranze rimarranno finalmente deluse.

Io non nego, che non potesse avvenire, che quando per lutta l’ampiezza de’ luoghi [p. 298 modifica]posti sotto prosperi climi nascesse tutta quella quantità di seta che nascer potrebbe, tale non fosse la copia di essa, che oltrepassasse di gran lunga la quantità che si pone in opera. Ma se popolo alcuno venisse mai posto nella necessità d’abbandonarne la coltivazione (il che non avverrà, se prima tutta l’umana generazione non cospiri a non farne uso veruno di seta), egli è certo, che a noi converrebbe essere gli ultimi a lasciarne la cura. Imperciocchè, fuori di ogni contrasto, quella seta è di ogn’altra migliore, la quale più vicina al polo si raccoglie; e la più perfetta in que’ fondi che sono più sterili e più ghiajosi: qualità, che si ritrovano nel Friuli ed in tutto quel paese che ad esso è parallelo, com’è il Trivigiano superiore, il Bergamasco ed il Piemontese. Miglior prova non si potrebbe fare della mia proposizione, che mettendo al paragone sete del Trivigiano alto, e del Friuli con quelle del Polesine o del Padovano; poichè, al confronto, saranno queste tanto più pesanti, grosse ed inferiori, quanto è più pingue quel fondo, ove si nodriscono i bachi, da’ quali vengono prodotte.

Ma perchè non vi sia, chi creda essere questa mia risposta un sutterfugio, per [p. 299 modifica]isfuggire l’obbiezione, dirò che l’Africa non fa un’oncia di seta; che in un lungo tratto dell’Europa non viene coltivata; che poco o nulla di seta dall’Ungheria si ritrae, comecchè dopo la conquista fattane dall’imperadore Carlo VI. molte piantagioni di mori vi fossero state fatte, e si fosse già cominciato a far raccolta di sete. La sperienza de’ passati tempi dimostra, che somiglianti prove non ebbero mai buon effetto, e che mai non saranno ivi grandi gli avanzamenti, essendo questa una produzione ed una manifattura, che non potrebbe stabilirsi che ne’ paesi pacifici, e lontani da ogni romore di guerra. Essendo dunque l’Ungheria soggetta anche ne’ tempi di pace alle incursioni, ed a perpetui disturbi di genti barbare e prepotenti, che con essa confinano, chi potrebbe mai persuadersi, che un popolo bellicoso che nell’abbondanza vive, potesse mai ridursi ad una vita sedentaria e frugale?

Le sete siciliane, quelle del regno di Napoli, le spagnuole, e quelle della Turchia europea, essendo tutte d’inferiore qualità e pesanti, ad altro non possono servire, che a fare de’ drappi grossi, poco nobili e grievi. Di queste però si servono per trame così i Francesi, come gl’Inglesi, e gli Olandesi; [p. 300 modifica]così pure i Genovesi, i Fiorentini, i Lucchesi e i Veneziani: al qual uso servono anche le chinesi, persiane, bengalesi, ed altre provenienti dall’Oriente. Quanto più abbondanti pertanto e più ricche sono le raccolte ne’ paesi suddetti, tanto maggior copia occorre de’ nostri orsoj per le orditure, non solo agl’Inglesi ed agli Olandesi, ma a’ Francesi medesimi, a’ quali le loro provincie meridionali non somministrano quanto abbisogna di sete nobili e fine per le loro manifatture.

Quantunque mi sembri di avere abbastanza provato, non vi essere altro che l’Italia fra tutti i paesi, che possa dare provvedimento a tutta l’Europa di sete nobili e fine, e principalmente di orsoj, che organzini dagli oltramontani vengono chiamati; pure per comprovarlo col più sodo ed incontrastabile fondamento, addurrò la nota delle merci che in Amsterdam si vendono, la quale città è universalmente noto essere il mercato universale di tutto il mondo. Tradurrò fedelmente i prezzi, colle differenze che comunemente corrono in Amsterdam, i quali vengono continuamente stampati colle loro variazioni a notizia universale; riporterò solo quelli delle sete, come l’unica merce che [p. 301 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/301 [p. 302 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/302 [p. 303 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/303 [p. 304 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/304 [p. 305 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/305 [p. 306 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/306 [p. 307 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/307 [p. 308 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/308 [p. 309 modifica]Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/309