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decimaquinta 287

gire l’obbiezione, dirò che l’Africa non fa un’oncia di seta; che in un lungo tratto dell’Europa non viene coltivata; che poco o nulla di seta dall’Ungheria si ritrae, comecchè dopo la conquista fattane dall’imperadore Carlo VI. molte piantagioni di mori vi fossero state fatte, e si fosse già cominciato a far raccolta di sete. La sperienza de’ passati tempi dimostra, che somiglianti prove non ebbero mai buon effetto, e che mai non saranno ivi grandi gli avanzamenti, essendo questa una produzione ed una manifattura, che non potrebbe stabilirsi che ne’ paesi pacifici, e lontani da ogni romore di guerra. Essendo dunque l’Ungheria soggetta anche ne’ tempi di pace alle incursioni, ed a perpetui disturbi di genti barbare e prepotenti, che con essa confinano, chi potrebbe mai persuadersi, che un popolo bellicoso che nell’abbondanza vive, potesse mai ridursi ad una vita sedentaria e frugale?

Le sete siciliane, quelle del regno di Napoli, le spagnuole, e quelle della Turchia europea, essendo tutte d’inferiore qualità e pesanti, ad altro non possono servire, che a fare de’ drappi grossi, poco nobili e grievi. Di queste però si servono per trame così i Francesi, come gl’Inglesi, e gli Olandesi;

Zanon. Vol. II 19