Edizione completa degli scritti di Agricoltura, Arti e Commercio/Lettera X
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LETTERA X.
Avendo esposto a VV. SS. Illustrissime, quanto prosperamente riuscito sia a diversi principi di arricchire i sudditi loro colla produzione della seta; ragion vuole che riferisca ora i vani sforzi di quelli, che inutilmente tentarono, e tentano tuttavia di procurare a’ proprj stati cotanto bene. Incomincierò dal render conto di quelle ragioni, che assolutamente lo impediscono: indi passerò alle ragioni economiche, e comproverò ogni cosa con manifeste, e replicate sperienze. Finalmente rivolgerà il mio discorso a quelli de’ nostri compatriotti, i quali hanno sino al presente con loro particolare e pubblico danno cotanto trascurato di trarre profitto da questo preziosissimo, e specialissimo dono della natura. Dimostrerò loro chiaramente, ch’essendo i più sterili fondi i più atti a produrre squisitissima seta, questa può facilmente propagarsi nella maggior parte del Friuli, dove la divina providenza operò quel miracolo, di cui parla Sidonio Apollinare; scrivendo che colui, il quale fa nascere dalla sterilità l’abbondanza, fa in terra un’opera celeste. Sonovi di fatto alcuni, i quali osservando gli studj, e le diligenze, che fanno presentemente quasi tutti i principi oltramontani, per introdurre ne’ loro paesi la seta, sbigottiscono anche i più infervorati nella piantagione de’ mori; facendo sospettare, che inutile si renda la spesa e la fattura, o almeno si avvilisca il prezzo della seta. S’aggiungono a questo le frequenti relazioni delle Gazzette, de’ Mercurj, e de’ Giornali, che di piantagioni di mori, di altre industrie, ed opere fanno menzione. Comincierò da questo capo ad abbattere un così fatto irragionevol timore colle mie osservazioni, le quali però da sè sole forse non avrebbero peso veruno, se rinvigorite non fossero dalle sperienze, da moltissimi fatti, e da rispettabili autorità, e degne di tutta la fede. Per distruggere dunque sì fatti dubbj, e riaccendere quel coraggio, che a poco a poco va scemando, vengoa lla prima prova; cioè, che in diversi paesi sieno per riuscire inutili tutti que’ tentativi, che si vanno facendo per rapirci, e per non Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/207 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/208 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/209 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/210 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/211 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/212 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/213 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/214 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/215 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/216 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/217 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/218 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/219 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/220 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/221 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/222 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/223 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/224 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/225 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/226 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/227 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/228 Pagina:Collezione-di-opere-scelte-di-autori-Friulani (Antonio Zanon).djvu/229 lungo tempo, e di là finalmente levati serviranno per ultima utilità al fuoco”.
Segue l’autore a prescrivere il metodo che deve tenersi per ridurre la scorza de’ mori allo stato di cavarne il lino, e nel medesimo capo parla di molte altre utilità di questa pianta, come dell’uso che si fa de’ suoi rami per formarne de’ cerchi per le boti; de’ boschetti di mori chiusi per nodrire i conigli; della foglia che cade a terra da queste piante sul fin della state, la quale conservata serve ad ingrassare mirabilmente i porci, e de’ frutti del moro sì utili al pollame. Io ho giudicato bene d’interrompere il filo di questa storia con questa utile digressione, onde possano VV. SS. Illustriss. raccogliere, che non è vero il discorso che il nostro scrittore ha fatto, conchiudendo che dovunque allignano i mori ivi riesca la seta; dacchè la providenza, che non ad ogni paese, nè ad ogni clima accordò questo prodotto, siccome più chiaramente vedremo nelle seguenti lettere, diede al moro, che alligna anche dove la seta non può riuscire, altre facoltà, onde l’uomo servirsene potesse a diversi usi della vita.
Nella seguente lettera ripiglieremo il nostro argomento, mentre intanto col solito rispetto mi confermo.