Edipo Coloneo (Sofocle - Giusti)/Atto terzo/Scena III
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SCENA III.
i detti senza ANTIGONE.
edipo.
Me misero!
O me misero!
creonte.
Or più de’ passi tuoi
Sostegni tali non avrai. — Speravi
Trionfar della patria e degli amici,
Per comando de’ quali io così adopro
Benchè sovrano. Or, se tu puoi, trionfa.
Imparerai col tempo, io te n’accerto,
Che de’ tuoi fidi il consigliar sprezzando
Al tuo meglio nè pria, nè di presente
Ben provvedesti; e che funesta sempre
A te fia l’ira che frenar non sai.
coro.
Stranier, ti arresta.
creonte.
Niun mi tocchi.
coro.
Invano
Speri fuggir se libera non lasci
La rapita fanciulla.
creonte.
A maggior preda,
Tu mi costringi; nè sarò contento
Di quella sola.
coro.
E che più far pretendi?
creonte.
Costui trar meco a forza.
coro.
Empio favelli.
creonte.
Lo farò, se il Signor di questa terra
Nol vieta.
edipo.
O detti audaci! ed oseresti
Pur di toccarmi?
creonte.
Taci tu.
edipo.
Se muto
Non mi fan queste Dee, no che non voglio
Tacer, ma voglio maledirti, o perfido,
Che a me la figlia mia l'unico lume
D’un cieco ài tolto. O tu, che tutto vedi,
Divo Sole, a costui e alla sua schiatta,
Prego, concedi di giugnere a lunga
Orba vecchiezza traendo una vita
Pari alla mia!
creonte.
L’udiste, o Cittadini
Di questa terra?
edipo.
Essi odono del paro
E Creonte ed Edipo, e testimoni
Ne son che all’opre tue sole parole
Oppongo.
creonte.
L’ira più non freno. Io solo,
E ben che vecchio a forza il trarrò meco.
edipo.
O me infelice!
coro.
Temerario sei
Se cotanto presumi.
creonte.
Il voglio.
coro.
Ed io,
Se lo farai, non chiamerò più Atene
Invincibil cittade.
creonte.
Sempre il giusto,
Ancor che debil, vince il forte.
edipo.
Udiste?
coro.
Nulla, credi, otterrà.
creonte.
Soltanto Giove
Lo sa non tu.
coro.
Quale insulto?
creonte.
Sia pure
Insulto il mio; ma sopportarlo è forza.
coro.
Popolo, e primi voi dell’ateniese
Contrada, uscite accorrete volate,
Ch’ei del giusto il confin trascese.