Ecco il pomposo augel, ch'al novo giorno
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Peregrino usignuol, s'avien che sia | Eran qui due, l'una d'un parto solo | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Poesie varie (Marino)/Versi morali e sacri
xx
memento, homo, quia cinis es
Ecco il pomposo augel, ch’al novo giorno
spiega il gemmato suo vario monile,
quasi di fior, quasi di stelle adorno
picciolo cielo ed animato aprile.
Ma, mentre incontro al Sole Iri gentile
spande il bell’arco ambizioso intorno,
vòlto a la parte sua piú bassa e vile
rompe la rota e muta il fasto in scorno.
Quindi ancor io, che poca polve e frale
scorgo, parte di me, sospiro e piango,
e de l’umano orgoglio abbasso l’ale.
E, confuso nel duolo in ch’io rimango,
dico a me stesso: — Il superbiar che vale,
statua, che ’l capo hai d’oro e ’l piè di fango? —