Ecce Homo/g) Al di là del bene e del male. Preludio d'una filosofia dell'avvenire

g) Al di là del bene e del male. Preludio d'una filosofia dell'avvenire

../f) Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno ../h) Genealogia della morale. Scritto polemico IncludiIntestazione 9 dicembre 2016 100% Da definire

Friedrich Nietzsche - Ecce Homo (1888)
Traduzione dal tedesco di Aldo Oberdorfer (1922)
g) Al di là del bene e del male. Preludio d'una filosofia dell'avvenire
f) Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno h) Genealogia della morale. Scritto polemico
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g) Al di là del bene e del male.

Preludio d’una filosofia dell’avvenire.


1.

Il còmpito per gli anni seguenti era fissato con la massima precisione. Finita la parte affermativa del mio còmpito veniva ora la volta della metà negativa, nella parola e nell’azione: l’inversione di tutti i valori che avevano avuto corso fino allora, la grande guerra, l’evocazione d’un giorno decisivo. È compresa in questo periodo una lenta ricerca di nature simili alla mia, di nature che, forti della loro energia, mi prestassero mano nell’opera di distruzione. Da allora, tutti i miei scritti sono come ami: forse me ne intendo meglio che qualunque altro, di ami?.... Se nulla abboccò, la colpa non è mia. Mancavano i pesci....


2.

Quest’opera (1886) è, nell’essenza, una critica della modernità — non escluse le scienze moderne, le arti moderne, e perfino la politica moderna — e dà anche delle indicazioni su di un tipo opposto, tutt’altro che moderno, un tipo distinto, affermativo. [p. 109 modifica]

In questo senso, il libro è una «Scuola del gentilhomme» considerato il concetto in un senso più intellettuale e più radicale di quel che s’è fatto finora. Bisogna aver del coraggio in corpo, anche semplicemente per tollerare quest’interpretazione; bisogna non aver imparato a conoscere la paura.... Tutte le cose di cui la nostra epoca va superba sono considerate come in contraddizione con questo tipo, quasi come «cattive maniere»: per esempio, la famosa «oggettività», la «compassione per chiunque soffre», il «senso storico» con la sua sommissione al gusto straniero, con la sua banalità di fronte ai petits faits, lo «spirito scientifico».

Se si pensa che il libro segue alla pubblicazione del «Zarathustra», s’indovina fors’anche il regime dietetico cui deve la sua origine. L’occhio abituato da una immensa costrizione a guardare lontano — Zarathustra ci vede anche più lontano che lo czar — è costretto qui a volgere uno sguardo acuto alle cose più vicine, al tempo, a ciò che gli sta attorno. In tutti i dettagli e sopratutto nella forma, si troverà un uguale, volontario allontanamento dagli istinti che resero possibile la creazione d’un Zarathustra. Vi si nota la raffinatezza nella forma, nelle intenzioni, nell’arte del tacere, la psicologia vi è trattata con una durezza e una crudeltà volute; non c’è, nel libro, una sola parola di bontà.... Tutto ciò riposa: chi potrebbe indovinare, in fine, che genere di riposo richieda uno spreco di bontà come quello del «Zarathustra»?.... Teologicamente parlando — attenti! perchè non è frequente che io parli da teologo — fu dio stesso che, finito il suo lavoro e assunta la forma di serpente, si mise ai piedi dell’albero della conoscenza: così egli si riposò dell’esser dio. Aveva fatto tutto troppo bene.... Il diavolo non è altro che l’ozio di dio, ogni sette giorni....