Donne illustri/Donne illustri/Gaspara Stampa

Gaspara Stampa

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Donne illustri - Ninon de Lenclos Donne illustri - Tarquinia Molza

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(1523-1554)



CC aspara Stampa non mutò amori, come Ninon de Lenclos; n’ebbe uno solo e sì forte, che bastò a farla morire. Alcuni, veggendola finir di spasimo a trentun’anno, sospettarono di veleno: ma più violenta d’ogni veleno fu l’empietà del conte Collaltino di Collalto.

Questo signore era bello


.... di vago e dolce aspetto
Di pelo biondo e di vivo colore
Di persona alta e di spazioso petto.


Bellissima la Stampa; milanese per sangue e padovana per [p. 58 modifica] nascita, accoppiava il fulgore della bellezza lombarda all’avvenenza veneta. Egli era figlio di una poetessa, nobile dei Mocenigo, e poeta anch’egli; ella poetessa gentile, e davvantaggio egregia suonatrice di liuto, e mirabile nel canto. Egli amava il piacere, ma anche la gloria; ella non aveva che una passione: l’amore:


La mia vita in lui vive ed in me muore


Le felicità di questa donna furono rare e brevi. In mezzo alla gioia aveva tristi presentimenti:


Nel mezzo del mio cor spesso mi dice
Un’incognita tema: O miserella,
Non fia il tuo stato gran tempo felice.


La prima sua rivale fu la gloria dell’armi. Collaltino andò a servire Arrigo II di Francia; onde ella cantava:


Felice è quella donna a cui gli Dei
Han dato amante meno illustre in sorte
E men vago di spoglie e di trofei!
O per me poco avventurosa Francia!
Oh bel paese avverso a’ miei desiri,
Che impallidir mi fai spesso la guancia.


Dettava poi questo bellissimo madrigale al suo dipartire.


Il cor verrebbe teco
Nel tuo partir, signore,
S’egli fosse più meco,
Poi che cogli occhi tuoi mi prese amore.
Dunque verranno teco i sospir miei,
Chè sol mi son restati,
Fidi compagni e grati
E se vedi mancarti la lor scorta,
Pensa ch’io sarò morta.

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Temeva per lui, e desiderava essergli vicina per difenderlo dai colpi dei nemici:


Vedendo scender qualche colpo crudo,
O pregherei Amor che lo schifasse
O io del corpo mio gli farei scudo.


Collaltino combattè per Francia sotto Bologna, sotto Siena, e con Pietro Strozzi alla Mirandola, e il fumo dell’artiglieria guastava le illusioni dei miraggi dell’amore. La passione eccessiva lo annoiava. Egli era scortese ed aspro con sì leggiadra e gentile amica:


.... Dall’empio mio signore stesso
Con queste proprie orecchie dir mi sento
Che tanto pensa a me quanto m’è presso;
E partendo, si parte in un momento
Ogni memoria del mio amor per esso.


Non soffriva che mostrasse troppo amore, o gelosia, nè che si scusasse:


Poi che da voi, signor, m’è pur vietato
Che dir le vere mie ragion non possa
Per consumarmi la midolla e l'ossa
Con questo nuovo strazio o non usato;
Finché spirto avrò in corpo ed alma e fiato,
Finché questa mia lingua averà possa,
Griderò sola in qualche speco o fossa
La mia innocenza, e più l’altrui peccato.


Ma per piangere e sospirare che facesse, non lo [p. 60 modifica] impietosiva; ond’ella mettea di mezzo anche il fratello di lui Vinciguerra:


                                        Io non desìo
Da lui se non che mi dica in due versi;
Pena, spera ed aspetta il tornar mio;
Se ciò m’avvien, i miei sensi dispersi
Come pianta piantata appresso il rio
Voi vedrete in un punto riaversi.


Finalmente, per vincerlo con arte di guerra, raccolse tutte in un fascio le sue rime, a vedere se così unite potessero espugnarlo; ma non riuscì; talora ella si riduceva a pensieri non meno mesti, ma più saggi; e confortata, forse da una santa monaca, Virginia o Angelica Negri di Castellanza presso Gallarate (di cui resta una lettera ascetica a lei, assai bella):


Mesta e pentita de’ suoi gravi errori
E del suo vaneggiar tanto e sì lieve,
E d’aver speso questo tempo breve
Della vita fugace in vani amori,


si volgeva per misericordia a Chi era nato per la salute degli uomini, ed esclamava:


Dolce Signor, non mi lasciar perire!


Ma la vita era consunta. Parlandosi già del matrimonio che Collarino strinse tre anni dopo con la marchesa Giulia Torcila, Gaspara non resse al dolore dell’abbandono, e morì.

Nel castello di Collalto, già spiritato dalla Donna bianca, [p. 61 modifica] uccisa per la gelosia di una De Camin maritata in Collalto, apparve forse talora anche l’ombra della Stampa; e Collaltino morì, e la sua vedova si dimenticò di lui, e sposò il conte Antonio di Collalto.

Le rime della Stampa furono raccolte da sua sorella Cassandra e intitolate a monsignor Della Casa, che, come lei, infondea nuovi spiriti nella poesia petrarchesca. Una dama illustre, Luisa Bergalli Gozzi, le ristampò in Venezia nel 1738; e ai nostri dì quel gentile spirito del Carrer romanzeggiò gli amori della povera poetessa che ebbe fato simile a Saffo. Senonchè riuscì meglio a ritrarre la vita letteraria e artistica del tempo che le impressioni dell’anima innamorata; e forse ci voleva la penna di colei che scrisse Elle et lui per ridestar le fiamme di una passione un poco freddata dai contorcimenti della lingua del cinquecento. E poi, appena a Rousseau venne fatto di dar idea degli strazi dell’anima femminile. La donna sola può equamente e pienamente dipinger sè stessa.