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52 | Donne illustri. |
siva; ond’ella mettea di mezzo anche il fratello di lui Vinciguerra:
Io non desìo
Da lui se non che mi dica in due versi;
Pena, spera ed aspetta il tornar mio;
Se ciò m’avvien, i miei sensi dispersi
Come pianta piantata appresso il rio
Voi vedrete in un punto riaversi.
Finalmente, per vincerlo con arte di guerra, raccolse tutte in un fascio le sue rime, a vedere se così unite potessero espugnarlo; ma non riuscì; talora ella si riduceva a pensieri non meno mesti, ma più saggi; e confortata, forse da una santa monaca, Virginia o Angelica Negri di Castellanza presso Gallarate (di cui resta una lettera ascetica a lei, assai bella):
Mesta e pentita de’ suoi gravi errori
E del suo vaneggiar tanto e sì lieve,
E d’aver speso questo tempo breve
Della vita fugace in vani amori,
si volgeva per misericordia a Chi era nato per la salute degli uomini, ed esclamava:
Dolce Signor, non mi lasciar perire!
Ma la vita era consunta. Parlandosi già del matrimonio che Collarino strinse tre anni dopo con la marchesa Giulia Torcila, Gaspara non resse al dolore dell’abbandono, e morì.
Nel castello di Collalto, già spiritato dalla Donna bianca,