Dolcezze/Il fanciullo suicida
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«A Torino, un fanciullo di quindici anni si gettava dalla finestra, disperando di raggiungere i suoi alti ideali».
I
I suoi compagni non avean chimere,
non nutrivano in cuore ardite voglie,
erano tante piccolette foglie
fiorite in un medesimo verziere.
5Ma il fanciullo, sdegnoso, nelle altere
luci sognava di abbaglianti soglie,
ed attendea la pura man che coglie
fiore da fiore ne le primavere.
O il sogno vano! L’anima impotente,
10ruggiva de la sua tetra sconfitta,
e il cuore, oh il cuore, lagrimava sangue!
Il bimbo disperò perdutamente,
e la debole fibra derelitta
sentì costretta da insaziabil angue.
II
15Oh, la gloria e la morte, in loro arcano
fascino hanno le illusioni istesse!
Quanta di sogni ardimentosa messe
nasce in un cielo e muore in un pantano!
Quietamente il bimbo a morte elesse
20la giovinezza sua fiorente in vano
ne l’estasi d’un sogno sovrumano
che la fantasiosa anima eresse.
Una sera, s’uccise. Ne l’azzurro
passava e ripassava un’allegria
25di rondini. S’udì nell’aria un pianto,
un grido, un tonfo sordo, un gran susurro
di popolo dolente... Ne la via
come il suo sogno, egli si giacque, infranto.