Follie

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Il fanciullo suicida Scritto sopra una lama


 

Madonna, in vano anelo
vostre dolci parole;
per me non v’è più sole,
per me non v’è più cielo.

5Io sono come avvolto
in un sogno, in un sogno
triste; io non agogno
più nulla; io non ascolto

più nulla. Il cuore trema
10a volte, forte: io penso
che sia la fine, io penso
l’unione suprema.
. . . . . . . . . . . . . . . . . .

Oh la piccola bara,
15ricordo, i tetri cerei
e gli arazzi funerei,
e poi la folla ignara

e la dolente, l’organo
molle e profondo, i chini
20frati benedettini
che par da terra sorgano

ne la penombra delle
colonne, fra gli altari
fiammeggianti, con vari
25aspetti; e le sorelle

candide, per i banchi
lunghi, oranti, soave
coro, ne la lor grave
veste e la corda ai fianchi,

30e tu, e tu, mio amore,
piccola, fra le rose
che la mia mano pose
su la fronte, su ’l cuore,

ne le mani conserte,
35sopra i piedini lievi
— e tu non le vedevi
con le pupille aperte —

rose dovunque, fra i
capelli ch’io non sciolsi,
40capelli per cui colsi
rose odorate mai,

su la bocca che rise,
che rise e poi si tacque
come gorgoglio d’acque
45d’un sùbito divise,

su gli occhi dolci, avvinti
da una visione
ignota e poi corone,
di gigli, di giacinti,

50una pioggia di petali,
e tu, e tu, mio amore
che godevi nel cuore
d’una gioia secreta

intensa, immensa e pura!
55O morta ch’eri in cielo
e nel mio cuore anelo
di te, di te, creatura,

per cui arsero tutte
le mie fiammee voglie
60e cadder come foglie
le speranze distrutte.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

E poi la terra breve,
il cipresso diritto
65come lancia, lo scritto
sopra il marmo di neve,

la croce che non seppe
Gesù, le spine, i chiodi,
i pianti che non odi
70di chi, di chi non seppe

adorarti a bastanza
e le tombe e i cipressi
immobili lungh’essi
i viali ove danza

75monna Morte ghignando,
e i cancelli che stridono
a ogni bara, a ogni grido
lugubre a quando a quando,

i fiori gialli che
80il morto volle seco
per dirsi: «altrove io reco
fiori di terra», e

le lampadette, stelle
di cimitero, tetre
85su le gelide pietre,
lugubri sentinelle,

e le grandi, notturne
ali, solcanti l’ombra
paurosa che ingombra
90le tombe, i marmi, le urne...

Madonna, perdonate
se vi pensai, se forse
troppo il pensiero corse.
Madonna, perdonate.

95Io vi vidi, tranquilla
in una bara, morta,
e vi sognai risorta
e il sogno ancor m’assilla

onde vano è il martoro
100che l’anima dilania,
insana è questa smania
per le tue ciglie d’oro,

per le pupille gravi
di ombre, or nella morte
105profondamente assorte
come quando sognavi,

per la tua bocca rossa
che non ho mai baciata
e che pure m’ha data
110la dolorosa scossa,

per le tue mani stanche,
per le tue mani molli
che toccare non volli
(erano tanto bianche!),

115per la voce che mai
non seppi, per i gesti
ignoti, per le vesti
che avevi e che ora avrai

nella semplice bara
120fiorita; in somma tutto
amo di te, il mio lutto
sei tu, piccola cara!
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Ohimè, dolce Madonna,
125perdonate se forse
troppo il pensiero corse
pensandovi, Madonna.

Voi siete il Sole, io sono
un pazzo che lo segue
130e non concede tregue
allo spirto mai prono,

e come suo bagliore
i cieli azzurri infiamma,
s’agita la gran fiamma
135del mio inutile amore!