Documenti umani/Una voce
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UNA VOCE.
“La solitudine ed il silenzio mi circondano. Gli uomini fuggono il mio consorzio. Io sono diventato un oggetto di scherno e di pietà per i miei simili. Essi non ascoltano le mie parole, il vento dell’oblio le disperde come il turbine del tempo disperde via, l’uno dopo l’altro, i
giorni irrevocabili....
“La neve antica imbianca i miei rari capelli; fu un tempo che essi biondeggiavano folti come spiche mature. Le mie messi son fatte, ed un’altra Falciatrice ha compito dintorno a me l’opera sua. Tutta la stirpe dei miei è scomparsa; simigliante alla quercia che il novembre ha spogliato di ogni sua fronda, io resto, rigido tronco torcente le braccia sotto il cielo impassibile.
“Quanti inverni hanno scavato le rughe della mia fronte? Quante vite si sono spente dinanzi a me?... Non ne conosco più il numero. Le fila di mille avvenimenti trascorsi si tessono nella mia memoria; io ho visto le guerre e le paci, le feste dei potenti e le rivoluzioni dei deboli, le carestie e le abbondanze, gli esodi e le pestilenze; ho visto siccidi inverni ed estati piovose, vizii premiati e virtù neglette; ho visto il cieco avvampare delle passioni, l’accorto tramare degli interessi, le lacrime unirsi ai sorrisi, gli eroismi alle viltà; ma ho visto sopra ogni cosa uno spettacolo uniforme, quotidiano, immancabile: l’eterno spettacolo della morte.
«I miei parenti, l’uomo che mi generò, la donna che mi portò nel suo grembo, questi esseri che mi dettero la vita, che mi trassero dalla notte profonda dell’Inesistente, che mi trasfusero il loro sangue, che mi soffiarono il loro spirito, questi esseri sono spariti, io li ho visti l’uno dopo l’altro morire. I miei figli, le creature che sono uscite da me, la mia stessa vita continuata in un’altra compagine di muscoli e d’ossa, i miei figli sono scomparsi; io li ho visti uno dopo l’altro morire. Da una parte e dall’altra il filo che mi legava ad esseri viventi si è rotto; quelli che sorressero i miei primi passi, quelli ancora i cui primi passi io sorressi, chiusero gli occhi al sorriso del sole. E intorno a me ogni altra vita si è spenta: i miei fratelli, compagni della mia fanciullezza; la donna che io elessi fra tutte, la madre dei miei figli; i miei amici, fratelli del cuore; tutti, tutti scomparsi.
“Nei giorni remoti della gioventù, tra il primo agitarsi della attività dello spirito, alzando gli occhi lontano, sulle alture della maturità; più lontano, più lontano ancora, sulle vette della vecchiezza, io mi domandavo quali meraviglie si sarebbero offerte all’avido sguardo, quali infiniti orizzonti mi si sarebbero dischiusi, che fantastici miraggi avrebbero popolato gli spazii. A quelle alture lontane io pervenni; più su, alle ultime cime che parevano inaccessibili la rapida età mi ha innalzato più presto che dal piano l’occhio inesperto non giudicasse; e appena se sopra tanta altezza il sole getta i suoi ultimi raggi. Su per l’erta faticosa, che cosa ho veduto? Io ho veduto i miei compagni cadere. A quando a quando, fra l’una e l’altra dipartita, un panorama più vasto ma più confuso mi si è presentato dinanzi: il vento, la pioggia, le nebbie, le nevi hanno più spesso distratta la mia ammirazione.
“Sull’eccelsa vetta ove son giunto, un freddo polare agghiaccia il mio sangue, il disco del sole già rasenta l’orizzonte, e l’ombra livellatrice invade la sottoposta pianura. Se io chino gli sguardi alla strada percorsa, se aguzzo gli sguardi, io distinguo le tombe di cui essa è disseminata, le tombe disposte in lunghissime file, come colonne miliari. Là sotto la terra greve, oppresse, schiacciate, stanno le forme esanimi nella rigida posa in cui le mirai per l’ultima volta....
“Voi che passate gonfii di superbe speranze, leggieri d’anni e di cure, udite; io ho visto i sudori delle agonie imperlare le pallide fronti; io ho visto le labbra bagnarsi di spume; io ho visto gli immobili sguardi degli occhi stravolti sotto le ciglia vischiose; io ho visto le bocche aperte come per l’avida sete dell’aria; io ho visto le rigide pieghe delle lenzuola ricoprenti i corpi accasciati.... Io ho passate le lunghe notti delle veglie alla triste luce dei ceri consunti, io ho udito il cupo martellare sulle bare che si chiudono, io ho aspirato l’acre odore della terra frescamente rimossa per ricettar le sue prede....
“Voi avete occhi e non vedete; voi avete orecchi e non udite. Sul vostro cammino, se voi incontrate un convoglio funerale, voi torcete lo sguardo; voi non pensate che fra le assi inchiodate un cadavere è disteso con le braccia raccolte sul petto, voi non pensate che l’oscurità circonda quegli occhi pur dianzi dischiusi alla luce, che l’aria manca a quelle labbra pur dianzi aperte al respiro....
“Si muore! Nella tarda età o nella fresca, in alto e nel basso, l’Impassibile falcia le sue spiche con moto uniforme; e che cosa sono le diecine degli anni dinanzi all’eternità del sepolcro?
“Si muore! Tutte le gioie e tutti i dolori, le speranze, gli sconforti, le passioni, i fastidi, tutto finisce nell’ultimo sonno; e perchè degnare di pensieri e di cure ciò che è condannato a perire?
“Si muore! E sapete voi soltanto ciò che diverrà di voi quando il vostro cuore avrà cessato di battere, quando il vostro sangue si aggrumerà nelle vene?...
“La vita è il transitorio, è il contingente; la vita è l’ora che scocca e che passa, è l’onda che spira alla riva, il lampo che brilla e si spegne. Voi che vi afferrate ad essa, voi che ne ricercate avidamente la poca gioia bevendone la tanta amarezza, voi siete nel falso. — O figli degli uomini, canta il salmista, fino a quando vi starete col cuore aggravato? E perchè amate la vanità e andate in cerca della menzogna?
“Non un giorno, non un’ora voi fissate lo sguardo all’avvenire immancabile, voi meditate il problema del vostro destino. Voi non vi dite l’unica cosa memorabile: la morte mi aspetta, io sono destinato a perire, il mio spirito, questo specchio che riflette l’universo, sarà distrutto.... voi non v’inquietate del minaccioso poi; e deridete chi per voi se ne inquieta....
“Il sonno verace, il sonno rivelatore vi ammonisce talvolta; voi sentite un freddo guadagnarvi ogni fibra, la spaventosa immobilità cadaverica impietrarvi le membra, il respiro esalare, la tenebra fosca avvolgervi tutti.... Voi siete morti, e un lungo, un infinito terrore preme sui vostri petti; eterno è il buio ed il silenzio.... Non appena destati, non appena il primo raggio di luce sorrida, la vita vi riprende, la menzogna torna a sedurvi; l'orgoglio invade le anime già timide, una sfida superba sale alle labbra già mute....
“Se l’ora dell’angoscia scocca per voi, se l’unghia del dolore vi lacera le carni; ecco ogni ardire si fiacca, la viltà vostra vi fa abbassare la fronte e piegare i ginocchi; allora, allora soltanto voi tendete le mani congiunte ad un cielo prima schivato.... Cessi il dolore, scomparisca il pericolo, lo scettico o l’indifferente sorriso errerà nei vostri sguardi.
“O ciechi affidamenti! o folli aberrazioni! Dal primo istante di vita, voi portate il vostro proprio lutto; fin dalla culla i vostri piedi stanno sulle soglie della morte. Il tempo v’inghiotte istante per istante; come le goccie d’acqua della clepsidra i vostri giorni se ne vanno l’un dopo l’altro; invano tentereste di arrestarne uno solo, voi potete soltanto contarli — e quando essi saranno tutti trascorsi, saranno fatti eguali all’attimo alato. Voi chiederete appena: Qual’ora è? — e la voce dell’Ignoto risponderà: L’Eternità....
“O uomini, o miei fratelli, mettete la vostra mano nella mia. Essa è scarna e tremante; nondimeno non chiede un appoggio. Io voglio guidarvi, io voglio farvi mirare uno spettacolo nuovo.
“Nella solitudine nuda, quando nessuna cosa attrae l’occhio sulla terra, gli sguardi amano errare per le plaghe del cielo. Le nuvole vagabonde v’intrecciano i loro corsi: ed ecco in quelle forme ed in quelle colorazioni sono tutte le imagini del mondo. Tal fiocco leggiero naviga tranquillamente nell’azzurro, come nave cui sieno propizie le onde; tali plumbei ammassi spumosi sono un mare flagellato dalla tempesta. All’alba, piccole forme dorate, come alati messaggieri, dispiegansi alla luce saliente; al tramonto, fosche vampe si slanciano dall’occidente, si perdono in una caligine densa, come se l’orbe s’incendiasse. E sono ancora candori abbaglianti, come di campi nevosi, come di giogaie iperboree; e sono ancora immense fuliggini, come tediose tele di ragni colossali; e sono ancora monti di porpora e d’oro, miserabili cenci sdruciti, scaglie opaline di madreperla, ghirlande di rose, mucchi di sassi. Sorgono dall’ampia cerchia dell’orizzonte mutevoli forme: linee ondulate di lontane colline, picchi superbi, rocche munite; aerei ponti si slanciano arditi, lunghi fiumi serpeggiano, isole e continenti si formano. Non reclinereste voi la stanca testa su quel morbido, voluttuoso guanciale? Qual pastore guida quell’armento sterminato? Di che sangue è tinta quell’immensa spada gocciolante?... Cozzano formidabili Titani, gonfi d’odio e di livore; s’intrecciano ali leggere che l’amore sospinge.... E tutto questo è un po’ di vapore, un soffio: i monti s’adeguano, le rocche crollano, le rose si sfrondano, le spade si spezzano; tutto svanisce e tutto ricomincia.... Simigliante è lo spettacolo della vita; nel mare dell’essere tutto è soffio, è parvenza....
«Anch’io, anch’io misi un gran prezzo a tutto ciò che vi preme di più, anch’io amai e odiai, anch’io sognai la potenza e la gloria. Un po’ del mio cuore è rimasto da per tutto lungo la strada, e la mia memoria è popolata e rumorosa come un alveare.... Dov’è la casa che mi vide nascere, il tetto che riparò la mia culla, il focolare intorno al quale il mio spirito cominciava a destarsi, sognando di fantasmi e di eroi? Distrutta, lontano! Dove sono i fiori che l’amore falciava nella stagione felice? Appassiti, dispersi.... O lacrime invano versate! O più vani sorrisi! Che cosa avanza di tante energie? Delle rughe sulla mia fronte, che in breve spariranno con me....
“Come nel profondo silenzio i suoni più flebili acquistano una straordinaria intensità: l’aliare di un insetto, il cader d’una fronda; così all’occhio di chi vede la morte vicina le cose più trascurate hanno sole un alto valore. Non più gl’interessi che si chiamano grandi, non più le passioni che si dicono forti hanno seduzioni per me. Savio era Lemminkainen, l’eroe che, partito ad espugnar la Pojola, vinto a mezza via dalla noia, dalla paura e dal dolore, si fabbricò un nero cavallo fatto di fastidii, con una briglia composta di giorni tristi ed una sella d’angosce, e se ne tornò presso la madre. La madre è la natura, e sono le sue semplici vicende, il nascere e il morire del giorno, il germogliare e l’appassire del verde, le cangianti voci del vento e del mare, le sinfonie delle colorazioni, l’accendersi e lo sfolgorare degli sguardi astrali che lo spirito mio ansioso segue.
“Interrogate, o voi cui morde l’enimma, questa infinita natura, sempre varia ed identica sempre: forse intorno a voi purissime essenze aleggiano irrequiete, dolenti della vostra trascuranza; forse in ogni atomo vibra una vita che vuol esser compresa.
“Interrogate, interrogate la storia, chiedete ad ogni religione la sua filosofia, aspirate ad un olimpo, ad un nirvana, ad un paradiso. Mille risposte si son date all’enimma, e chi sarà tanto ardito da dire: Io solo sono nel vero?
“Qualcuno esiste.
“Qualunque sia il nome dato alla sovrana potenza, essa permane, eternamente immutabile. Microscopici insetti annaspanti sopra un grano di miglio, noi siamo nella sua piena balìa. Un soffio ci disperde, un turbine travolge col nostro miriadi di mondi, di su, di giù, per gli spazii infiniti.... La notte è formidabile; nell’oscurità formicolante di astri uno sguardo pertinace, inflessibile, sembra pesar su di noi.
“Ma, ignoranti, noi abbiamo una grande scienza; deboli, disponiamo d’una forza grandissima. Essa è la Preghiera. Che importa la natura e la forma del Dio, se possiamo intrattenerci con lui, se possiamo fargli l’olocausto dell’anima?
“La Preghiera è divina: la Parola che s’innalza al trono di Dio partecipa della sua divinità. Nel cielo di Brahma essa si confonde con lui. — Io son la regina, canta negli inni del Rik; io porto Mitra, Indra, Agni, gli dei Asvini e gli altri tutti. Per mezzo degli Dei io sono presente in tutte le cose e penetro tutte le cose.
“Che cosa sarebbe rinunziare al mondo, mortificarsi, vestire di cenci cuciti insieme e raccattati nei cimiteri o fra le immondizie, vivere di elemosine non chieste, soffocare ogni istinto, per amore dell’eterna salute?... Ebbene, basterà che preghiate. In ginocchio, pregate! Pregate per voi e pei vostri fratelli, pei morti e pei nascituri! La preghiera sarà la colonna di vapore e di fuoco che vi guiderà giorno e notte, sarà il Sinai sul quale la Legge vi verrà rivelata.... Siate umili, fatevi più piccoli ancora di quel che non siete; accettate ciò che è, benedite le gioie ed i dolori, soffrite la vita, adorate la mano che vi accarezza e che vi flagella. E le vostre inquietudini svaniranno, voi sarete affrancati dai vostri terrori. Venga ora la morte, essa non avrà virtù di turbarvi; sereni voi vi chinerete sulla faccia dell’abisso....
“Bestemmiate ancora, ribellatevi se vi credete zimbello d’uno stolto potere, se stimate che vi fu data una vista illusoria poichè la verità è stata inescrutabilmente nascosta! La bestemmia è una preghiera al rovescio, ribellarsi è un modo di credere, l’angelo caduto ha anch’esso la sua grandezza, e tutto, tutto è preferibile alla limacciosa indifferenza dove s’impantanano le anime vostre....
“Guai a voi che nessuna cura del futuro non morde! Guai, guai al secolo che non scruta il problema dei destini! Quando l’ora fatale sarà scoccata, quando voi sarete per naufragare nel mare dell’immensità, non sarà il vostro orgoglio, non sarà la vostra potenza terrena, non saranno i vostri vani piaceri che vi daranno soccorso! Nel commercio della vita, nel cozzo delle passioni, non saranno essi che vi additeranno la diritta via!
“Ascoltatemi ancora; io voglio dirvi ciò che orecchio umano non ha ancora saputo; voglio confessarmi a voi, tutto. Come potrei aspirare ad essere seguito, se fossi sospettato di non esser sincero?... Ascoltate: io peccai. Sollecitato da brame violente, assicuratomi della umana impunità, col tradimento più nero, io armai la mia mano. Odo ancora i gemiti del caduto, fuggo ancora nella notte tremenda.... Ed era come se le mura, gli alberi, i monti, tutta la terra si rovesciasse dietro di me, perseguitandomi. La fuga era inutile; nessuno m’inseguiva, nessuno mi aveva scorto. Io portavo fra gli uomini la mia fronte alta e serena, la mia mano era ancora stretta dalle mani leali. Solo io leggevo un’accusa in ogni sguardo, in ogni parola, in tutte le cose; un’accusa sorda, implacabile.... Non era un’allucinazione della mente turbata? Tutto procedeva come di consueto, e nessuno mi rimproverava nulla.
«Internamente, il rimorso mi assiderava; io mi chiedevo tremante; qual gastigo mi è riserbato? e stavo sempre nell’attesa di mali terribili, delle più spaventose miserie del corpo e dello spirito.... Il gastigo non veniva, la vita scorreva egualmente, con le stesse vicende.
«Io mi chiedevo ancora, con più profondo terrore: Sarà forse la morte che mi colpirà, presto, prima che io abbia compita la mia carriera?... Ed io l’aspettavo da un momento all’altro; un triste sorriso m’increspava le labbra quando mi si parlava del domani. E la morte veniva; ma invece di colpir me, si abbatteva intorno a me, mi isolava in un cimitero sempre più vasto. Vecchi, giovani e piccoli, tutti se ne andavano; io solo persistevo, che avrei dovuto pagare pel primo; persistevo a misurare l’orrore dell’inutile colpa, la malvagità della speme bugiarda, il precipizio della nostra miseria; persistevo a misurare la terribilità del gastigo e la giusta sovrana che l’infliggeva; invocando come una liberazione la morte temuta, ansioso di entrare finalmente nel Vero....
“Come me, voi tutti siete colpevoli; il giusto pecca sette volte il giorno; nessuno di voi è senza peccato! Nel profondo della vostra coscienza, inconfessata a voi stessi, è la storia delle vostre colpe; e che importa che esse non sieno state materialmente compiute, se esse sono state pensate? Il pensiero è infame.... Come me, voi tutti avete bisogno di redenzione!...
“Io so la vostra risposta, io so la derisione di cui mi fate oggetto, per lo smarrimento in cui credete che il rimorso e l’età abbiano gettato la mia mente.... Siete voi, ciechi, stolti, miserabili, che mi fate pietà; è per voi, per riscattarvi, che io vorrei dare il poco sangue che ancora mi resta, che io vorrei salire un calvario e spirar sulla croce, se dall'alto d'una croce la mia parola fosse ascoltata.
“Nessuno mi ascolta. La solitudine ed il silenzio mi circondano, il vento dell'oblio disperde le mie parole, come il turbine del tempo disperde via l'un dopo l'altro i giorni irrevocabili....„