<dc:title> Discorso sul testo della Commedia di Dante </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Ugo Foscolo</dc:creator><dc:date>1826</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Ultime lettere di Jacopo Ortis.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Discorso_sul_testo_della_Commedia_di_Dante/XI&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20141204185109</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Discorso_sul_testo_della_Commedia_di_Dante/XI&oldid=-20141204185109
Discorso sul testo della Commedia di Dante - XI Ugo FoscoloUltime lettere di Jacopo Ortis.djvu
[p. 143modifica]XI. Or n’esce uno inaspettato, autorevole, dal Friuli, a distruggere gli altri tutti , e fare le veci di autografo , dottamente illustrato sì che ti sembri di rivederlo sulle ginocchia di Dante. Fu ritrovato — ma nè del come o del quando è dato ragguaglio nè cenno — in una piccola città dove i patriarchi antichissimi d’Aquileja avevano un palazzo, del quale da parecchie generazioni in qua non pare che rimanesse vestigio — da quel codice in fuori — che serba fama d’antica patriarcal pertinenza1. Non ha data, nè spia d’amanuense o di possessore: bensì é decorato a miniature e vignette graziose; bellissimo,
immacolato, scritto da penna maestra, e ritoccato da correzioni d’uomo elegantemente dotto insieme e calligrafo. Non però l’editore s’induce a persuadersi, che il codice uscito da un palazzo patriarcale dovesse essere o scrittura o dettatura del poeta, — anzi, professando di non volere oltrepassare quei limiti che da una saggia critica sono prescritti, afferma — che l’esemplare[p. 144modifica]fu scritto in Friuli al tempo di Dante. Gli storici Friulani trovarono Dante meditando e scrivendo fra quelle Alpi romite, i profondi valloni delle quali raffigurano le bolge dell’Inferno delineate dal suo divo pennello - per tutto un anno - e fu il penultimo della sua vita. Dante morì nel 1321, e gli storici Fiorentini che lo videro e lo conobbero, e quei che udirono parlar di lui da’ suoi discendenti, scrivevano prima e dopo quell’anno della sua morte sino al 1440,2 — e tutti quanti lo fanno stare a dimora in quell’ultimo spazio di vita a Ravenna, se non se forse ne’ pochi giorni che andò a Venezia per Guido. A chi mi starò? Vero è che l’editore del codice esalta la veracità ed il sapere di Giovanni Candido, ed è per avventura il più antico degli storici Friulani: ma scriveva un mezzo secolo dopo l’ultimo de’ Fiorentini; e, se ho da credere al Tiraboschi, «con poco corredo di critica.»3
Note
↑Quirico Viviani, Codice Bartoliniano illustrato, Udine, 1823. La sua lunga prefazione in via di lettera, non avendo pagine numerale, qui è citata in corsivo.
↑Dino Compagni mori due anni dopo Dante; e Giovanni Villani era loro coetaneo: il Boccaccio nacque otto anni prima che Dante morisse. Filippo Villani viveva intorno al 1400; Leonardo Aretino, nell’anno 1435, scriveva: «Ebbe Dante un fìgliuolo tra gli altri chiamito Piero. — Piero ebbe un figliuolo chiamato Dante: e di questo Dante nacque Lionardo, il quale oggi vive, e me venne a visitare come amico della memoria del suo proavo.» — Vita di Dante, verso la fine.