Discorso sopra le cose della Magna e sopra l'imperatore

Niccolò Machiavelli

1509 Indice:Opere di Niccolò Machiavelli II.djvu Letteratura letteratura Discorso sopra le cose della Magna e sopra l'imperatore Intestazione 5 giugno 2008 75% Letteratura

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DISCORSO


DI


NICCOLÒ MACHIAVELLI.


SOPRA LE COSE D’ALEMAGNA
E SOPRA L’IMPERADORE.


Per avere scritto alla giunta mia anno quì delle cose dello imperatore e della Magna, io non so che me ne dire di più, dirò solo di nuovo della natura dell’Imperatore, quale è uomo gittatore del suo sopra tutti gli altri che a nostri tempi o prima sono stati, il che fa che sempre ha bisogno, nè somma alcuna è per bastargli in qualunque grado la fortuna si trovi. È vario perchè oggi vuole una cosa e domani nò; non si consiglia con persona, e crede ad ognuno, vuole le cose che non può avere, e da quelle che può avere si discosta, e per questo piglia sempre i partiti al contrario. È da altra banda uomo bellicosissimo, tiene e conduce bene un esercito con giustizia e con ordine. È sopportatore di ogni fatica quanto alcun altro affaticante uomo, animoso ne’ pericoli, tale che per capitano non è inferiore ad alcun altro. È umano quando dà udienza, ma la vuole dare a sua posta, nè vuole essere corteggiato dagli ambasciatori se non quando egli manda per loro; è segretissimo; sta sempre in continue agitazioni d’animo e di corpo, ma spesso disfà la sera quello conclude la mattina. Questo fa difficili le legazioni, appresso di lui, perchè la più importante parte che abbia un oratore che sia fuori per un principe o repubblica si è, conietturare bene le cose future, così [p. 168 modifica]delle pratiche come dei fatti, perchè chi le coniettura saviamente, e le fa intendere bene al suo superiore, è cagione che il suo superiore si possa avanzare sempre con le cose sue, e provvedersi ne’ tempi debiti. Questa parte quando è fatta bene onora chi è fuora, e benefica chi è in casa, ed il contrario fa quando la è fatta male; e per venire a descriverla particolarmente voi sarete in luogo dove si maneggerà due cose, guerra e pratica, a volere far bene l’ufizio vostro, voi avete a dire che oppenione si abbia dell’una cosa e dell’altra; la guerra si ha a misurare con le genti, con il danaro, con il governo, e con la fortuna, e chi ha più di dette cose si ha a credere che vincerà. E considerato per questo chi possa vincere è necessario s’intenda quì, acciocchè voi e la città si possa meglio deliberare. Le pratiche sieno di più sorte, cioè parte se ne maneggerà infra i Veneziani e l’Imperatore, parte infra l’Imperatore e Francia, parte infra l’Imperatore e il Papa, parte infra l’Imperatore e voi. Le vostre pratiche proprie vi doverria esser facile a fare questa coniettura, e vedere che fine sia quello dell’Imperatore con voi, quello che voglia, dove sia volto l’animo suo, e che cosa sia per farlo ritirare indietro o andare innanzi, e trovatala, vedere se gli è più a proposito temporeggiare che concludere: questo starà a voi a deliberarlo circa a quanto si estenderà la commissione vostra.