Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio (1824)/Libro primo/Introduzione

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[p. 7 modifica]Ancora che per la invida natura degli uomini sia sempre stato pericoloso il trovare modi ed ordini nuovi, quando il cercare acque e terre incognite, per essere quelli più pronti a biasimare che a laudare le azioni d’altri; nondimeno spinto da quel naturale desiderio, che fu sempre in me, di operare senz’alcun rispetto quelle cose che io creda rechino comune benefizio a ciascuno, ho deliberato entrare per una via, la quale non essendo stata per ancora da alcuno pesta, se la mi arrecherà fastidio e difficultà, mi potrebbe ancora arrecare premio, mediante quelli che umanamente di queste mie fatiche considerassero. E se [p. 8 modifica]l’ingegno povero, la poca esperienza delle cose presenti, la debole notizia delle antiche, faranno questo mio conato difettivo e di non molta utilità, daranno almeno la via ad alcuno, che con più virtù, più discorso e giudizio, potrà a questa mia intenzione satisfare; il che se non mi arrecherà laude, non mi dovrebbe partorire biasimo. E quando io considero quanto onore si attribuisca all’antichità, e come molte volte, lasciando andare molti altri esempj, un fragmento d’un’antica statua sia stato comperato gran prezzo, per averlo appresso di sè, onorarne la sua casa, poterlo fare imitare da coloro che di quell’arte si dilettano, e come quelli poi con ogn’industria si sforzano in tutte le loro opere rappresentarlo; e veggendo dall’altro canto le virtuosissime operazioni che le Istorie ci mostrano, che sono state operate da Regni e da Repubbliche antiche, dai Re, capitani, cittadini, datori di leggi, ed altri che si sono per la loro patria affaticati, essere più presto ammirate che imitate, anzi in tanto da ciascuno in ogni parte fuggite, che di quella antica virtù non ci è rimaso alcun segno, non posso fare che insieme non me ne maravigli e dolga; e tanto più, quanto io veggio nelle differenze che intra i cittadini civilmente nascono, o nelle malattie, nelle quali gli uomini incorrono, essersi sempre ricorso a quelli giudizj, o a quelli rimedj, che dagli antichi sono stati giudicati o ordinati. Perchè le leggi civili non sono altro che sentenze date dagli antichi jureconsulti, [p. 9 modifica]le quali, ridotte in ordine, a’ presenti nostri jureconsulti giudicare insegnano; nè ancora la medicina è altro che esperienza fatta dagli antichi medici, sopra la quale fondano i medici presenti li loro giudizj. Nondimeno nello ordinare le Repubbliche, nel mantenere gli Stati, nel governare i Regni, nell’ordinare la milizia, ed amministrare la guerra, nel giudicare i sudditi, nello accrescere lo Imperio, non si trova nè Principe, nè Repubblica, nè Capitano, nè cittadino che agli esempj degli antichi ricorra. Il che mi persuado che nasca, non tanto dalla debolezza nella quale la presente educazione ha condotto il Mondo, o da quel male che uno ambizioso ozio ha fatto a molte provincie e città cristiane, quanto dal non avere vera cognizione delle Istorie, per non trarne, leggendole, quel senso, nè gustare di loro quel sapore che le hanno in sè. Donde nasce che infiniti che leggono, pigliano piacere di udire quella varietà degli accidenti che in esse si contengono, senza pensare altrimente d’imitarle, giudicando la imitazione non solo difficile, ma impossibile; come se il cielo, il sole, gli elementi, gli uomini fossero variati di moto, di ordine e di potenza, da quello ch’egli erano anticamente. Volendo pertanto trarre gli uomini di questo errore, ho giudicato necessario scrivere sopra tutti quelli libri di Tito Livio, che dalla malignità de’ tempi non ci sono stati interrotti, quello che io secondo le antiche e moderne cose giudicherò essere necessario per [p. 10 modifica]maggiore intelligenza di essi, acciocchè coloro che questi miei Discorsi leggeranno, possano trarne quella utilità, per la quale si debbe ricercare la cognizione della Istoria. E benchè questa impresa sia difficile, nondimeno ajutato da coloro, che mi hanno ad entrare sotto a questo peso confortato, credo portarlo in modo, che ad un altro resterà breve cammino a condurlo al luogo destinato.