gno povero, la poca esperienza delle cose presenti, la debole notizia delle antiche, faranno questo mio conato difettivo e di non molta utilità, daranno almeno la via ad alcuno, che con più virtù, più discorso e giudizio, potrà a questa mia intenzione satisfare; il che se non mi arrecherà laude, non mi dovrebbe partorire biasimo. E quando io considero quanto onore si attribuisca all’antichità, e come molte volte, lasciando andare molti altri esempj, un fragmento d’un’antica statua sia stato comperato gran prezzo, per averlo appresso di sè, onorarne la sua casa, poterlo fare imitare da coloro che di quell’arte si dilettano, e come quelli poi con ogn’industria si sforzano in tutte le loro opere rappresentarlo; e veggendo dall’altro canto le virtuosissime operazioni che le Istorie ci mostrano, che sono state operate da Regni e da Repubbliche antiche, dai Re, capitani, cittadini, datori di leggi, ed altri che si sono per la loro patria affaticati, essere più presto ammirate che imitate, anzi in tanto da ciascuno in ogni parte fuggite, che di quella antica virtù non ci è rimaso alcun segno, non posso fare che insieme non me ne maravigli e dolga; e tanto più, quanto io veggio nelle differenze che intra i cittadini civilmente nascono, o nelle malattie, nelle quali gli uomini incorrono, essersi sempre ricorso a quelli giudizj, o a quelli rimedj, che dagli antichi sono stati giudicati o ordinati. Perchè le leggi civili non sono altro che sentenze date dagli antichi jureconsulti,