Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio (1824)/Libro primo/Capitolo 43

Libro primo

Capitolo 43

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CAPITOLO XLII


Quanto gli uomini facilmente si possono corrompere.


Notasi ancora in questa materia del Decemvirato, quanto facilmente gli uomini si corrompono, e fannosi diventare di contraria natura, ancora che buoni e bene educati. Considerando quanto quella gioventù, che Appio si aveva eletta intorno, cominciò ad essere amica della Tirannide per un poco d’utilità che gliene conseguiva; e come Quinto Fabio, uno del numero de’ secondi Dieci, sendo uomo ottimo, accecato da un poco d’ambizione, e persuaso dalla malignità di Appio, mutò i suoi buoni costumi in pessimi, e diventò simile a lui. Il che esaminato bene, farà tanto più pronti i Legislatori delle Repubbliche o de’ Regni a frenare gli appetiti umani, e torre loro ogni speranza di potere impune errare.


CAPITOLO XLIII


Quelli che combattono per la gloria propria sono, buoni e fedeli soldati.


Considerasi ancora per il soprascritto trattato, quanta differenza è da uno esercito contento, e che combatte per la gloria sua, a quello ch'è male [p. 152 modifica]disposto, e che combatte per l’ambizione d’ altri. Perchè dove gli eserciti romani solevano sempre essere vittoriosi sotto i Consoli, sotto i Decemviri sempre perderono. Da questo esempio si può conoscere parte delle cagioni della inutilità de soldati mercenarj, i quali non hanno altra cagione che li tenga fermi, che un poco di stipendio che tu dai loro. La qual cagione non è, nè può essere bastante a farli fedeli, nè tanto tuoi amici, che vogliano morire per te. Perchè in quelli eserciti, ne’ quali non è una affezione verso di quello per chi e’ combattono, che gli faccia diventare suoi partigiani, non mai vi potrà essere tanta virtù, che basti a resistere ad uno nimico un poco virtuoso. E perchè questo amore non può nascere, nè questa gara d’altro che dai sudditi tuoi, è necessario a voler tenere uno Stato, a volere mantenere una Repubblica o un Regno, armarsi de’ sudditi suoi, come si vede che hanno fatto tutti quelli che con gli eserciti hanno fatto grandi progressi. Avevano gli eserciti romani sotto i Dieci quella medesima virtù; ma perchè in loro non era quella medesima disposizione, mon facevano gli usitati loro effetti. Ma come prima il Magistrato de’ Dieci fu spento, e che loro come liberi cominciarono a militare, ritornò in loro il medesimo animo, e per conseguente le loro imprese avevano il loro fine felice, secondo l’antica consuetudine loro.