Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio/Libro secondo/Capitolo 6

Libro secondo

Capitolo 6

../Capitolo 5 ../Capitolo 7 IncludiIntestazione 1 agosto 2011 75% Storia

Libro secondo - Capitolo 5 Libro secondo - Capitolo 7

Come i Romani procedevano
nel fare la guerra.

Avendo discorso come i Romani procedevano nello ampliare, discorrereno ora come e’ procedevano nel fare la guerra; ed in ogni loro azione si vedrà con quanta prudenzia ei deviarono dal modo universale degli altri, per facilitarsi la via a venire a una suprema grandezza. La intenzione di chi fa guerra per elezione, o vero per ambizione, è acquistare e mantenere lo acquistato; e procedere in modo con essa, che l’arricchisca e non impoverisca il paese e la patria sua. È necessario dunque, e nello acquistare e nel mantenere, pensare di non spendere; anzi fare ogni cosa con utilità del publico suo. Chi vuole fare tutte queste cose, conviene che tenga lo stile e modo romano: il quale fu in prima di fare le guerre, come dicano i Franciosi, corte e grosse; perché, venendo in campagna con eserciti grossi, tutte le guerre che gli ebbono con i Latini, Sanniti e Toscani, le spedirano in brevissimo tempo. E se si noteranno tutte quelle che feciono dal principio di Roma infino alla ossidione de’ Veienti, tutte si vedranno ispedite, quale in sei, quale in dieci, quale in venti dì. Perché l’uso loro era questo: subito che era scoperta la guerra, egli uscivano fuora con gli eserciti allo incontro del nimico, e subito facevano la giornata. La quale vinta, i nimici, perché non fosse guasto loro il contado affatto venivano alle condizioni ed i Romani gli condannavano in terreni: i quali terreni gli convertivano in privati commodi o gli consegnavano ad una colonia; la quale posta in su le frontiere di coloro veniva ad essere guardia de’ confini romani, con utile di essi coloni, che avevano quegli campi, e con utile del publico di Roma, che sanza spesa teneva quella guardia. Né poteva questo modo essere più sicuro, o più forte, o più utile: perché mentre che i nimici non erano in su i campi, quella guardia bastava: come e’ fossono usciti fuori grossi per opprimere quella colonia, ancora i Romani uscivano fuori grossi, e venivano a giornata con quegli, e fatta e vinta la giornata, imponendo loro più grave condizione, si tornavano in casa. Così venivano ad acquistare di mano in mano riputazione sopra di loro, e forze in sé medesimi. E questo modo vennono tenendo infino che mutarono modo di procedere in guerra: il che fu dopo la ossidione de’ Veienti; dove, per potere fare guerra lungamente, gli ordinarono di pagare i soldati, che prima, per non essere necessario, essendo le guerre brevi, non gli pagavano. E benché i Romani dessino il soldo, e che per virtù di questo ei potessono fare le guerre più lunghe, e per farle più discosto la necessità gli tenesse più in su’ campi; nondimeno non variarono mai dal primo ordine di finirle presto, secondo il luogo ed il tempo; né variarono mai dal mandare le colonie. Perché nel primo ordine gli tenne, circa il fare le guerre brevi oltra a il loro naturale uso, l’ambizione de’ Consoli; i quali avendo a stare uno anno e di quello anno sei mesi alle stanze, volevano finire la guerra per trionfare. Nel mandare le colonie gli tenne l’utile e la commodità grande che ne risultava. Variarono bene alquanto circa le prede, delle quali non erano così liberali come erano stati prima; sì perché e’ non pareva loro tanto necessario, avendo i soldati lo stipendio; sì perché, essendo le prede maggiori, disegnavano d’ingrassare di quelle in modo il publico che non fussono constretti a fare le imprese con tributi della città. Il quale ordine in poco tempo fece il loro erario ricchissimo. Questi dua modi, adunque, e circa il distribuire la preda, e circa il mandare le colonie, feciono che Roma arricchiva della guerra; dove gli altri principi e republiche non savie ne impoveriscono. E si ridusse la cosa in termine, che a uno Consolo non pareva potere trionfare, se non portava col suo trionfo assai oro ed argento, e d’ogni altra sorta preda, nello erario. Così i Romani, con i soprascritti termini, e con il finire le guerre presto, sendo valenti con lunghezza straccare i nimici, e con le rotte e con le scorrerie e con accordi a loro vantaggi, diventarono sempre più ricchi e più potenti.