Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino/Dialogo Primo

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Prefazione Dialogo Secondo


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DIALOGO PRIMO.


El sior Carlim, e 1 Zuam, che s’incontrem per strada, e faueland, uam ognidum intela soua campagna.Il sig. Carletto, e Giovanni che s’incontrano per istrada; e discorrendo, ciascheduno va nella propria possessione.
Zuam. Lustrissimo bon dì.Giovanni. Illustrissimo signore buon giorno.
S.r Carlim. Oh! adio Zuam. Dola uasto?Sig.r Carletto. Oh! Addio Giovanni. Dove vai?
Zu. Uach in braida.Gio. Vado nel mio picciolo podere.
S.r Car. A ze fa?S.r Car. A far che?
Zu. Uach a plantà dei aulìu. E lui lustrissimo dola el ua?Gio. Vado a piantare degli olivi. E lei dove va illustrissimo signore?
S.r Car. Mi uach im mandria, a trauasà el uim, e dopo uach a piantà dei aulìu, perzè el fred del inuiar de l’altro am l’hau, fat sechià squasi duti.S.r Car. Io vado nella mia possessione grande a travasare del vino, e poi a piantare degli olivi, perchè il freddo dell’inverno di due anni sono, gli ha fatti seccare quasi tutti.
Zu. Anchia intòla meja braida xe sechià um biel aulìu grand.Gio. Anche nel mio picciolo podere si è seccato un bell’olivo grande.
S.r Car. Perzè po no ghe n’hasto plantà um altro nou?S.r Car. E perchè non ne hai piantato un altro giovane?
Zu. Perzè mieu sior pare el diseua che bisogna spietà la uita de un omis per uede el frut del aulìu nou.Gio. Perchè mio padre diceva, che conviene aspettare la vita d’un uomo per vedere il frutto del nuovo albero di olivo.
S.r Car. El jera bem un tandàm tou pare, come uiu, che Dio ghe brazis l’anema soua. Se i soui uechi auèssim pensà cussì, no gauressem mai uì, ne nanchia aulìu, ne oi.S.r Car. Tuo padre era un gran sciocco come vivo, che Dio l’abbia in gloria. Se li suoi antenati avessero pensato così, non avrebbero avuto mai viti, nè alberi di olivo, nè olio.
Zu. Lustrissimo el dis ben lui ma mi no sai com che se fa.Gio. Ella dice bene illustrissimo signore, ma io non so come si fà.
S.r Car. Mi te insegnarai dola che asto de zì per fate insegnà. Cognòsisto messèr Blas, chel de la nata, che hau chela mandria granda a Montbièl?S.r Car. Io t’indrizzerò dove hai d’andare per farti istruire. Conosci il signor Biagio quello della natta, che ha la possessione grande a Montebello?
Zu. Lustrissimo si che lo cognòs, perzè anchia mi hai una mandria in Guardis, poc lontam de la soua.Gio. Illustrissimo signor sì, lo conosco, perchè ancor io ho un podere ín Guardis, poco lontano dalla sua possessione.
S.r Car. Bem, ua da lui, dighe cussì, che t’hai mandà mi, el xe un bon omis e brauo, e lui t’insegnaràu chel che asto de fà intèla toua mandria, per fala frutà bem.S.r Car. Ebbene va da lui, e digli che ti mando io, egli è un uomo dabbene ed intelligente, il quale t’istruirà di quello che hai da fare nella tua possessione per farla molto fruttare.
Zu. Zarài, lustrisimo si... Chesta xe la meia braida, se el uolarèss incomodasse de uignì dentro, la me farèss una grazia.Gio. Illustrissimo signor sì vi anderò... Questo è il mio podere, s’ella si volesse compiacere di entrare, mi farebbe una grazia.
S.r Car. Ziem dài... La podarèss jesse miei bem tignùda. No hasto semenà el sorgh, e i fasoi aimò?S.r Car. Via andiamo... Potrebbe essere meglio coltivato. Non hai ancor seminato il grano turco, e li fagiuoli?
Zu. Lustrissimo nò aimò.Gio. Illustrissimo signor nò, ancora.
S.r Car. Ze spiètisto? Xe squasi fora el mes de aurìl. Fa prest a plantà lis uì, perzè xe tardi. Dòla jera plantà l’aulìu?S.r Car. Perchè ritardi? è quasi terminato l’aprile. Sollecita a piantare le viti, perchè la stagione è avvanzata. Dov’era piantato l’olivo?
Zu. Chilò lustrissimo, el uègnis com mi.Gio. Venga con me illustrissimo signore. Eccolo quà.
S.r Car. No xe miga muàrta la ladrìs de stò aulìu, nò vèdísto quant che l’hau butà fora el plantom?S.r Car. Non è già morta la radice di quest’olivo; non vedi quanti getti che ha dati fuori il radicone?
Zu. Lustrissimo si, ma l’arbol xe muart.Gio. Illustrissimo signor sì, ma l’albero è morto.
S.r Car. Sosto ben um zùss. Quand che la ladrìs xe aimò uiva, l’àrbol el uem bem prest a fasse grand. Bisògna sauèi, e auè pratica. Oh, adio Zuam.S.r Car. Tu sei un’allòcco. Quando è ancora viva la radice, l’albero presto si farà grande. È necessario sapere e avere pratica. Oh, addio Giovanni.
Zu. Fach milissima reuerenzia a lui lustrissimo.Gio. Illustrissimo signore, le faccio umilissima riverenza.

Note

  1. Tutti li z si pronunziano aspri, come fossero doppj, eccetto quelli che sono segnati corsivi Z z, che vanno pronunziati dolci.