Dialoghi delle cortigiane/9
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Traduzione dal greco di Luigi Settembrini (1862)
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9.
Cavretta, Vegliantina,1 Filostrato e Polemone.
Cavretta. Uh, meschine noi, o padrona, siamo perdute! Polemone è tornato dalla guerra, e ricco, come dicono. L’ho veduto anch’io con indosso un mantello di porpora con fibbiaglio d’oro, e tanti che l’accompagnavano. Gli amici, come lo vedevano, correvano a salutarlo. Io adocchiando nella folla il familiare che dietro lo seguiva, e che partì con lui, gli ho dimandato, e: Dimmi, o Parmenone, gli ho detto salutandolo prima, come l’avete passata, e che ci portate di buono dalla guerra?
Vegliantina. Subito questo: hai fatto male: dovevi dirgli così: Siete tornati salvi, ne ringraziamo gli Dei, e Giove ospitale, e Minerva guerriera. La padrona dimandava sempre di voi: chi sa che fanno? dove saranno? Se avessi aggiunto ancora: Essa piangeva, e si ricordava sempre di Polemone; saria stato molto meglio.
Cavretta. Gliel’ho detto prima tutto questo, e non te lo ripeteva, perchè voleva contarti ciò che m’ha detto egli. Con Parmenone ho cominciato così: Non vi fischiavano gli orecchi, o Polemone? La padrona se ne ricordava sempre, e piangeva, specialmente se alcuno tornava dalla battaglia e si diceva che v’era morti tanti, ella si stracciava i capelli, si batteva il petto, e s’addolorava ad ogni novella.
Vegliantina. Brava, o Cavretta: bene così.
Cavretta. E dipoi gli ho fatta quella dimanda, ed ei m’ha risposto: Siam tornati signori.
Vegliantina. E non t’ha detto niente se Polemone si ricordava di me, se mi desiderava, e faceva voti per trovarmi viva.
Cavretta. Uh, me ne ha dette tante! Ma quel che importa, m’ha contato di ricchezze grandi, oro, vestimenta, servi, avorio; l’argento poi n’ha portato a staia; e non lo conta ma lo misura a staia. Anche Parmenone stesso aveva nel dito mignolo un anello grossissimo, affaccettato, e v’era incastonata una gemma tricolore che tirava più al rosso. Ei mi voleva raccontare una storia lunga, come passarono l’Ali, come uccisero un certo Tiridate, e le gran bravure che fece Polemone nella battaglia contro i Pisidi, ma io l’ho lasciato e son corsa ad annunziartelo, acciocchè tu veda come fare ora. Chè se vien Polemone (e verrà certamente come si sarà sbrigato dagli amici) se viene e dimanda di te, e trova Filostrato dentro, che nabisso non farà egli?
Vegliantina. Troviamo, o Cavretta mia, un mezzo per uscir di questo imbroglio. Licenziar costui non va bene, testè m’ha dato un talento, e poi è mercatante, e m’ha promesso molto. Non ricever Polemone al suo ritorno è un altro male, perchè egli è anche geloso; e se quand’era povero non si poteva sopportare, or che farebbe egli ora?
Cavretta. Oh, eccolo che viene.
Vegliantina. I’ mi sento, o Cavretta, venir meno per la confusione, e tremo.
Cavretta. E viene anche Filostrato.
Vegliantina. O me perduta! perchè la terra non m’inghiotte?
Filostrato. Beviamo un fiaschetto, o Vegliantina.
Vegliantina. Oh, tu m’hai rovinata! Salute, o Polemone vieni ben tardi.
Polemone. E chi è costui che s’appressa a voi? Tu taci? Brava Vegliantina! Ed io in cinque giorni son corso da Pilo a rotta di collo per venire ad una tal donna! Ma ben mi sta, e te ne ringrazio: i’ non sarò più menato pel naso da te.
Filostrato. Tu chi sei, o buon uomo?
Polemone. I’ son Polemone lo Stirieo, della tribù di Pandione, già capitano di mille, ora condottiero di cinque mila scudati, amante di Vegliantina quando credeva che ella avesse un cuore.
Filostrato. Ma ora, o Condottiero, Vegliantina è mia, e s’ha preso un talento, e ne avrà un altro dopo che avrem venduto il carico. Vieni meco, o Vegliantina, e mandalo fra i Traci questo capitano.
Cavretta. Oh, ella è libera, e verrà se le piacerà.
Vegliantina. Che farò, o Cavretta?
Cavretta. È meglio entrartene: non faresti nulla con Polemone che ora è sdegnato: la gelosia farà tutto.
Vegliantina. Entriamo, se così vuoi.
Polemone. Ed io vi annunzio che oggi è l’ultimo fiaschetto che berete, o non son io che ne ho uccisi tanti. Olà, i Traci, o Parmenone.
Parmenone. Eccoli pronti, han serrato il chiassuolo con la falange: di fronte è la fanteria grave, ai fianchi i frombolieri e gli arcieri, gli altri al retroguardo.
Filostrato. O Scannapane, ci hai presi per bimbi che ci spaurisci con le baie? Tu non hai ucciso mai un galletto, e sei stato alla guerra, tu? Stavi a guardia di qualche castelluccio, perchè forse avevi doppia paga, chè questo te lo voglio concedere.
Polemone. Saprai tosto chi son io, che ci vedrai avanzare con un giro a destra sfolgoranti nelle armi.
Filostrato. Avanzatevi: chè io e questo mio compagno Tibio, vi scaglierem tanti sassi e cocci da sperdervi, e non farvi trovare neppur la via di fuggire.
Note
- ↑ In greco Dorcade e Pannichia.