Il toro

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Le streghe In famiglia
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Il toro

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Tutti sanno che Teseo, di ritorno da Creta, finse di dimenticare sull’albero le nere vele segno di lutto, e cosí suo padre credendolo morto si precipitò in mare e gli lasciò il regno. Ciò è molto greco, altrettanto greco come la ripugnanza per ogni mistico culto di mostri.

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(Parlano Lelego e Teseo).

lelego   Quel colle è la patria, signore.

teseo   Non c’è terra oltremare, avvistata nella luce del crepuscolo, che non sembri la vecchia collina.

lelego   Vedendo il sole tramontare dietro l’Ida, un tempo brindammo anche noi.

teseo   Bello è tornare e bello andare, Lelego. Beviamo ancora. Beviamo al passato. Bella è ogni cosa abbandonata e ritrovata.

lelego   Finché fummo nell’isola, tu non parlavi della patria. Non ripensavi a molte cose abbandonate. Vivevi anche tu alla giornata. E ti ho visto lasciar quella terra come avevi lasciato le case, senza volgerti indietro. Questa sera, ripensi al passato?

teseo   Noi siamo vivi, Lelego, e davanti a questo vino, sul mare di casa. A molte cose si ripensa in una simile sera, se anche domani il vino e il mare non basteranno a darci pace.

lelego   Che cosa temi? si direbbe che non credi al tuo ritorno. Perché non dài ordine di calare le vele tenebrose e vestire di bianco la nave? L’hai promesso a tuo padre.

teseo   Abbiamo tempo, Lelego. Tempo domani. Mi piace sentirmi schioccare sul capo gli stessi teli di quando correvamo al pericolo e nessuno di voialtri sapeva se saremmo tornati. [p. 136 modifica]

lelego   Tu lo sapevi, Teseo?

teseo   Press’a poco... La mia scure non falla.

lelego   Perché parli esitando?

teseo   Non parlo esitando. Penso alla gente che ignoravo e al grande monte e a quello che noi fummo nell’isola. Penso agli ultimi giorni nella reggia, quella casa tutta fatta di piazze, e i soldati mi chiamavano il re-toro, ricordi? Quel che si uccide si diventa, nell’isola. Cominciavo a capirli. Poi ci dissero che nei boschi dell’Ida c’eran le grotte degli dèi, dove nascevano e morivano gli dèi. Capisci, Lelego? in quell’isola si uccidono gli dèi, come le bestie. E chi li uccide si fa dio. Noi allora tentammo salire sull’Ida...

lelego   Si ha coraggio, lontano da casa.

teseo   E ci dissero cose incredibili. Le loro donne, quelle grandi donne bionde che passavano il mattino stese al sole sui terrazzi della reggia, salgono a notte sui prati dell’Ida e abbraccian gli alberi e le bestie. Ci restavano, a volte.

lelego   Solamente le donne han coraggio nell’isola. Tu lo sai, Teseo.

teseo   C’è una cosa, che so. Preferisco le donne che stanno al telaio.

lelego   Ma nell’isola non hanno telai. Compran tutto sul mare. Che vuoi che facciano le donne?

teseo   Non pensare agli dèi maturandosi al sole. Non cercare il divino nei tronchi e nel mare. Non rincorrere i tori. Prima ho creduto che la colpa ce l’avessero i padri, quei mercanti ingegnosi che si vestono come le donne e gli piace vedere i ragazzi volteggiare sui tori. Ma non è questo, non è tutto. È un altro sangue. Ci fu un tempo che l’Ida non conobbe che dee. Che una dea. Era il sole, era i tronchi, era il mare. E davanti alla dea gli dèi e gli [p. 137 modifica] uomini si sono schiacciati. Quando una donna sfugge l’uomo, e si ritrova dentro al sole e alla bestia, non è colpa dell’uomo. È il sangue guasto, è il caos.

lelego   Lo puoi dire tu solo. Parli della straniera?

teseo   Anche di lei.

lelego   Tu sei signore e quel che fai ci sembra giusto. Ma a noi pareva assoggettata e docile.

teseo   Troppo docile, Lelego. Docile come l’erba o come il mare. Tu la guardi e capisci che cede e nemmeno ti sente. Come i prati dell’Ida, dove ci s’inoltra con la mano sulla scure ma viene il momento che il silenzio ti soffoca e devi fermarti. Era un ansito come di belva acquattata. Anche il sole pareva all’agguato, anche l’aria. Con la gran Dea non si combatte. Non si combatte con la terra, col suo silenzio.

lelego   So queste cose, come te. Ma la straniera ti ha fatto uscire dalla fossa. La straniera ha lasciato le case. Ciò non si fa tra sangue vivo e sangue guasto. La straniera seguendoti aveva lasciato i suoi dèi.

teseo   Ma non l’hanno lasciata gli dèi.

lelego   Dicevi pure che li scannano sull’Ida.

teseo   E l’uccisore è nuovo dio. O Lelego, si può scannare dèi e tori nella grotta, ma quel divino che hai nel sangue non si uccide. Anche Ariadne era sangue dell’isola. Io la conobbi come il toro.

lelego   Fosti crudele, Teseo. Che avrà detto, infelice, svegliandosi?

teseo   Oh lo so. Forse avrà urlato. Ma non conta. Invocato la patria, le sue case e i suoi dèi. La terra e il sole non le mancano. Noi stranieri per lei non siamo piú nulla.

lelego   Era bella, signore, era fatta di terra e di sole.

teseo   Noi invece non siamo che uomini. Sono certo che un dio, qualche dio dolce e ambiguo e dolente, di quei [p. 138 modifica] dèi che hanno gustato già la morte e la gran Dea porta nel grembo, le sarà inviato a consolarla. Sarà un tronco, un cavallo, un montone? sarà un lago o una nuvola? Tutto può darsi, sul suo mare.

lelego   Io non so, qualche volta tu parli come fossi un ragazzo che gioca. Sei il signore e ti ascoltiamo. Altre volte sei vecchio e crudele. Si direbbe che l’isola ti ha lasciato qualcosa di sé.

teseo   Anche questo può darsi. Quel che si uccide si diventa, Lelego. Tu non ci pensi ma veniamo da lontano.

lelego   Nemmeno il vino della patria ti riscalda?

teseo   Non siamo ancora giunti in patria.