Di sí alta valenz' a signoria

Pannuccio dal Bagno Pisano

Guido Zaccagnini/Amos Parducci XIII secolo Indice:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu Duecento Di sí alta valenz’ a signoria Intestazione 16 luglio 2020 25% Da definire

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II

È contento di soffrire gravi pene per lei.

Di SI alta valenz’a signoria,
uv’i’ son ’maginando,
m’ha dato Amor, tuttor servo, piacere,
che, sua considerando alta bailia,
5e che, pregio montando,
li avanza ognor servire, und’ho volere,
e costringo ’l meo cor di softerenza
ne la gravosa pena,
la qual di su" altezza, avendo fede,
10I intera mi procede,
che già non manca a di si gran valenza
signoria provedenza
di proveder ciascun leal servente,
unde m’allegro in pene sofferente.

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15Rallegrando isperanza il mio coraggio,
simiglia sostenendo,
grave ognor pene, credo udendo dire,
ma la potenza, di cui so’ ’n servaggio,
e la figur’avendo
20’maginata nel core ad ubidire,
parte natura e muta di suo loco,
disnaturando prende
di selvaggia mainerà tanta possa;
und’è che non si’ mossa
25giammai, sperando quasi di conforto,
la speranza di porto,
poi sempr’a voglia di servir s’inchina
sormontando ’l meo core e mai non fina.
Servire in me non fina voglia pare
30d’amoroso; si ha preso
lo meo cor di disio volere fiso.
E divisando che temo d’amare
ch’i’ sia di lei ripreso,
com’om’d’altezza ch’è’n tutto diviso,
35tutto temenza n’aggio, si conforto,
isperando tuttore,
considerando la sua canoscenza:
unde i’ fosse piagenza,
mantenendo vorria mevi servente;
40che si lealemente
fermo mi troverebbe in cor siguro,
simile quasi corno l’oro puro.
Servente puro me trovando e vero
di lei fermo tenesse
45vorria, né più disio mantener pregio:
e me trovando come sono e spero,
quasi tem’e’ di me, se
tanto di virtù lei valere i’ pregio.
La quale, come sòie us’e natura,
50che non già punto viso

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in opera di lei manchi ’n alcuna;
ma in lei tuttor s’aduna,
che non guardando di suo ben volere
il mio pogo podere,
55mi derea gioia e mia poga possanza
con tutto ognor valore in lei amanza.
Quasi comò chiarezza in parte scura
di foco chiaror rende,
si m’ha chiarito ’l suo piagente viso;
60che prima vista avesse mia dimora
lei, che chiarezze stende,
era ’n tenebre quasi in lor compriso;
ma poi ch’io lei amando, ’maginai
la sua forma ’n figura,
65onni valore, s’i* ho, da lei mi venne,
né mai cura non tenne
che sol di lei servir meo cor di cosa;
sperando, in ciò posa,
fermo, solo di lei ogni mercede,
70e se pen’or sostene, gioi’ aver crede.
Sofferenza vertù, und’eo rallegro,
in pene sembra, poi tal modo ho priso;
che non già guaire priso
quale soffrenz’ha in ben, che non già grande
75virtù di lui si spande,
com’om’soffrenz’ha in pene e ’n gran doglianza:
und’ho soffrir voglienza,
isforzandom’ognor, in ciò non pigro.