Di pensier in pensier, di monte in monte (Lucas)

Francesco Petrarca

Indice:The Oxford book of Italian verse.djvu Poesie Letteratura Di pensier in pensier, di monte in monte Intestazione 26 gennaio 2024 100% Poesie

Questo testo fa parte della raccolta The Oxford book of Italian verse


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D
I pensier in pensier, di monte in monte

Mi guida Amor; ch’ogni segnato calle
               Provo contrario a la tranquilla vita.
               Se ’n solitaria piaggia, rivo o fonte,
               5Se ’n fra duo poggi siede ombrosa valle,
               Ivi s’acqueta l’alma sbigottita;
               E, com’Amor la ’nvita,
               Or ride or piange, or teme or s’assicura;

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               E ’l volto, che lei segue ov’ella il mena,
               10Si turba e rasserena,
               Et in un esser picciol tempo dura;
               Onde a la vista uom di tal vita esperto
               Diria: ‘ Questi arde, e di suo stato è incerto. ’
          Per alti monti e per selve aspre trovo
               15Qualche riposo; ogni abitato loco
               È nemico mortal degli occhi miei.
               A ciascun passo nasce un pensier novo
               De la mia donna, che sovente in gioco
               Gira ’l tormento ch’io porto per lei.
               20Et a pena vorrei
               Cangiar questo mio viver dolce amaro,
               Ch’i’ dico: ‘ Forse ancor ti serva Amore
               Ad un tempo migliore;
               Forse a te stesso vile, altrui se’ caro ’.
               25Et in questa trapasso sospirando:
               ‘ Or potrebbe esser vero? or come? or quando? ’
          Ove porge ombra un pino alto od un colle,
               Talor m’arresto, e pur nel primo sasso
               Disegno co’ la mente il suo bel viso.
               30Poi ch’a me torno, trovo il petto molle
               De la pietate; et allor dico: ‘ ahi lasso,
               Dove se’ giunto, et onde se’ diviso! ’
               Ma, mentre tener fiso
               Posso al primo pensier la mente vaga
               35E mirar lei et obblïar me stesso,
               Sento Amor sì da presso
               Che del suo proprio error l’alma s’appaga.
               In tante parti e sì bella la veggio,
               Che, se l’error durasse, altro non cheggio.
          40I’ l’ho più volte (or chi fia che me ’l creda?)
               Nell’acqua chiara e sopra l’erba verde

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               Veduta viva, e nel troncon d’un faggio,
               E in bianca nube, sì fatta che Leda
               Avria ben detto che sua figlia perde,
               45Come stella che ’l sol copre co ’l raggio;
               E quanto in più selvaggio
               Loco mi trovo e ’n più deserto lido,
               Tanto più bella il mio pensier l’adombra.
               Poi, quando il vero sgombra
               50Quel dolce error, pur lì medesmo assido
               Me freddo, pietra morta in pietra viva,
               In guisa d’uom che pensi e pianga e scriva.
          Ove d’altra montagna ombra non tocchi,
               Verso ’l maggiore e ’l più spedito giogo
               55Tirar mi suol un desiderio intenso:
               Indi i miei danni a misurar con gli occhi
               Comincio, e ’n tanto lagrimando sfogo
               Di dolorosa nebbia il cor condenso,
               Allor ch’i’ miro e penso
               60Quant’aria dal bel viso mi diparte,
               Che sempre m’è sì presso e sì lontano:
               Poscia fra me pian piano:
               ‘ Che fai tu, lasso? forse in quella parte
               Or di tua lontananza si sospira ’:
               65Et in questo pensier l’alma respira.
          Canzone, oltra quell’alpe,
               Là dove il ciel è più sereno e lieto,
               Mi rivedrai sovr’un ruscel corrente,
               Ove l’aura si sente
               70D’un fresco et odorifero laureto:
               Ivi è il mio cor, e quella che ’l m’invola,
               Qui veder pôi l’imagine mia sola.