Delle speranze d'Italia/Dedica prima
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A
Dedica Prima
Pochi anni sono, io scrissi, sulla storia d’Italia e sugli insegnamenti pratici a trarne, un libro ch’io serbava a rivedere e pubblicare, in altri tempi. — Ma ora, voi, Signore ed Amico, trattando quasi il medesimo assunto nel vostro libro del Primato, avete fatte inutili molte parti del mio. A che, ridire men bene tante cose magnificamente dette da voi e nelle quali consentiamo? A che, per le poche nelle quali dissentiamo, ripor io con fatica quelle fondamenta dei diritti e dei doveri pubblici Italiani, da voi poste a parer mio irrevocabilmente? A che, ricominciar sempre, rinnegando i predecessori, per profferir sè solo capo di scuola e d’idee, come fanno taluni a grave danno delle Scienze, e che è peggio, delle pratiche più importanti? — Meglio edificare sull’edificato da voi accettar da voi ciò che mi par dirittamente sancito dalla vostra eloquenza ed autorità; e partir indi per progredire, se mi sia possibile poi.
Così ho tentato fare. E non, riprendendo e troncando il mio libro or invecchiato, ma facendone uno nuovo, che mi parve meno ingrata fatica; non, del resto, riferendomi di continuo a voi, in quella forma polemica che suol riuscir poco grata ai leggitori, per l’obbligo imposto loro di tener a mente due libri insieme; ma facendone uno che possa star da sè, e sia piuttosto una sintesi delle mie idee che non un’analisi di quelle di nessuno.
Ad ogni modo questo libro ebbe occasione ed origine da voi; e mi venne incominciato con impeto, appena io m’ebbi in quattro o cinque dì, studiato, annotato e come si suol dire divorato il libro vostro; e incominciai riconoscendo ed avvertendo tale origine. Ma finito ora, e sperando non aver offeso nel dissentire voi che stimo, venero ed amo in vostra persona, ed aver espressa la mia ammirazione per tante parti de’ vostri scritti, ho pensato dedicarvi questo, come protesta di tali mie intenzioni e speranze.
Novembre 1843.
CESARE BALBO.