Delle notti/Quindicesima Notte

Quindicesima Notte

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Edward Young - Delle notti (1745)
Traduzione dall'inglese di Giuseppe Bottoni (1770)
Quindicesima Notte
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XV. NOTTE.


Il Mondo.


ARGOMENTO.



II Mondo è un soggiorno di tenebre, d’m~ ganni, d’errore. Non è possibile non esserne la vittima, sé non si cammina dietro la ♦ scorta della virtù. Esso però ha mille artifiti per travisarne V augusta immagine • Chi non è vigilante sopra se medesimo, è sempre lo scopo delle sue insidie. E* difficile sperare giorni lieti e tranquilli nel Mondo, in cui gli uomini avvelenano anche i più preziosi beni coli 9 infelice mescuglio delle contaminazioni più ree. ’E* bene conoscere il Mondo per non cadere né* suoi pericoli; ma nel grave rischio di stimarne la lusinghevole e mortifera dolcezza, sono più felici coloro, che vi vivono senza conoscerlo.

E per qual premio ogni mortai s’affretta ’
Tutte del mondo a traversar le vie
Da strepito assordito, oppresso, e stanco
Da ree fatiche, e da vii pqlve offeso,
5Senza pensar qual fragil vel divida
Questo teatro, in cui per poco ha vita,
Dalla temuta tomba? Io miro il folle
Orgoglioso ed in questa, e in quella parte
Errante’ a mendicar gli sguardi altrui:
10Il venereo cultor, che sè distrugge
Ricercando il piacer: folli più teisti
Veggio, che in petto han sempre avida sete
Di comando, o d’argento f e tutti amanti
Di trastulli diversi, e sempre vani,
15Tatti son tratti da infantili affanni

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Nel vortice leggero, eguali a’ lievi.. mm
Atomi, che in un prato il vento aggiri.
Ma ben presto avrà fin sì vago inganno.
-Sì, sorgerà la disperata notte,
20E piomberà il mortale entro gli abissi.
Oh quanto vani son., quai brevi giórni
Hanno i viventi, e i lor bramati oggetti!
14 mondo è una region di spettri, e sono’
Ombre i mortali, che van sempre in traccia
25TV ombre più vili ancor. Egual follìa-.
Segue chi vive a lieti sogni in braccio,
E chi d’affanni e gravi cure cinto
Tenta afferrar difficili chimere,
Yanno alll abisso entrambi: uno vi giunge
30Per orridi deserti, il piò movendo,
Lento, é superbo, ed intrecciando danze: *
L’altro all’abissò va per via fiorita.
Lorenzo, al è. pur ver, che Dio s’appresa >
Che. si. dileguati Je follìe del mondo
35Quai lievi globi di marine spume-.
Che giova adunque aver la cuna illustre,
Titoli luminosi, c tutti i fregi >
Chiamati eccelsi, e che ti Jascian vile?
Cerchi sovra le spine il tuo riposo.
40Ebbra l’anima tua. d’ogni chimera, r
Dopo che già soffrì verace affanno, t
Riman sopita > e di goder si sogna.
Franger vagl’io le magiche ritorte,
Che ti uniscono al mondo. Un tema io tratto
45Comune è ver; ma noi sarà mia voce,
Se di regger non sdegna il canto mio
Celeste Urania, che il ano canto invoca. O
come sergerai tutto in tumulto
Dal tuo letargo, e di più vero bene
50Desio ti pungerà! Ciò ch’or tu brami
Farò sprezzanti a forza. Il guasto moado
Non gusterà questo mio stil severo:
Ma perchè Ja follia fa torvo il ciglio,
Debbe la verità rèstàrsi muta?

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55S’apra del m’onda ornai tutta la storia:
Non $i ravvisa ia lei che di fortuna
I varj giuochi, l’imperiose voci,
Di natura, che soffre,; inganni, e frodi
Dalle femmine ordite: aspre vendette
60D’uomini, e lor barbarie a* bruti ignota:
Quasi in ogni ora dolorosi accenti,
Che annunziano sventure, a noi tramanda
La fa aligera tromba, e sempre al mondo J%
Mostrando va la dolorosa storia l’ > v Ì i
65Degli affanni dell’uom: son questi affanni
Interminabil tema a* suoi racconti,
Che ripeta ogni di fin da quel giorno,..
Che nascer vide l’universo: il tempo
Sembra, che prenda lena, e si riposi
70Narrando ad ogni età gli aspri tormenti.
Le miserie dell 1 uomo: ed ogni giorno v4,
Ogni nostr’ora dalla mòta uta u K,
Di fortuna traendo, ©sserva tronco; i:
Della vita più bella il fil da strani
75Impensati accidenti. Ogni ora n#rra
II suo tragico evento, a eui talora
Ridicoli episodj uniti vanno,, 1;
E nel suo volo i proprj annali il tempo
Empiendo va delle sventure umane.
80O tu, che sovra l’uom piovereaspi;
Si gravi mali, con disegno amic< x 7
Perchè versi quest’uom lodevol pianto:,
La cui destra formò questa sì bella
Fabbrica: che il miglior conosci, e brami,
85Che alPnooi noto ancor sia.j che cosa è il mando
Un leggero vapor ( di cui nel seno
Tutto vive il ciréatp, ed aura lieve; v,
Tutto il creato, &;é$por ) che di tua luce.
Un raggio in ariaf sàlleilò dal nulll. a v ’
90Cile SOArirà tra nnrft in nn ict.intA*A
Numerati del globo i di già sono,
E si vita lia..maggior de l’figli suoi •
Come i figli h montale, e s’avvicina h«>*

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L’ultimo giorno *uo: ma pur di questo
95Sulla fragile spoglia ogni uom scherzando 1
Si sta, come se il globo, ed i viventi
Fosser solidi, eterni: e tu, gran Dio,
immutabile, eterno, a questi insani
Nudrìti di follìa sogno rassembriAltro
100la terra è poi che tristo alberga ’
D’esseri immaginar], e campo, in cui *
Tutto promette ’fior, nò mai lo forma?
J)t deserto selvaggio, ove passeggia
L’incertezza, F orrore, ove le spine
105Folte sono cosi, che ad ogni passo
Traggono ri sangue al peregvin dolente?’ •
Altro è che vasto tempestoso mare N
Coperto di color, che i gorghi, e l’ire
IVon ne sanno temer? JJan questi; alt’onie
110Fidato ogni tesoro, e più, non hanno
O speranza, o tesor, se il mar gV inghiotte
Fendono il mar su cento navi e cento %
E si veggon pe v vasti aerei campi
Le Bandiere ondeggiar, di color mille.
115Sotto il eie* prù sereno ognun si mira
Egualmenteagitato, e sempre inquieto
Tra speranza e timore y e tutti han volte*
Alla felicità tumide vele ♦
Pochi i*eMoJr viaggio hanno per guida
120Vera saviezzà, e la virtù p*r polo.
Chi più Mie, eh* ardito, alzano il grid*
Tutti contro il destino- Ora sospesi
Sulle cime de’ fifoni, or sono immersi J
Negli abissi l’or balzati io acque ignote r
125E stringendosi insieme, or l’uno, or l’altro
Urtandosi in seguir gli opposti moti
Di cèntrario desio, più gravi affanni
Soffron dalla follìa, che dalla sorteVasto
Oeean, che d’ognintorno ring*.
130La patria mia co’ romoròsi jQutti,
Sempre mai di naufragi inquieto alhergo: *
Viragine, che sempre orrenda gola;. Apre

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Apre per inghiottir la specie umana
Sterminato sepolcro, in cui la morte
135Di tutto il suo terror cinta passeggia,
Specchio fedel mi sei, tu rendi al «iglio
Tutti i tratti del quadro, ahi quanto orrendi!
Che rappresenta e questa vita, e il mondo.
Degli anni sull’aprile, allor che brilla
140La sanità sull* animato volto,
Che circola il vigor, che in ogni vena
Corre caldo, vivace, e lieto il sangue,
Novizj essendo, ed imperiti ancora
Del tenor della vita, in dolce inganno
145Tratti da speme, e e dalle brame accesi,
Il canape si tronca in lieta fronte,
E lanciati noi siam già in mezzo al mondo,
In mezzo a' nostri folli sogni, amico
Ogni vento si crede, amico ogni astro.
150Sale il naviglio ognun pren di coraggio,
E l’evento eia lìnee a Ini dettato
Dall’inesperto cor: rara dove è quegli,
Che giunger puote a penetrar qu-al sia
Il sue vero destin? Di questa folla
155Temeraria così la più gran parte
Pensee sol per citò mal guida il legno,
E priva d’arte,, e di riparo corre
Alla perdita sua tra scogli infami § *
Dritta mantien con arte alcun la prora Y
160Ma impetuoso turbine, che giunge,
D’ogni speme lo priva, e di consiglio.
Chi dal cielo ebbe in dono anima ardita,
E con l’onde, e conventi ognor pugnando
Non smarrisce il sentiero. Il $uo coraggio 1
165Merta, ch’ei giunga ai lido: ei già lo vede,
Ma nell’istante che adeguaci suoi
JEcco il porto, ecco il porto esclama, oh Dio
Colà non giunge» Invan Tonda flagella
Cali’ agii remo, che del remo assai
170Più forte il braccio del destin lo trae ’
Pici vortice de 1 flutti, e lo sommerge.

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E quanti nella calma ancor sen vanbo
Negli abissi perduti? Apresi Honda j
1£ sommersi già son; Tonda si chiude
175Sovra le teste lor, sovra il lor nome;
E se nacquero, ignora il dì che viene.
Che giova ad altri, che di lor rimanga:
Breve fama nel mondo? Un solo istante
JSrilla, si mostra,, come ancor l’insegna
180Del legno, che perì, nuota sull’onde, E
si perde dipoi: se si rammenta
Cesare, d’altri mille è perso il..rome»*,
Così perisce in cento guise, e cento
Questa di gioventù folla sì ardita.. -.
185Altri vi sono ancora, al cui natale
Stella amica splen,dea, figli diletti
Della sorte, del fato. Entrano in poito
Questi senza contrasto, e, pago resta
Ogni loro desio. Se pur sul globo
190VMia tai viventi, ah piaugeran tra poco*
Uomini son costoro; e può mai dirsi
Sicuro Tuoni? Se non soffrirò il gipgQ
Della sventura, il naturai destino. • «.
Schivar potranno? Il lor vigor consuma.
195Con sorde lime il tempo, e di lor vita
Rodon la fragil tela i giorni, e gli anni.
Se scansar jniJle rischi, il fiero scoglio
Non si fugge di morte, e l’ora estrema
E* naufragio per lor. Tutti gli eventi,
200Che li resero alteri, ancor più amaro
Fan per essi il morir. Qaanto ìt crudele
Abbandonare il mondo, allor cjhe seaibra
Fatto già nostro! Abbandonar - 1* sorte,
Che. costò Unte cure, e tan; ti affanni, ~
205Quando a goderla incominciava il wreh
Vedersi strascinar lungi dal wcco >
Tetto, che s’innalzò, $he già si rese;
D’ogni vaghezza, e di delizie ornata!
Fabbrica sol colui durabil mole,:
210Che un albergo si fa scm* iq srtHe»

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Sa 1 mali della vita un denso velo»
Si stenda, e iuimaginiam che a 9 nostri cenni
Serva sia la fortuna. E che son mai
Quei che opulenti son, gli augusti, e grandi
215Quelli che cingon trionfale alloro?
11 mortai più felice a me pù svela»
Gli affanni dei viventi. Oggi son lieti,.
E più infelici assai de’ loro schiavi
Miratisi al dì che vien • Nel dì funesto >
220DelJa necessitade il fiato aspetto
Lascia felicità,- lascian gli amici,
E gl’immergono un ferro in mezzo al core *
Quanto poveri son tra quei tesori,:: 4
E cinti 4i poter, qual impotenza! - * -’"
225Crudel tormento in se nascondon tutti. *
Que’ titoli superbi, ed al furore*.
Della tempesta la virtù soltanto
Ancora fida ©ppon. Sì; questa sola
De* marosi spumanti in mezzo all’ira Trova
230speme, conforto, e nella tomba v
Come in amico porto entra costei. >
Stringer, Lorenzo, io Volli in m iato gru p 4
Tutti i mali dell’uom. Se in varie scene.
Io te gli offrissi, e sotto aspetti varj,
235Lo spettacol sarebbe assai più tristo.
Gemito più polente ancor dal seno
Fia, che tu mandi, se con rocchio segui
L’uomo ne’ tempi di sua varia etade;
E sul tuo figlio iovuo’, che il guardo arresti
240Questi è il figlio miglior, ch’ottimo padre
Sperar potesse, e genitrice amica
Di rigida virtude: il vero.or leggi
Nella sorte di lui. Sebben dell’uomo
Sia di macigno il cor, tenero in seno *
245flia sempre un genitore. Un tristo rero,
Mirato quando al figlio ancor s’adatta,
Più profondo s’imprime in cor del padre:
Tu dal paterno amor frutto trarrai.
Era già pachi dì Fiorello un ente

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250Debol, clic della vita al lido giunse
Dagli abissi del nulla: ora è fanciullo,
Che prudenza non ha. Della tua cara Clarissa
all’aspro duol le patrie cure
Or succedono, e queste, ancor che figlie
255Del tuo paterno amor, crude sovente
Sono, quali nel sen l’odio le ispira.
Quante volte in un di tu rendi mesto.
Questo figlio sì caro, e. dolce oggetto
Del tuo piacer col ciglio tuo sdegnato?
260Necessario è il rigor per porre un freno
Al capriccio infantil; come di spine
Cinge l’agricolter tenera pianta
Perchè cresca sicura: ancor n©n puote
La ragion del fanciul regger se stessa,
265E convien, che ne guidi ognora il passo
Rigido precettar* Tema, ed affanno
Il suo giovane cor già sente, e molte
Volte in un dì del volto suo la rosa
Tenera impallidisce, e sovra il suo
270Timido afflitto ciglia appare e brilla
Lagrimosa rugiada. Oh Dio! che giova
1/ innocenza al fanciul, se ne incatena
potenze nascenti il cenno imposto 1
A versar pianto impara* e ancor d’errore
275Noi? è capace, e pria che reo si renda Jm
Egli prova il dolor: egli è innocente,
E vivfc afflitto; oh crudeltà! Ma pure
Pel fanciullo saria più crudo ancora
Colui, che .secondasse: e tal dell’uoiir#
280È la sorte infelice. All’noni conviene
Col predente soffrir, con giorni ingrati
Pieni di duol tentar l’acquisto incerto
D’un ben futuro» E fa d’uopo esser pad
Per gemere in mirar legge sì cruda?
285Infante or più non è Fiorello; è questi
Fresco garzon, che di virtù.seguace
Reser le cure tue: non ha. più-Mal fianco
Il precettore, e fier d’essere ci stesso

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Di se padrone, ogni ritegno vince,
290PJ nel mando si lancia • Alfine ottenne
Questo celebre mondo, e suoi già rende,
Uopo due lustri travagliosi e tristi,
I piaceri 9 che arreca. Oh Dio! Ritrova
In se stesso un tiranno assai più crudo
295Di quel che abbandonò: con pena obblìa
Tutti que’ dogmi, che a lui fur dettati
Dal suo cor, da natura; ed ogni affetto,
Che m lui destar le sagge utili carte,
Della vera virtude iir os:ni etade
300Eloquente tutela, ei perde •. • oh Dio!
Tra poco ei sentirà, che assai più dolce 1 1
È di virtude il giogo, e più leggero
Di qu’l che il brutto vizio all’alma impone»
E coloro chi son, che cui a adesso
305Han d’introdur l’incognito garzone
Nel circolo social? Sono i mondani
Folla Bassa, e servii, che il mondo adora»
II modesto straniero or viene accolto
In brillante assemblea, di cui la luce
310Il non avvezzo suo ciglio feria
Da graa tempo, e da lungi * Ognun l’accoglie,,
Lo accarezza ciascun, ciascun lo stringe.
Al sen con aria di verace affetto.
Perfidi tali ei scuoprirà tra poco,.
315Che troppo vili son per prestar fede*
Alla vera amicizia, ed ogni senso,
Ogni dover di questa han già riposto
Ne* sognati racconti, ove trionfa
Finto valor di sempre erranti ero-i»
320Apprenderà quai son questi mortali, Che
chiaman vile una sensibil alma*
Che alla loro ragione il solo omaggio
Fan d’averla sepolta: avrian rossore •.
D’esser creduti fidi, e fan lor gloria
325D’esser creduti rei de’ pochi falli,
Che lor mancano ancor, più la menzogna
Aman del vero, ancor se eguale il frutto

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È, che portano entrambi, e par che in esa*
Queir anrabil piacer desti la colpa,» ■
330Che nel fondo del cor virtù risveglia.
Lorenzo, e puoi soffrir scena sì strana?
Senza fremito puoi mirare 1 figlio
Tra quest’empj addestrati, in ogni inganno»
Già vecchi, e nel celarsi alti maestri?
335Bello -mostra di lor’lucida scorza ’. Il
duro core, e la lor frode asconde.
S’han la guerra in pensier, parlan di pace}
Sul labbro lor gli artificiosi detti ■
Han seggio, t ad ogni senso il core han sordo*.
340I tanti, e sempre replicati inciampi,
Gli urti, che or diero, ed or soffrir Mei vasto
Vortice della folla, u’da gran tempo
Aggirandosi vanno, a lor già tolse
Ogni tenero affetto. Ascolta. Ognuno i
345Giura a Fiorello un’amicizia eterna.
Perfidi ingannatori! • Essi saranno»i *.
Gli amici suoi finché a lor giovi, e in coctGelosi
d’ogni ben, clic a lor non giunge
Se nel danno di lui trovano acquisto,
350Nemici sempre al figlio tuo saranno..
Questo figlio compiango, a forza tratto *
Nel destino comune. Io già lo veggo i
Amabile nel tratto, il ver portando
Sulle labbra, e ’l pensier con riso amico;.
355Prodigo del suo cor, del proprio argento
A chi ’l circonda; e del comune applausi
Nutrendo in sen lai generosa sete,
Tutto svelare altrui senza riserva
II sincero suo cor ne’ dolci sfoghi
360Dell’amicizia: oh Dio, quale sventura!
Io lo veggio che corre a petto ignudo
Tra questi scellerati, e ognun di questi»
Con un perfido dardo a lui risponde *
Quanti sospiri mai fia che gli costi
365L’innocente franchezza! Infin che ad esso
L’esperienza ( del tempo, e degli affanni:.

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Figlia assai tardo ) ed il sospettosa lei
Fido compagno, olla smorta, Haccià K,
E con l’incerta portamento porga f;
370Sicura fi], che ih guidi in quei del mond
Tortuosi sentieri,, e nell’oscuro /
Laberinto de’ cuori: ed è felice*
Se tal arte accmistaado, egli non perde
La sua virtù. Ter imparar la scienza
375Di preservare il cor dai spessi assalti
Del pubblicò contagio, a questo appresso.
Viver conviene, e spesso ancor si rischia
Di rimanerne infetto. Alla difesa
Non v’ha che un solo mezzo, e questo è armarsi
380D’animo fermo, e vegliar sempre in arme» j
Perde così d’un giovinetto l’alma.
Per destino infelice a poco a poco..»
Il primiero valore: ia se riceve
Mescuglio impuro, che- ne -scema, i pregi*.
385Uop’è, che si coETQ’mpa, e vii divenga -,
Per gir del para con la specie umana v
E della vita per apprender gli usi.
A questo prezzo vergognoso; acquista L». 1
L’alma nel. mondo, un immancabil pregio,.
390Nel mondo ove l’infamia a se fa servi. r
I titoli fastosi, ove gli oltraggi,.. i:.
Che a natura fa Tuoni., nome specieao,
Han di fina prudenza, ed ove un genio»
Più- sublime non è. che padre ardito,
395Di più fieri delitti. Qh Dio! Nel mondo
Spesso si vede chi ha celeste ingegno»,.
Ed anima infernale f e questo c il spinano
LP giunger può l’universal contagio*:.
Inuiil fu la tormentosa cura... *
400Di Machiavel per insegnare al mondo
Misteriosa politica corrotta.
Poser la sua moral già gli empj in uso "
Senza maestro pria ch’ei la dettasse ♦
Del mondo il libro ad ogni carta espone
405m " ’ di virtù: non ha quel libro.

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Che titoli però, non scritto è il resto •:
Nel circolo social più non si mira v
Che i volti, e già ridotte sono al nulla,
O invisibili l’alme; e chi da folle
410Mostra il suo core, al riso altrui s’espone»
Non si osservan di lui che i suoi difetti,
E l’imprudenza sua spregio riceve.
È spettacol bizzarro ad anglo ciglio,
Ch’errando va per le straniere corti,
415Due gelosi vedere entro una reggia,
Che tent&n d’innalzar Je lor fortune
Con un solo artificio, «poi mirarli
Mostrar sembiante assai dal cor diverso;
L’odio loro addolcir con finto mele Di
420seducenti detti; ambo sperando
Di scuoprirsi a vicenda i moti interni.
Entrambi lieti del tessuto inganno*
E alfin veder, che l’un dell’altro è gioco,
£ vittima ( oh giustizia! ) ancor diviene.
425D’arte così funesta il premio sia
Solo il rossor: ma que’ mortali illustri,
Che dan leggi dal trono al germe umano,
Scenderanno à calcar l’ignobil via,
Che d’infamia ricuopre alme sì vili?
430Se stessi priverai! de’ grati affetti,
Ch’avrian per lor beneficati amici?
Poiché, come sperar d’un’alma grata
L’amor, se di chi dona il cor s’asconde?
Scuopre il suo cor chi sempre altrui lo cela •
435Felice io, sì, ti chiamo, uomo sincero,
C’hai in orror la menzogna, e che in costume
Hai di portar sulle tue labbra il vero.
Costume c questo, -che a se stesso in faccia
L’alma fa rispettosa. Il tuo candore,
440Che il mondo chiama debolezza, forma
La gloria tua. Sublime cosa, e degna
Dell’uomo è disprezzar -sempre l’inganno*
Questo nobile, e franco agir disvela
Qual ha grandezza, e qual vigore un’alma.

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445Forse dirà talun, che all’uom nel mondo
Fa d’uopo simular: costui risponda;
Il simulare è onesto? E se pur vuoisi
Coglier si vii necessità, non manca
Sicuro mezzo. A se.iascun ripeta y
450Creda ciascun, che necessario mai
Qualunque impiego esser non può, se tin vile
Vi vuol per eseguirlo: il mezzo è questo.
Dirassi ancor, che sebben vii rassembri
Il commercio el mondo, illustri pregi
455Può far, die vesta un’alma, e sia più bella:
Che indifferente mai non è per l’alma
Ciò che il mondo produce; e che se in queste
Può estinguer di virtù la sacra face,
Contro del vizio accrescer può lo sdegno;
460K che se ben si miri, «e si conosca,
Insegna all’uom come condursi ei debba»
Troppi rischj vegg’io, troppi perigli
In tal dubbia speranza. Il saggio in terra
Non è già un Nume. Ha la virtude ancora
465Le debolezze sue, le sue battaglie,
E rabbiosi, costanti aspri nemici.
Di quei, che a lei son fidi, assai più raro,
Più tardo è il pianto: ma se piangon questi,
Posson gli empj sperar placido riso?
470Se lagnarsi talor de* proprj affanni
Dee la saviezza, e può felice vita
Pretender la follìa? Che se costretto
Pur si vede a soffrire il folle, e il saggio
Come vantar si può la vita, e il mondo,
475In cui più lieto è quei, che men si lagna,
Ove un’estrema sofferenza è il àólo,
Il sommo bene, ed ove anche il più fido
De’ nostri amici abbisognar si vede
Sì spesso di perdon? Felice l’uomo,
480Che d’ogni altro assai men conobbe il mondo r
Mondo perfido, e tal che i suoi seguati
Mai non trovan sincero, e mondo avaro,
Qhe lì poco ci dona, e che sì presto

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Quanto die si ritodie. Util si rende
485Conoscerlo però, perchè di lui
Non siaiH, vittima, o giuoco. È dura impresa
Vederlo, e non amarlo, e più ne gode
Chi meno Tatua. E questo è il gran Segreto
Che custodisce il saggio. Ma non t’inganni
490Di lui Lorenzo, il seduoente accento.
Come l’ebbero un dì Tempie Sirene,
L’ha dolce il mondo, e come quelle appunto, ’
Scioglie le voci sue sovra uno scogli H
Celebra già per mille legni àifraali. >.