Delle notti/Diciottesima Notte
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XVIII. NOTTE.
La Coscienza
ARGOMENTO.
Importa moltissimo ali* acquisto della virtì& non lasciar sopite le voci della, coscienza . Questo benefico principio y collocato in noi dall' Autore della natura, ci parla al cuore col linguaggio del vero . La cosciènza è la regina de r nostri affetti y che sedendo nel trono del cuore ne libra, nostro malgrado , il merito > ed il demerito • Perduto è affatto V uomo , in cui tacciono le ,sué voci. Ma difficilmente ciò accade, ed anche il malvagio ne sente a propria confu* sione i rimproveri
D'Ippocratico alunno ogni uomo implora
L'arte, -se nelle membra un mal risenteÀi
malori dell'alma $* sempre unito s *
Certo freneticar, che air alma toglie
5Di sentire in qual rischia ella si trovi .
. Glie se l'avverte, ed il suo mal conosce,
Già sana è in parte almeno:, eitremo il rischio
E quando il vizio, ogni rossor togliendo»
Domestico si fa: morta rimane:
10Sotto i spessi suoi colpi in noi Coscienza y
Nè gì' interni rimorsi hanno più voce
Più non s'accorge V uom del vizio reo ,
Che in natura si cangia , a poco a poco
Divien costume, alftn lo vanta ancora» ' ~
15E nelle sue ruine egli trionfa .
Quando dell'uomo in sen magico incanto
Il vizio desta , ed ebbro il fa sopita.
La coscienza ri man da dolce sonno,
Languida cade a vii piacere in traccio .
20La torpida sua man più ’l fren non regge
Delle passioni- nostre, e ci abbandona
Stanza ritrarci il pie, quasi non vegga
I nostri falli, delle brame accese
Air impeto, al poter. La credi immersa. •
25Sovra letta di fiori in alto sonno?.
Non ti fidar del suo dolce riposo,
Perfido passeggier - Conosci, e mira
Lo scaltro indagator ch’ella or nasconde,
Che i nostri yizj nota, e sempre ammusa
30✓ JVel terribil suo libro i nostri falli .
Questo instancabil Argo ha sempre attento.,,
AUe azioni’ dell’uom l’orecchio y il ciglio:
, Invisibil ci segue, e tutto ascolta.
Tutto comprende ciò gthe in se ravvolge,
35Ciò. che mormora il cor,, e l’ampia folla .
, De’ nostri vani sogni egli distinta
Y«de con quel c’ha in fronte occhio lincèo
II priÀio albor d’un nostro voto ei scorge;
Delle colpe nascenti egli sorprende
40Nel prima germogliai- quel che tuttora
Invisibil fciman:. somiglia appunta
Questa Coscienza il furibondo avaro y
.Che la carta vorace, ov’ei descrive
Tutti i tesori suoi, nasconde, e aspetta.
45Della rovina sua l’ultimo istante .?
Per farla nota al giovinetta erede ..
Lascia così colei,, che inutil getto>
Faccia l’uomo del tempo, ed in segreta
Tutti gl’istanti, che perduti andaro
50In sogni vani, o che macchiò la colpa,
Nota, e dell’uom tutta la storia imprime
In papiro del bronza assai più saldo .
E questa storia leggerà la morte
Air orecchio del rea pallido, afflitto
55Questa il Giudice eterno, ( e fia tra poco )
Vorrà svelata all’universo in faccia,.
No, questa voce, che si attiva ascolta
Nel più cupo dell’alma ogni mortale x
Un inganno non è; nè in noi natura
60Pose sedente oracolo bugiardo .
Del Giudice supremo è la Coscienza
Sacro ministro, e fin che l’uomo ha vita,
Le veci ne sostien, n’occupa il posto .
E la sentenza, che pronunzia adesso,
65Questa, che quasi nume in sen ci vive,
Confermata sarà dal Dio del mondo.
Felice chi dell’alma sua sovente
Nell’intimo consiglio entra, ed ardisce
Nudo il suo cor vedere $ alla Coscienza
70In faccia presentarsi $ i suoi severi
Rimproveri ascoltar, soffrirli; umile
Accettarne il giudizio, e farsi legge
Di quanto pronunziò; che poi risolve
D’impor silenzio eterno a? suoi rimorsi .
75Questoè- coraggio; che d’assai sorpassa
Quel de’ mondani eroi: ma oh quanto è raro i
Cou viltade, ch’è rea, Tuom da se stesso
u SS e * e fuggendo al precipizio corre •
Se talora un pensiero in lui si desta
80Di rimirar se stesso, e qual ei sia
Chiaro veder, questo desìo languisce,
Presto s- estingue . Alla coscienza interna
Talvolta ei chiederà con -dubbia voce, ’.
Che cosa è verità? Pur non attende La
85risposta qual sia, più non domanda:
Con piè veloce ei si ritira, e corre,
Per porsi in salvo da’ severi detti
Di sua ragione, in mezzo al guasto mondo
Al primo incontro di quei ben, -che il caso
90T’offre, Lorenzo, arresta il passo: alquanto
La tua scelta sospendi, e a giusta lance
Librati sian con sospettosa destra.
Se assicurar ti puoi del lor possesso,
Godine pur; ina solò è tuo quel bene,
95;Che a te tu puoi donar . Tutto perisce
Nell’uomo, e resta a lui sol la virtude.
Questa virtude stessa eterni rende
Que piacer, che produce, e fa che sicno
Immortali con lei. Se la ragione
100Ti sedesse nel cor sempre sovrana,
Se noto fosse a te quanto è soave
Il piacer di virtù, sempre tremando
Accoglieresti i passeggieri beni.
L’alma sol ne godria dopo F assenso
105Della coscienza, e con maturo esame 1/
otterrebbe soltanto . I giorni tuoi
Passi nell’anarchia, perchè di questa
Legittima regina il giusto impero
Ttfoifvuoi soffrir. Di sediziose brame
110Un popol folto si solleva, e pugna,
E si uccide a vicenda entro il tuo seno*
Riposarvi non può pace tranquilla;
In ogni istante turbasi, e si perde
La tua felicità, che in presto accatti .
115I tuoi pensieri, i tuoi desiri erranti .
Lungi da te, tra scogli, e tra tempeste
Son sempre in corso ogni piacer cercando.
Caro è l’acquisto, il non trovarlo è frutta.
Dopo mille tormenti, mille cure
120Sofferte d ottenerlo, altri tormenti
Soffrir Conviene ad espiar di quello
L’ottenuta conquista. Il tuo naviglio
Carco facesti di piacevol merce
Su pestifero lido, e insiem eon quella
125II contagioso umor ti resta accanto-.
La tua sete s accende, e non $ l’estingue:
E allor che i sensi tuoi snervati, e lassi *
Di troppo grave età cedono al peso,
Avido è sempre Tinsaziabil core.
130Ogni piacer, che favor v evol voto
Non ha della Coscienza, è sempre opposto
Alla natura e sempre apporta all’uomo
Per legge necessaria affanno, e noja;
Che pose Iddio sovra la stessa base
135L’esistenza del mondo, e la virtude*
Volle ancor onesto Dio, che all’esser nostré *
Influissero entrambi, e che dell’uomo
La natura ad entrambi unita fosse .
Nelle pugne, che sempre in questo, esilio
140Presenta ài corpo all’alma, o questa, o quello
Senza ferire nel pugnar non resta,
li se l’uri dee soffrir, forse non sembra
Giusto, che vinto sia chi meno è illustre,
Chi men sente il dolor? Ma questi è ’il -corpo
145L’alma spaziando va ne’ tempi andati-,
JVelP avvenir s’inoltra, e vuol tributo
Da 1 secoli già corsi, e dal futuro.
Vasti così $ono i piaceri suoi, f *,
Quanto è vasta natura, è vasto il tempo*;
150E il diletto, che gode, assai più dolce,
Pivi toccante è di quel che il corpo alletta
Ma quanto ancor più gravi i suoi tormenti
Sondi quelli de’ sensi! A te palese ’:
Faccia quanto crudel lo strazio sia,
155Che dalle -colpe sue l’anima soffre,
La nodosa podagra; e -se sull’alma
Impero avesse la mondana Astrea,
Ed in quella punir potesse i rei;
✓ I supplizj, che adopra, in alto obblió
160Porrebbe, e frante le dentate ruote
Sarieno, «tolti i palchi suoi funesti
L’anima adunque con gelosa cura
Difendi, e guidi poi la sorte il resto %
Chiamo estinto colui, che solo ha vita
165Perchè vive ha le membra, e vivo io dico
Chka ben conoscer Se medesmo apprende,
Per saper ben amarsi, e guerra eterna
Non aver con se stesso. È 1- aom composto
Di due sostanze varie, e varie queste
170Hanno sempre il pendio. Ama virtude
L’anima, * nel mirarne il bel s’accende.
Questa virtù qual sua nemica il corpo
Mira costante, ed idolatra il vizio.
Crede che la modestia il faccia vile,
175Lo spogli Astrea, l’impoverisca il vero,
Lo distrugga il valor „ Se poi rivale,
Ei dell’alma si fa, da te non abbia,
Che il massimo dispregio 9 e s’è soggetto y
Lo difendi * il nudrisci, abbilo aulico .
180Ma se virtù lo vuol, senza pietade
Dallo alle fiamme l’tìd agli strazj in preda
Quel vero amor, che per te dei nutrire,
Sì crudel sacrifizio impone: ed odia
Se medesmo colui, che per difesa
185Del Gorpo suo non ne obbedisce i conni .
Che cosa infatti è il vizio? È di se stesso
Un malaccorto amor, che vìen sedotto
Comprando a prezzo troppo caro un falso < .
Per un vero piacere: e la virtude
190Altro non è che quelP amor pili saggio $
Del vro utile suo sciente, ed attento
A far soltanto vantaggiosi acquisti;
È l’amor di quel Nume, onde deriva
Insiem con gli altri beni offerti all’uomo
195Ogni sfalso amor proprio odio reale
È di se stesso in varie guise ascoso,
Odio dell’odio altrui per Tuoni più atroce»
È questo falso amor, che in sen ci vive, .
Domestico nemico, «qual k appunto
200Noi lo vedremo in quel terribil giorno,
In cui l’«in pio con aita orribil voce
Maledirà la sua esistenza, e voti
Al nulla porgerà perchè l’inghiotta»
Nell’orti che per l’uomo ultima resta
205Deposto ha Dio la verità nell’alma:
Questa riman sopita infin ch’ei vive,
Muta, ed oppressa sotto un fascio enorme
E di vizj, e d’Terror e ma questa illustre
Figlia del ciel, che lie’ consigli eterni
210Era quando il gran Dio, compose i mondi,
Ancor v* assisterà quand’egli sorga
Quei móndi a giudicar. Allora questa %
Si desterà; dal cupo sen dell’alma
Sortendo altera d’ogni reo l’orecchio
215Assalterà con formidabil tuono,
E come appunto inestinguibil fiamma
Tutte ne cingerà le membra afflitte .
Di questa il fermo fulminante ciglio,
Visto in prospetto, il cor d’ogni mortale
220Ricerca, arde, sconvolge, c lo tormenta;
E questa vista sola è il suo supplizio
Non aspettar, che teo malgrado rompa
La Coscienza il silenzio, ascolta adesso
I suoi detti, Lorenzo; or questi ponno
225Esser utili a te, che ancor son miti;
E ti rammenta, che se Tuoni da folle
Può viver sulla terra’, è suo malgrado
Saggio nell’ultim’ora, e saggio invano.