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NOTTE. 237

Que piacer, che produce, e fa che sicno
Immortali con lei. Se la ragione
100Ti sedesse nel cor sempre sovrana,
Se noto fosse a te quanto è soave
Il piacer di virtù, sempre tremando
Accoglieresti i passeggieri beni.
L’alma sol ne godria dopo F assenso
105Della coscienza, e con maturo esame 1/
otterrebbe soltanto . I giorni tuoi
Passi nell’anarchia, perchè di questa
Legittima regina il giusto impero
Ttfoifvuoi soffrir. Di sediziose brame
110Un popol folto si solleva, e pugna,
E si uccide a vicenda entro il tuo seno*
Riposarvi non può pace tranquilla;
In ogni istante turbasi, e si perde
La tua felicità, che in presto accatti .
115I tuoi pensieri, i tuoi desiri erranti .
Lungi da te, tra scogli, e tra tempeste
Son sempre in corso ogni piacer cercando.
Caro è l’acquisto, il non trovarlo è frutta.
Dopo mille tormenti, mille cure
120Sofferte d ottenerlo, altri tormenti
Soffrir Conviene ad espiar di quello
L’ottenuta conquista. Il tuo naviglio
Carco facesti di piacevol merce
Su pestifero lido, e insiem eon quella
125II contagioso umor ti resta accanto-.
La tua sete s accende, e non $ l’estingue:
E allor che i sensi tuoi snervati, e lassi *
Di troppo grave età cedono al peso,
Avido è sempre Tinsaziabil core.
130Ogni piacer, che favor v evol voto
Non ha della Coscienza, è sempre opposto
Alla natura e sempre apporta all’uomo
Per legge necessaria affanno, e noja;
Che pose Iddio sovra la stessa base
135L’esistenza del mondo, e la virtude*
Volle ancor onesto Dio, che all’esser nostré *