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236 DECIMAOTTAVA

Un inganno non è; nè in noi natura
60Pose sedente oracolo bugiardo .
Del Giudice supremo è la Coscienza
Sacro ministro, e fin che l’uomo ha vita,
Le veci ne sostien, n’occupa il posto .
E la sentenza, che pronunzia adesso,
65Questa, che quasi nume in sen ci vive,
Confermata sarà dal Dio del mondo.
Felice chi dell’alma sua sovente
Nell’intimo consiglio entra, ed ardisce
Nudo il suo cor vedere $ alla Coscienza
70In faccia presentarsi $ i suoi severi
Rimproveri ascoltar, soffrirli; umile
Accettarne il giudizio, e farsi legge
Di quanto pronunziò; che poi risolve
D’impor silenzio eterno a? suoi rimorsi .
75Questoè- coraggio; che d’assai sorpassa
Quel de’ mondani eroi: ma oh quanto è raro i
Cou viltade, ch’è rea, Tuom da se stesso
u SS e * e fuggendo al precipizio corre •
Se talora un pensiero in lui si desta
80Di rimirar se stesso, e qual ei sia
Chiaro veder, questo desìo languisce,
Presto s- estingue . Alla coscienza interna
Talvolta ei chiederà con -dubbia voce, ’.
Che cosa è verità? Pur non attende La
85risposta qual sia, più non domanda:
Con piè veloce ei si ritira, e corre,
Per porsi in salvo da’ severi detti
Di sua ragione, in mezzo al guasto mondo
Al primo incontro di quei ben, -che il caso
90T’offre, Lorenzo, arresta il passo: alquanto
La tua scelta sospendi, e a giusta lance
Librati sian con sospettosa destra.
Se assicurar ti puoi del lor possesso,
Godine pur; ina solò è tuo quel bene,
95;Che a te tu puoi donar . Tutto perisce
Nell’uomo, e resta a lui sol la virtude.
Questa virtude stessa eterni rende