Delle funzioni riproduttive negli animali/2

2. Apparato maschile

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§ 2. Apparato maschile.

La parte veramente essenziale di questo apparato è una ghiandola, ora unica, ora doppia e simmetrica, destinata a secernere un umore particolare detto seme o sperma. Questa ghiandola chiamasi testicolo. Nella pluralità degli animali essa trovasi nella cavità del ventre, e versa all’esterno la sua secrezione mediante un piccolo canale che ha preso il nome di condotto deferente o spermatico, il quale in molti animali incomincia per lo più da [p. 12 modifica]un’appendice del testicolo, detta epididimo, e coll’ultima sua porzione detta condotto ejaculalore termina in un’appendice particolare (pene), più o meno sviluppata secondo le età e le stagioni, e destinata a versare l’umor prolifico nell’atrio sessuale della femmina.

Non possiamo accennar qui minutamente le ulteriori complicazioni di quest’apparato nelle classi superiori e particolarmente ne’ mammiferi; e quindi ci limiteremo ad aggiungere che in molti casi lungo il tragitto che il seme deve percorrere, innanzi esser versato Fig. 3. Apparato sessuale maschile d’un pipistrello (Pteropus ægyptiacus)1al di fuori, si incontrano sacchetti od espansioni del condotto deferente, destinati a serbatojo temporaneo del seme stesso. Tali sono le vescicole seminali de’ mammiferi, quelle ancor più sviluppate de’ cefalopodi, ec. ec. Per altro convien dire che nella maggior parte de’ casi queste così dette vescicole seminali non servono solamente a ricettacolo del seme: ma anche ad una secrezione particolare che si aggiunge a quella de’ testicoli (fig. 3).

Il seme è un liquido più denso dell’acqua, d’aspetto più o meno lattiginoso; pel quale carattere lascia già travedere ciò che viene confermato dalle osservazioni con un microscopio sufficientemente forte; cioè la sua composizione di una parte liquida e di una moltitudine di corpicciuoli solidi. Questi sono anche dotati di una [p. 13 modifica]singolare proprietà, che è quella d’un movimento anguillare così svariato e vivace da apparir quasi spontaneo: motivo per cui furono considerati come veri animali fin dal primo loro scopritore Leuwenhoek, e chiamati zoospermi, od animaletti spermatici. L’ordinaria loro forma è quella di filamenti con un’estremità ingrossata a guisa della capocchia d’uno spillo; e questo ingrossamento fu considerato come il corpo, il filo come la coda dell’animaletto, per una certa analogia con altri esseri detti cercarie, ne’ quali una organizzazione animale è più riconoscibile. In alcuni però, come per esempio ne’ crostacei, questa forma è assai differente (fig. 4).Fig. 4. Spermatozoidi2.

In questi ultimi tempi essendo insorti fortissimi dubbj sull’individualità animale di questi corpicciuoli, furono meglio designati col nome di spermatozoidi, o di fili spermatici. Dobbiamo al prof. Kölliker una bella serie di ricerche tendenti a dar tal vigore a questi dubbj, fino a distruggere definitivamente l’antica supposizione. Questi corpicciuoli infatti non palesano a qualunque ingrandimento del microscopio alcuna traccia di struttura organica; non si [p. 14 modifica]propagano; si formano entro le cellule di una glandula come tutti i materiali essenziali delle secrezioni, ben diversamente de’ veri animali. Quanto al loro movimento, l’ignorarne la vera causa non è titolo bastante per assegnar loro il carattere di veri individui animali. È un fenomeno vitale senza dubbio, ma analogo a quello che si verifica nelle cellule isolate dell’epitelio ciliato3, nelle quali nessuno ha mai preteso veder per questo altrettanti animali viventi per sè.

La vitalità degli spermatozoidi si mantiene per lungo tempo, anche allorquando per l’atto dell’accoppiamento sono passati nell’apparato sessuale femmineo. Ne abbiamo un esempio nell’osservazione fatta da Siebold sulle femmine delle vespe, le quali conservano il seme raccolto in apposito ricettacolo durante un’intiera invernata, per fecondar poi le uova in primavera senza ulteriore concorso del maschio.

Molto comunemente gli spermatozoidi, ricercati entro il condotto deferente o le sue appendici, si veggono radunati in fasci, in modo quasi da comporre colle capocchie tutte riunite una massa sola. Anzi negli insetti, scendendo questi fasci pel canale deferente, ed anche nel testicolo stesso, sono provveduti di una sottile membranella che li tiene riuniti, e che forma così un sacchetto contenente i corpicciuoli dello sperma. Ne’ crostacei questi sacchetti sono ancor più visibili per la maggior grossezza della parete, e meritano propriamente il nome che loro fu apposto di spermatofori. [p. 15 modifica]

Ne’ meandri del condotto spermatico de’ cefalopodi, Swammerdam e Needham hanno scoperto una moltitudine di piccoli corpi vermiformi, della lunghezza di alcune linee, formati principalmente di una tonaca esterna resistente che racchiude un sacchetto allungato terminante in tubo spirale. Questi corpi, versati dal condotto spermatico nell’acqua, si contraggono, cambiano figura, e infine dopo varj contorcimenti scoppiano e lasciano uscire il contenuto. I moderni che li ripresero in esame, dimostrandone più accuratamente la struttura interna, che è assai complicata, diedero in varie congetture: e chi volle considerarli come zoospermi giganteschi, e chi invece come vermi parassiti. Fig. 5. Spermatoforo di eledone (Milne Edw.)Ma il loro contenuto, che è il vero sperma de’ cefalopodi, e l’analogia con quanto abbiam già detto osservarsi ne’ crostacei, ci autorizzano ad attribuir loro nessun’altra natura fuori di quella di puri spermatofori (fig. 5).

Talvolta si uniscono al liquor seminale altri umori secreti da ghiandole particolari, come per esempio ne’ mammiferi quello della prostata e delle così dette glandule di Cowper.


Note

  1. a Testicoli. — b Epididimo. — c Condotto deferente. — d Vescichette seminali. — e Vasi sanguigni del testicolo. — f Vescica orinarla rovesciata all’avanti. — g Pene. — h Reni. — i Intestino retto.
  2. a Spermatozoide che esce dalla sua cellula.
    b Lo stesso libero.
    c. Spermatozoide di coniglio.
    d Idem di rana.
    e Idem di alcuni crostacei.
    f Aggregato di spermatozoidi.
  3. Si dà il nome di epitelio ad uno strato di cellule tendenti a produrre materia cornea ricoprente la superficie esterna del corpo degli animali (nel qual caso prende il nome particolare di epidermide), e rientrante a tappezzare internamente le cavità comunicanti coll’esterno. Talvolta queste cellule presentano alla loro superficie libera de’ prolungamenti microscopici che furono paragonati alle ciglia delle palpebre, e che sono in vibrazione continua; presentanti così un fenomeno maraviglioso ancora inesplicato e di una grande importanza nell’economia animale. (V. il Corso del sig. Milne Edwards, § 135 (nota), e § 219).