Della moneta/Appendice/III

Commiato della seconda edizione

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Commiato della seconda edizione
Appendice - II Nota
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III

COMMIATO DELLA SECONDA EDIZIONE

Perdoneranno gli uomini indulgenti e i miei amici a quel naturale istinto d’amor proprio, che è in me come è in tutti, che qui, in luogo delle mendicate approvazioni ed elogi, onde si fanno accompagnare i nuovi libri, io ne inserisca uno, stato a me stesso lungo tempo ignoto, che ricevette quest’opera nel suo nascere e che solo mi vale piú di moltissimi. Convien sapere che, essendosi da me ardentemente desiderato dedicar questo libro, allorché lo composi, al re Carlo tra noi gloriosamente regnante, e, malgrado ciò, volendo ad ogni costo nascondermi, convenne chiedere permesso al sovrano che la dedica fosse a nome dello stampatore Raimondi, il quale domandò nel tempo stesso il privilegio solito a concedersi ai libri nuovi, per evitar le ristampe. Parve singolare ed ardita la prima richiesta; onde, chiestone dal sovrano il parere al marchese Nicola Fraggianni, delegato della regia giurisdizione, se doveva accettarsi sí fatta dedica, fu da esso in una rappresentanza dato sentimento favorevole alla richiesta e dato giudizio dell’opera in un tempo, in cui ed eragli interamente ignoto l’autore, e non poteva alle mille indovinare o immaginarsí che fosse quello stesso giovanetto Galiani, che spessissimo egli vedea in sua casa. Questa rappresentanza, restata ignota ed occulta nell’archivio di quella Delegazione, mi fu indicata solo pochi anni fa dalla cortesia del custode di esso signor don Giuseppe Carulli, degno oggetto di stima e degno allievo di quel sempre ricordevole e sempre compianto magistrato. La rappresentanza dice cosi:

Per umiliar fondatamente a Vostra Maestá il mio debil parere su la opera Delle monete, che lo stampator Raimondi chiede imprimere e dedicare alla Maestá Vostra, io, a tenore del sovrano suo comandamento, non mi son contentato dell’ingiunto estratto formatone per ordine del cappellan maggiore da un professore della Universitá degli studi, ma ho voluto istruirmene, quantunque non ancora finito di stamparsi. L’ho scorsa con molto mio [p. 362 modifica] piacere; e credo che lo stesso accaderá a chiunque ama il metodo, la precisione, la delicatezza nelle idee, la chiarezza e la eleganza nella dizzione. La materia delle monete, che ne fa l’oggetto, ha esercitata la penna di molti autori forestieri. Ma io ardisco di dire che niuno vi ha sparso tanto lume quanto il nostro anonimo. Almeno tra’ nostri scrittori nazionali egli è il solo che fin qui abbia toccato il segno, trattando non solamente la storia di questo argomento, ma, ciocché piú importa, la pratica, e la pratica tutto adattata alle nostre particolari monete. Con la chiarezza di queste sue utilissime instruzioni, corroborate anche qualche volta da’ calcoli dell’aritmetica politica, e, quel che è piu, dalla esperienza, ha renduto egli facile ciocché finora è stato difficilissimo, cioè di regolare tra noi la circolazione delle specie sí nostrali che forestiere, l’aumento e diminuzione delle medesime, il maggiore e minor interesse, e tutto il di piú che riguarda l’utile corso delle monete e l’esercizio moderato della nostra zecca.

L’opera, insomma, è piena di saldi principi e di sensatissime massime nel suo ordine. E, quantunque la materia delle monete sia secca e spinosa, in maniera che passa per la metafisica della politica; pure il nostro autore ha saputo cosí variarla ed arricchirla anche di opportune digressioni e di esempli, senza uscir mai dal suo proposito, che le ha tolta l’aria di ributtante e l’ha renduta fruttifera insieme e piacevole. E, quando non fosse ornata di tanti utili fregi, servirá almeno come un saggio e come un’apertura e stimolo ad altri nobili ingegni, de’ quali abbonda la nazione, da esercitare i loro talenti in questo argomento di somma importanza per lo Stato.

Certamente che in questo genere non si è pubblicato finora in Napoli un trattato sí compiuto. Fará egli per conseguenza onore alla patria e dará luogo agli stranieri d’invidiare il nuovo grado di dignitá, a cui è sorto tra noi l’imperio delle lettere sotto un augusto Mecenate, che impiega le sue gloriose cure in dar vigore alle scienze e alle belle arti.

Crederei dunque che Vostra Maestá, non altrimenti comandando, potesse servirsi di permetterne la impressione e di onorarla anche di portare l’augusto suo nome nel frontispizio, quando non isdegnasse di riceversene la dedicatoria dallo stampatore, poiché l’autore per sua modestia si tiene tuttavia nascosto.

E, come la raritá e squisitezza dell’opera invoglierá gli altri stampatori, avidi del guadagno, a farne una nuova edizione, perciò, per preservare il degno autore dal danno che verrebbe a patirne, potrebbe la clemenza di Vostra Maestá concedere allo stampatore la grazia della privativa di dieci anni, fissando bensí il prezzo di ciascun esemplare a carlini dieci.

Il Signore, ecc.

Napoli, il dí 16 agosto 1751.

Nicola Fraggianni.


Il re si uniformò alla soprascritta consulta con dispaccio de’ 28 agosto, diretto alla real Camera di Santa Chiara.