Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro III/CAPO XV

XV. Come dobbiamo reggerci, e che dire in ogni cosa desiderabile.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
XV. Come dobbiamo reggerci, e che dire in ogni cosa desiderabile.
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CAPO XV.


Come dobbiamo reggerci, e che dire in ogni cosa desiderabile.


1. Figliuolo, in ogni cosa dimmi così: Signore, se questo è tuo piacere, così si faccia. Signore, se ciò è tuo onore, sia fatto in tuo nome. Signore, se tu vedi ciò essermi a bene, e vedi che fa per me, e tu dammi di usarne a tuo onore: ma se tu sai dovermi esser nocivo, o niente giovevole alla salute dell’anima mia, togli via da me cotal desiderio. Imperciocchè non ogni desiderio vien dallo Spirito Santo, comechè altrui sembri buono, e diritto. Egli è difficile a giudicare con verità, se buono spirito, o rio ti spinga a bramar questo, o quello; e anche se tu sii mosso dall’amor di te stesso. Molti si trovarono nel fine ingannati, che nel principio pareano portati da buon movimento

2. Egli è dunque da desiderare, e da domandar sempre con timore di Dio, e con umiltà di cuore, checchè [p. 153 modifica]di desiderabile ti s’appresenta: e sopra tutto con piena rinunzia di sè si dee rimettere al mio piacere ogni cosa, dicendo: Signore, tu sai bene quello che è il meglio: facciasi questo, o quello, siccome è la tua volontà. Dammi quello che vuoi, e quanto tu vuoi, e quando tu vuoi. Adopera meco come tu sai, e come è più tuo piacere, e tuo onore. Pommi dove tu vuoi, e fa di me liberamente ogni tua volontà. Io sono in tua mano: mi volta pure mi rivolta e mi gira. Eccomiti tuo servo apparecchiato a ogni cosa: poichè io non desidero già di viver a me, anzi a te: ed oh fosse pur degnamente, e perfettamente!


PREGHIERA

Per adempiere il beneplacito di Dio.


3. Concedimi, Gesù benignissimo, la tua grazia, la quale sia meco, meco travagli e m’accompagni sino alla fine. Dammi ch’io sempre quello desideri ed ami, che t’è più accetto, ed hai più caro e ti piace. Il tuo volere sia il mio; e questo al tuo [p. 154 modifica]venga dietro mai sempre, e gli si accordi perfettamente. Abbia io teco un volere ed un disvolere; nè altro possa volere, nè disvolere, fuor solamente quello, che tu vuoi, o disvuoi.

4. Dammi ch’io muoja a tutte le cose del mondo, e ch’io ami d’essere disprezzato per te, e vivere sconosciuto nel secolo. Dammi ch’io sopra tutte le cose desiderate in te mi riposi, e in te dia pace al mio cuore. Tu sei vera pace del cuore, tu unica requie: fuori di te tutto è duro, ed inquieto. In questa medesima pace, cioè in te sommo bene ed eterno, io prenderò sonno e riposo. Così sia.