Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro I/CAPO XIV
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Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
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CAPO XIV.
Del vietare i giudizi temerari.
1. Ripiega lo sguardo a te stesso, e guardati dal giudicare de’ fatti altrui. Nel giudicare gli altri l’uomo si travaglia senza alcun pro, erra assai volte, e facilmente pecca: ma nel giudicare ed esaminar se medesimo sempre fruttuosamente s’adopera. Secondochè alcuna cosa ci è a cuore, così frequentemente ne giudichiamo: imperciocchè agevolmente smarriamo il retto giudizio per privata affezione. Se Iddio fosse ad ogni ora semplice fine del nostro desiderare, noi non saremmo sì di leggieri turbati, per contraddire che altri facesse al nostro sentimento.
2. Ma spesse volte si cela alcuna cosa dentro di noi, e alcun’altra vi s’accompagna di fuori, la qual dietro a sè noi parimente strascina. Parecchi cercano occultamente la loro soddisfazione in ciò che fanno, nè ben sen’avveggono. Mostrano anche di vivere in bella pace, quando le cose avvengano secondo il loro avviso e parere; che se altrimenti intervengono dal lor desiderio, tosto se ne turbano, e immalinconiscono. Per le diversità delle opinioni, e de’ sentimenti nascono assai di frequente dissensioni tra gli amici, e i cittadini, tra le persone religiose, e divote.
3. L’invecchiata usanza si abbandona difficilmente, nè fuor da ciò che l’uom pensa, si lascia volentieri condurre. Se alla tua ragione, o industria ti appoggi più, che alla virtù soggettatrice di Gesù Cristo, raro e tardi tu ne diverrai uomo illuminato; perciocchè Dio ci vuole a sè perfettamente soggetti, e che per infocato amore ci leviamo sopra ogni discorso.