Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro I/CAPO XIII
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Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
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CAPO XIII.
Del resistere alle tentazioni.
1. Infinattantochè noi viviamo in questo mondo, non ci possiamo essere senza tribolazione, e tentazione. Onde è scritto in Giobbe; Tentazione è la vita dell’uomo sopra la terra. Per questo dovrebbe ciascuno esser sollecito sopra le sue tentazioni, e vegliare in preghiere, acciocchè il diavolo non trovi opportunità d’ingannarci; egli che mai non dorme, ma va cercando attorno come alcuno se ne divori. Nessuno è perfetto e santo così, che alcuna volta non sia combattuto da tentazioni; e non possiam esserne del tutto senza.
2. Sono tuttavia spesse volte le tentazioni assai profittevoli all’uomo, comechè gravi sieno e moleste; perchè in quelle è egli umiliato, ripurgato, ed ammaestrato. Tutti i Santi passarono per mezzo a molte tribolazioni, e tentazioni, e ne migliorarono; ma quegli che non seppero sostenerle, si son fatti reprobi, ed apostatarono. Non v’è ordine così santo, nè tanto appartato luogo, che non vi si trovino tentazioni, nè avversità.
3. Non è l’uomo, finchè egli vive, affatto sicuro da tentazioni: perocchè in noi è quello, onde siamo tentati, da che fummo ingenerati di concupiscenza. Come una tentazione, o tribolazione dato abbia luogo, così tosto un’altra ne sopravviene; e sempre abbiamo che sofferire, avendo noi perduto il bene della nostra felicità. Molti procacciano di fuggire le tentazioni, e vi inciampano con più pericolo. Per lo solo fuggire noi non possiamo riportare vittoria; ma per la pazienza, e vera umiltà acquistiamo più forza sopra tutti i nemici.
4. Qualunque si guarda soltanto dal mal di fuori, nè sbarbica la radice, farà picciol profitto; anzi più presto si sentirà tornare le tentazioni, e peggiori. A poco a poco, e per sofferenza e longanimità tu potrai meglio col favor di Dio superarle, che non faresti con importuna durezza. Nella tentazione prendi frequentemente consiglio, ed a colui ch’è tentato non esser aspro; ma dagli quella consolazione, che tu ameresti per te medesimo.
5. Principio di tutte le cattive tentazioni è l’incostanza dell’animo, e il poco fidarsi in Dio. Imperciocchè siccome una nave senza timone, di qua e di là è sbattuta da’ flutti; così l’uomo rimesso, e che il suo proponimento abbandona, in vario modo è tentato. Il fuoco fa prova del ferro, e la tentazione dell’uomo giusto. Molte volte noi non sappiamo quel che possiamo, nè quello che siamo; ma la tentazione ce ne fa accorti. È da vegliar nonpertanto, nel principio massimamente della tentazione; poichè allora più agevolmente è vinto il nemico, se a niun patto gli sia permesso d’entrare per la porta dell’anima; ma fuor dalla soglia, tosto che egli abbia battuto, gli siamo incontro. Onde un certo ebbe a dire:
A’ principj t’oppon; se tu ritardi,
Prende il mal forza, ed il rimedio è tardi.
Imperciocchè da prima s’appresenta alla mente la semplice idea; di poi una gagliarda immaginazione; quindi la dilettazione, ed il movimento cattivo, e appresso il consentimento. E così passo passo entra affatto il maligno avversario, se da principio non gli sia fatta forza. E quanto altri più a resistergli sia stato pigro, tanto egli in sè diventa ogni giorno più debole, e il nemico sopra di lui più potente.
6. Alcuni al principio della lor conversione sostengono tentazioni più gravi, e altri nel fine. Alcuni poi quasi tutta la loro vita ne son travagliati. Alcuni altri anzi leggermente che nonFonte/commento: 1815b sono tentati, secondo la sapienza, e la discrezione della divina provvidenza, la quale bilancia gli stati, e i meriti degli uomini, e tutte le cose preordina alla salute de’ suoi eletti.
7. Per la qual cosa noi non dobbiamo perdere la speranza, quando siamo tentati, anzi vie più fervorosamente pregare Iddio, perchè egli degni donarci ajuto in ogni nostra tribolazione; il quale in vero, secondo il detto di Paolo, ci darà colla tentazione tale soccorso da poter sostenerla. Abbassiamo dunque le anime nostre sotto la mano di Dio in ogni tentazione, e tribolazione; perciocchè egli salverà gli umili di spirito, e li metterà in alto.
8. Nelle tentazioni e tribolazioni si prova l’uomo, quanto ha profittato, ne trae maggior merito, e meglio si pare la sua virtù. Nè è gran cosa che l’uomo sia divoto e servente, quando non sente gravezza; ma se egli con pazienza si regge nel tempo dell’avversità, prenda speranza di gran profitto. Alcuni si difendono dalle gravi tentazioni, e nelle picciole d’ogni giorno spesse volte son vinti: acciocchè umiliati non si fidino mai di se medesimi nelle grandi, che nelle sì picciole vengono meno.