Della congiura di Catilina/XXXIX
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Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
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Ma dacchè Pompeo nell’Asia contro Mitridate inviavasi, alla potenza della plebe prevalsero i nobili. Impadronivansi questi delle magistrature, delle provincie, e d’ogni altro onore: securi quindi vivevansi, felici ed impavidi; spaventando essi colle condanne i Tribuni in tal guisa, che più non si ardivano sollevare contro ai patrizi la plebe. Ma, tostochè risorgea la speranza d’innovare, rinacque più fiera l’antica gara. E se nella prima battaglia Catilina fosse rimasto vincitore, o non vinto, una qualche massima strage e calamità avrebbe certamente afflitto la Repubblica: perchè ai vincitori affievoliti e spossati sarebbe stato da fresche forze ritolto con la vittoria l’impero e la libertà. Molti dei non congiurati a bella prima si aggiunsero a Catilina; tra questi Aulo Fulvio, figlio di Senatore, che fatto dal padre arrestar per la strada, venne per suo ordine ucciso. Lentulo frattanto, come ordinato aveagli Catilina, o in persona, o per emissarj, sollecitava in Roma quanti per dissolutezza e miseria atti a novità reputava: nè ai soli cittadini appigliavasi, ma ad uomini d’ogni qualunque specie, purchè utili fossero.