Della congiura di Catilina/XXII
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Gaio Sallustio Crispo - Della congiura di Catilina (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
XXII
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Dissero alcuni, che Catilina dopo l’arringa li costringesse a giurare con orribili imprecazioni, delibando, come suol farsi nei riti sacri, una tazza; ma piena di umano sangue misto con vino: e che dopo svelasse loro il suo inganno; per ragione adducendone ch’essi, consapevoli l’un l’altro di una sì orrenda empietà, tanto più fidi fra lor rimarrebbero. Molti, e queste ed altre cose stimarono inventate da coloro, che con l’accrescere l’atrocità del delitto dei giustiziati, credevano scemare l’odio in cui era incorso Cicerone dacchè condannati gli ebbe. Io tali cose, benchè importanti, non le potei chiarir mai.