Della congiura di Catilina/XXI
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Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
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Udito che l’ebber coloro, cui, d’ogni sciagura forniti, nè bene rimanea nè onesta speranza; benchè ad essi l’intorbidar l’altrui pace guadagno sommo paresse; molti pure vollero chiarire a quai patti s’avrebbe a far guerra, quai ne sarebbero i premj, donde le speranze e gli ajuti. Catilina allora promettea: di annullare ogni debito; di proscrivere i ricchi; ed inoltre, magistrature, sacerdozj, rapine, e quant’altre cose la guerra e l’insolenza dei vincitori dietro si trae. Aggiungeva; essere a parte dell’impresa, Pisone in Ispagna, Sizio Nucerino nella Mauritania, ambi coi loro eserciti; Cajo Antonio necessitosissimo uomo ed intimo suo, chiedere il Consolato, e sperarselo egli collega: ove il fosse, sarebbero essi i primi all’oprare. Scagliando inoltre invettive assai contro i buoni, ad uno ad uno i suoi encomiava: a questo la propria povertà esponeva; a quello la di lui cupidigia; i pericoli e l’ignominia ad alcuni; le vittorie di Silla e il bottino a molti altri. Vedendoli poi tutti animosi, esortatili ad avere queste sue parole a petto, l’adunanza disciolse.